Colonia Dignidad: Una setta tedesca in Cile – recensione della serie Netflix

Grazie a un accurato lavoro di ricerca Colonia Dignidad: Una setta tedesca in Cile ripercorre una terribile storia vera.

Composta da sei capitoli, la serie documentario tedesca Colonia Dignidad: una sette tedesca in Cile ricostruisce, a partire dalla testimonianza dei sopravvissuti, l’agghiacciante storia della comunità tedesca vissuta in Cile a Villa Baviera dal 1961. Il leader del gruppo Paul Schäfer compì nel corso di trent’anni abusi e violenze sui membri più giovani della Colonia, fino al 1973, quando Augusto Pinochet prese il potere, da quel momento Paul Schäfer iniziò a insegnare come torturare per il regime. Ancora oggi non si è a conoscenza di quante persone scomparvero dietro i cancelli di Villa Baviera.

La ricostruzione storica

Il documentario prodotto da Gunnar Dedio, Regina Buochehri e Daniela Bunster segue le orme delle produzioni audiovisive già esistenti quali la serie TV Dignidad di Florian Gallenberger, il film Colonia e il documentario Cantos de represión. Diretta e scritta da Annette Baumeister e Wilfried Huismann, Colonia Dignidad  unisce riprese, registrazioni e filmati di propaganda, voluti dallo stesso Schäfer, a interviste ed elementi d’archivio come le registrazioni dei notiziari. Come in Cantos de represión Baumeister e Huismann lasciano che a raccontare la storia siano coloro che hanno vissuto accanto a Schäfer soffrendo per sua mano abusi sessuali sin da bambini, tra questi vi è Salo Luna, narratore principale della serie TV.

All’interno della Colonia i bambini venivano allontanati dai genitori crescendo nel settore Ñuble. Nel 1997 Salo Luna e Tobias Müller riuscirono a scappare e, a differenza di quanto successo in passato, le autorità (non più guidate da Pinochet) credettero ai ragazzi. Schäfer e molti sui sostenitori scapparono dal Cile mentre gli orrori compiuti all’interno di Villa Baviera iniziarono ad essere rivelati a tutto il mondo.
Baumeister e Huismann hanno compiuto numerose ricerche al fine di scrivere la sceneggiatura, hanno restaurato e digitalizzato il materiale d’archivio e infine hanno realizzato le interviste a coloni, vittime, poliziotti, parenti dei desaparecidos, avvocati, agenti dei servizi segreti e coloro che abitavano vicino alla Colonia. Un lavoro immenso e ineccepibile anche grazie alla decisione di realizzare una colonna sonora e una fotografia che non aggiunge patetismo agli eventi, ma invece mostra i sopravvissuti con empatia, comprensione e rispetto. Cologna Dignidad è un’opera documentaristica dove coloro che hanno vissuto l’incubo possono finalmente raccontarlo.

Chi era Paul Schäfer? La storia vera dietro Colonia Dignidad

Nato a Bonn nel 1921 durante la Seconda Guerra Mondiale si unì alla gioventù hitleriana dove divenne medico per la Wehrmacht raggiungendo il grado di caporale. Alla fine della guerra inizio a farsi un nome come evangelizzatore e consigliere per i giovani, ruoli che gli hanno permesso di stare a contatto con numerosi bambini e di essere assunto come membro della casa giovanile nella città di Heide. Sul finire degli anni Cinquanta all’interno di queste comunità iniziarono a diffondersi voci sul comportamento inappropriato che Schäfer aveva con i bambini a lui affidati. Egli scelse così di allontanarsi dalla Germania viaggiando prima in Italia e poi in varie città del Medio Oriente, prima del suo ritorno a Heidi venne informato di un ordine di arresto nei suoi confronti. Schäfer inizio così a pensare a un luogo in cui radunare i suoi seguaci e non essere più colpito da tali procedimenti. Grazie alla paura causata della costruzione del muro di Berlino e di una possibile nuova guerra, Schäfer convinse numerosi cittadini tedeschi a seguirlo in Cile nel 1961, dove grazie ai suoi rapporti con l’ambasciatore cileno in Germania riuscì a ricevere 3000 ettari di una fattoria, è qui che venne eretta negli anni la Colonia Dignidad.

La terribile storia di Colonia Dignidad

Arrivato a contare quindicimila ettari a 340 chilometri di distanza da Santiago, Colonia Dignidad rappresentò il paradiso per i 230 immigrati tedeschi che seguirono Paul Schäfer, ma dietro la facciata di gruppo missionario che forniva cure mediche e costruiva ospedali per i bambini cileni veniva in realtà eretta una prigione. Le famiglie venivano separate e i bambini non potevano vedere i genitori o venivano puniti violentemente. Allo stesso modo uomini e donne venivano divisi e le ragazze venivano ripudiate completamente dalla comunità, vessate e torturate poiché peccatrici. Era proibito avere rapporti sessuali, usare la televisione, la radio, il telefono e leggere i giornali. L’unica attività consentita, per gli adulti come per i bambini, era lavorare alla costruzione degli edifici per quindici ore al giorno. Tutto era predisposto al fine di mantenere il potere. Schäfer doveva sempre sapere cosa succedeva all’interno della Colonia, controllare le informazioni che venivano trasmesse ed evitare che i coloni venissero a conoscenza delle violenze sessuali che agiva sui bambini e adolescenti.

Più passava il tempo, più la colonia si allarga e più il potere di Schäfer viene mantenuto con torture e molestie verso chi trasgrediva le sue leggi. Chi riusciva a scappare veniva ricondotto alla Colonia dalle stesse autorità. Schäfer nutriva l’appoggio di politici e magistrati, amicizie influenti che lo avvicinarono sino a Pinochet dopo il colpo di stato. Dopo l’istituzione della polizia segreta, la Dina, la comunità divenne un campo di concentramento in cui i dissidenti politici sparivano. Nel contempo Schäfer iniziò a gestire un traffico internazionale di armi con Gerhard Mertins, nazista scappato dalla Germania alla fine della guerra e collaboratore clandestino degli Stati Uniti.

Dopo il referendum del 1988 che pone fine alla dittatura militare, iniziano a essere comunicati provvedimenti legali contro la Colonia, ma tutto tace. Fino al 1996 le attività della Colonia continuano indisturbate. Sarà solo nel 1997, dopo l’intervista di Carola Fuentes a Salo LunaTobias Müller, che venne aperta un’inchiesta. Schäfer scappa in Argentina, ci vorranno otto anni prima dell’estradizione in Cile e la condanna a trentatré anni di carcere per abuso su minore e torture.

Dopo sessant’anni non si è ancora fatta giustizia

Paul Schäfer è morto in carcere nell’aprile del 2010 a ottantotto anni, ma i responsabili delle torture non sono stati arrestati e processati per i loro crimini nella colonia. L’ultimo arresto risale a settembre di quest’anno quando Reinhard Doring Falkenberg è stato rintracciato dall’Interpol mentre si trovava in vacanza in Italia a Forte dei Marmi. Falkenberg era uno dei leader di Colonia Dignidad ed era uno dei dieci cileni più pericolosi ricercati dall’Interpol dopo la fuga dal Cile nel 2005. Fu Kurt Schnellenkamp, il direttore finanziario della Colonia, ad essere arrestato. Attualmente sta scontando la sua pena in carcere, dove si è pentito degli atti compiuti decidendo di raccontare la sua storia ai registi Baumeister e  Huismann.

Oggi la Colonia è divenuta un centro turistico che produce vino, strudel, pane, frutta e verdura. Tutta la struttura ha mantenuto inalterato lo stile bavarese, il quale contraddistingue l’albergo, il parco, le giostre e il maneggio. Il centro è gestito dai figli dei coloni che hanno deciso di restare all’interno dell’ex colonia, tra questi vi è la stessa figlia di Schnellenkamp.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.8

Tags: Netflix