Castlevania: la recensione della serie animata targata Netflix

Su Netflix arriva Castlevania, serie di quattro episodi scritti da Warren Ellis e basati sul videogioco del 1986 ideato dalla Konami.

Era il 1986 quando la Konami produsse un videogioco destinato al successo planetario: Castlevania. Il game ebbe talmente tanto successo da meritarsi una saga di oltre venti episodi tutti dedicati alla famiglia Belmont e al loro nemico Dracula.

Un’ascesa che sembra non trovare pace, tanto da portare l’ormai nota piattaforma online Netflix a produrre un anime (che poi di anime ha solo lo stile trattandosi di una produzione americana) dedicata proprio a Castlevania.

Valacchia, 1455 la giovane Lisa vuole diventare un medico e curare la sua gente, decide quindi di chiedere a Vlad Dracula Tepes la possibilità di studiare il sapere racchiuso nel suo castello. Affascinato dalla determinazione della donna, Dracula accetta di buon grado la sua presenza tanto che tra i due nascerà l’amore.

Ma paura e superstizione hanno la meglio sulla scienza e vent’anni dopo Lisa viene bruciata sul rogo come strega. Saputo l’accaduto Dracula lancia un ultimatum agli abitanti della Valacchia: concede loro un anno per redimersi, in caso contrario sguinzaglierà le sue orde su tutto il paese. I dodici mesi scorrono in fretta e gli abitanti di Targoviste sembrano non interessati alla maledizione del vampiro, il demone – come promesso – scatena un esercito di mostri che distruggerà la città e tutta la Valacchia. Ad opporsi a lui e alla legione infernale un solo uomo: Trevor Belmont, ultimo discendete di una famiglia cacciatrice di demoni.

Castlevania: una sceneggiatura confusa per una serie tv poco entusiasmante

Scritto da Warren Ellis, Castlevania è uno show quasi esclusivamente destinato a chi ha amato il videogioco prodotto da Konami, tutti quelli che non hanno mai preso un controller in mano si ritroveranno a dover fare i conti con un inizio lento e poco entusiasmante in cui le spiegazioni vengono ridotte all’osso e semplificate per far posto a un’animazione sicuramente d’effetto ma che non riesce a coprire i difetti di questa prima stagione.

Una stagione che vede solo quattro episodi, scelta dettata quasi sicuramente dalla necessità di conferme da parte di Netflix, conferme che dopo aver visto il primo ciclo di episodi non siamo certi di voler avere. Indubbiamente la storia è costruita bene e ha un certo appeal, grazie anche alla presenza di nomi come Richard Armitage e Graham McTavish che danno la voce rispettivamente a Trevor Belmont e Dracula (plus che sfortunatamente si perde nel doppiaggio italiano).

Dracula perde il fascino che lo contraddistingue nel passaggio dall’anime alla serie tv Castlevania

Purtroppo è la stessa costruzione dei personaggi a destare più di qualche perplessità: Trevor Belmont è di per se poco affascinante, forzatamente rude e, proprio nella sua caratterizzazione, incapace di avere il ruolo di protagonista che dovrebbe spettargli; Dracula dal canto suo risente del suo spirito drammatico e romantico che in Castlevania viene accentuato tanto da perdere completamente il fascino che normalmente aleggia intorno alla figura creata da Bram Stoker.

Siamo quindi di fronte a un prodotto non coinvolgente ma che comunque piacerà agli appassionati del genere ed ai gamer più incalliti, gli altri invece apprezzeranno la tecnica e lo stile ma si ritroveranno a dover fare i conti con una storia mal gestita ed eccessivamente confusa. Vista l’attesa creatasi intorno a Castlevania ci si aspettava un prodotto più particolare e originale, dopotutto stiamo parlando di un marchio iconico che ha fatto la storia del game.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7

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