Based on a True Story: recensione della serie su Rai Play

Based on a True Story lascia lo spettatore curioso e impaziente per la seconda stagione.

“La grande forma d’arte americana non è la musica, il cinema o la televisione”, afferma la voce del podcast in Based on a True Story, serie tv composta da 8 episodi – che arriva su Raiplay il 29 marzo 2024 -, ideata da Craig Rosenberg con Kaley Cuoco che interpreta Ava Bartlett e Chris Messina che interpreta Nathan Bartlett. “La grande forma d’arte americana è l’omicidio. Lo guardiamo, lo celebriamo, ne siamo ossessionati”. Pensateci bene, fermatevi un attimo, non siete anche voi ossessionati dal true crime? La risposta è sì, siete proprio come Ava che vede, segue podcast, documentari che raccontano dettagli raccapriccianti di assassini e vittime, si immagina killer e sangue, sa tutto. Mentre porta avanti la sua gravidanza con al fianco suo marito Nathan, proprio accanto a casa loro avvengono dei crimini terribili che accendono le loro fantasie.

Based on a True Story: un racconto che ha tante sfumature e che fa divertire

Nel Saturday Night Live del 2021 fanno la parodia del tipico superfan del genere true crime e lo immaginano così: donna, spesso di periferia, che condivide coraggiosamente le proprie teorie sui gruppi Facebook e incredibilmente Ava è molto vicina a questo identikit. Lei è incinta, piuttosto annoiata, se la cava nel proprio lavoro (settore immobiliare), pensa ad occhi aperti di tradire il marito con gli ipotetici acquirenti. Una delle sue vere e proprie ossessioni è il crimine, soprattutto perché un serial killer noto come lo Squartatore del Westside continua a devastare il suo quartiere. Based on a True Story è una commedia thriller che bilancia satira, sitcom e suspense, si costruisce tutto intorno alla figura di Kaley Cuoco che dopo aver fatto il salto con The Flight Attendant di HBO Max, ottenendo il plauso della critica, è riuscita a liberarsi dalla gabbia costruitale dalla serie The Big Bang Theory

Dall’altra parte c’è Nathan, suo marito, ex campione di tennis che a causa di un infortunio ha dovuto mettere da parte i sogni di celebrità e iniziare ad insegnare tennis ai bambini in un club locale, lui non ha la stessa ossessione di Ava per i delitti e i serial killer ma anche lui è insoddisfatto. Quando credono di aver scoperto l’identità dello Squartatore del Westside, scelgono insolitamente di non seguire la strada sicura, chiamando il 911, pensano bene di ricattarlo per farlo smettere di uccidere e collaborare assieme a lui realizzando un podcast in cui è il serial killer a parlare.

Based on a True Story:

Nella vita dei placidi Ava e Nathan entra improvvisamente Matt, un bell’idraulico che inizia a lavorare in casa dei due, la questione è che la coppia non può pagare i lavori a causa dei problemi economici, basta poco per trovare un escamotage, Nathan darà lezioni di tennis a Matt, così verrà ripagato. Ava inizia ad avere dei dubbi sull’uomo, troppe morti proprio vicino a casa loro, segni di graffi e ferite su Matt; sarà lui lo Squartatore del Westside? Subito il mistero-non mistero si scopre, il centro infatti non è investigare sull’identità dell’uomo ma il rapporto che si instaura tra i tre personaggi.

“Siamo brave persone. Abbiamo giocato rispettando le regole. E guarda dove ci ha portato”, questo dice Nathan e incredibilmente Matt è d’accordo con lui. Così Nathan, Ava e Matt dialogano, parlano, una cosa è certa Matt è un partner inaffidabile sotto vari punti di vista. Per marito e moglie il primo scoglio è scoprire se Matt sia davvero un killer o sia solo la fantasia di Ava per essersi “cibata” di troppo true crime. Quando il dubbio è sciolto, la coppia californiana deve decidere cosa fare visto che tra le mani ha un’ipotetica miniera d’oro, un serial killer di tendenza. Faust sanciva un patto con Mefistofele, Ava e Nathan con Matt, creare un podcast migliorerà la vita di entrambe le fazioni. L’uno potrà vantarsi del suo “lavoro” e gli altri due potranno cambiare la loro esistenza spingendo l’acceleratore sull’ossessione del nuovo millennio, il crime, ottenendo una storia, vera appunto, da chi quella storia la crea.

Nathan: “Vita in prigione o fare un podcast?” 

Il patto è stipulato. Ma chi è la vittima e chi il carnefice? Non è altrettanto deprecabile, mettere un microfono in mano ad un pluriassassino per scopi economici. Uno dei punti centrali infatti è anche la questione relativa allo status, Ava e Nathan hanno amici ricchissimi che si possono permettere qualunque cosa mentre loro faticano, dall’altra parte Matt sembra voler in qualche modo punire tutti le riccone che credono di essere divinità in terra.

Lo spettatore gode di questa narrazione che usa un ritmo simile a molte altre serie di questo genere in cui persone comuni si dilettano nelle arti criminali e si mettono nei guai. Si è portati all’interno di questa storia fatta di un uomo e una donna in crisi che, per trovare il loro posto nel mondo, provano a intraprendere una nuova strada, un po’ assurda e naïf.

Based on a Trues Story mette alla berlina chi siamo diventati,  una società in cui gli omicidi – reali, non solo immaginari – sono ossessioni che creano dipendenza, individui che farebbero di tutto per il danaro – e per sopravvivere -; è interessante che la coppia al centro, gli aspiranti criminologi, Ava e Nathan, si butti nella mischia ma sono investigatori dilettanti che trascorrono gli otto episodi a mettere insieme i pezzi.

Based on a True Story: una storia crime e una parodia di essa, la storia di un matrimonio e di una crisi

Based on a True Story è una storia crime e una parodia di essa, è una storia di un matrimonio, quello di Ava e Nathan che sta subendo uno scossone, da una parte la nascita del primo figlio, dall’altra la crisi personale (il sentirsi poco valorizzati lavorativamente parlando) e il suo superamento che trova – o troverebbe – in questa macabra avventura una sorta di risoluzione (un riavvicinamento dei due).

La parodia del crimine è centrale e mette “in ridicolo” ciò che ridicolo non dovrebbe essere, al “CrimeCon”, una convention in cui chi si occupa del crimine sono delle superstar e vendono i loro prodotti mentre raccontano il loro lavoro che riguarda esclusivamente/ovviamente le vittime.  Matt, frequentando in incognito la convention e non presentandosi per quello che è, un killer, si definisce un creatore di contenuti (ovvero i crimini). Altro punto a supporto di ciò è l’uso di Matt, poco presente sulla scena, nonostante il ruolo centrale nella serie, lui è una sorta di contraltare: è un mostro a sangue freddo che vuole solo lanciare freccette con il suo nuovo amico Nathan, mentre i due coniugi che dovrebbero essere i buoni sono solo bravi a sostenere il killer rimpinguando il salvadanaio.

Nonostante registrino un podcast che vuole spiegare i motivi, noi lo ascoltiamo a malapena, Matt non spiega mai cosa lo spinga ad uccidere, ha un figlio piccolo che lo vede solo sporadicamente e la cui madre non entra mai in scena, insomma lui per noi è un vero e proprio mistero. Con i suoi impulsivi atti di violenza che coinvolgono ulteriormente Nathan e Ava nei suoi crimini, Matt si comporta più come un narratore che come una persona.

Based on a True Story: valutazione e conclusione

Based on a True Story porta sullo schermo il grande cliché delle storie sui serial killer, il vicino apparentemente innocuo con gli scheletri nell’armadio, è l’opposto, una premessa oscura e apparentemente audace che nasconde una “lieve” commedia domestica. Uno dei punti forti è il modo in cui lascia il pubblico alla fine della prima stagione. Per quanto imperfetto – alcune trovate tornano talmente tante volte da risultare stancanti -, lascia lo spettatore curioso e impaziente per la seconda stagione.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.9

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