Bad Thoughts: recensione della serie TV Netflix
Il comico statunitense Tom Segura sbarca su Netflix con una miniserie comica sopra le righe.
La miniserie Bad Thoughts, creata dal comico Tom Segura e approdata su Netflix dal 13 maggio 2025, vede lo stesso Segura come volto protagonista, affiancato da Daniella Pineda, Robert Iler, Christina Pazsitsky e Bobby Lee. Composta da 6 episodi dai 15 ai 20 minuti di durata ciascuno, è una visione estremamente rapida ma altrimenti non altrettanto digeribile.
Tom Segura, che ha all’attivo ben quattro speciali sulla famosa piattaforma streaming, è diventato famoso grazie alla popolarità che i video dei suoi spettacoli di stand up hanno ottenuto sui social. Il suo tipo di comicità è estremamente discorsivo e tinteggiato di dark humor e viene spesso paragonato a Louis CK. Decisamente diverso dallo stile utilizzato nella serie, che ricorda molto di più le derive demenziali di certi film parodici molto in voga nei primi anni duemila, come Scary Movie o il più becero Epic Movie.
Provocazione o puerilità? Bad Thoughts non centra appieno l’obiettivo

La miniserie è strutturata come una compilation di sketch comici, alcuni dei quali vagamente interlacciati tra di loro, che hanno tutti (o quasi) come protagonista Segura. Ogni sketch è una parodia di un genere cinematografico: si spazia dal prendere in giro i film di spionaggio, ai film d’autore in bianco e nero, fino ai film surrealistici alla Charlie Kaufman. Ogni episodio inoltre è incapsulato da una cornice che introduce un tema, ma anche questa è una parodia di un certo modo di fare televisione a episodi. In sostanza, non si salva nessuno: neanche lo spettatore, che scopre in fretta che la punchline di ogni sketch è sempre scatologica o sessuale; anzi, molto spesso, omosessuale. Le gag sono sempre sopra le righe e puntano sullo shock e il disgusto: falli giganti che vengono presi ad accettate, feci che colano sulle gambe, brufoli che scoppiano come se raggiungessero l’orgasmo. Quasi sulla scia di The Substance, sembra che il nuovo avamposto dell’ironia sia rivoltare lo spettatore con fluidi corporei e situazioni erotiche estreme; ma sfortunatamente gli manca il piglio e la satira sociale che aveva il film della Fargeat.
Horror e risate

La cifra stilistica delle gag ricorda quella usata da Jordan Peele e Keegan-Micheal Key nella loro serie Key&Peele, andata in onda su Comedy Central dal 2012 al 2015. Come ha detto Jordan Peele: “The difference between horror and comedy is the music“. I loro sketch infatti erano una perfetta commistione tra orrorifico e comico: le idee e le situazioni erano talmente assurde ed estreme che sarebbero potute appartenere a un film horror, ma lo sguardo era ironico e satirico. Non a caso, Peele nel 2017 ha debuttato alla regia con Get Out, film che ha rivoluzionato il genere horror e ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura (scritta da lui), e ora è uno dei più influenti registi del genere in circolazione. La componente fondamentale di tutta l’opera di Peele, e quindi anche delle sue origini comiche con il collega Key, è l’aspetto sociale: tanti episodi della serie avevano come fulcro il razzismo in America, ma anche il sessismo e l’inequità. Componente che in Bad Thoughts manca completamente: non c’è sguardo critico, se non vagamente verso l’industria cinematografica, non c’è satira e non c’è, in ultimo, un vero scopo, se non mettere a disagio lo spettatore.
Bad Thoughts: valutazione e conclusione

Bad Thoughts vuole essere una serie provocatoria e rumorosa, che mostra tutto ciò che non si vuole vedere in nome della risata, che spesso fatica ad arrivare, se non in alcuni momenti. Sicuramente, è un prodotto che punta sull’apprezzamento di un certo tipo di pubblico e sul passaparola di tutti gli altri che lo sconsiglieranno, portando i curiosi almeno ad accendere la prima puntata. Un’operazione quindi discretamente furba di cui vedremo i risvolti. Se non altro, le parodie ai generi cinematografici sono eseguite con maestria tecnica: dalla fotografia di Nicholas Wisenet, ai costumi e le scenografie, sono riusciti ad azzeccare le atmosfere di ogni genere, andando ad acuire, volontariamente, il divario tra un prodotto visivo estremamente curato e piacevole, e situazioni narrative decisamente ai poli opposti.