Attrazione fatale: recensione della serie remake dell’omonimo film del 1987

La serie originale Paramount è un thriller piscologico che approfondisce la storia e le tematiche del film di Adrian Lyne.

Remake dell’omonimo film del 1987 diretto da Adrian Lyne, Attrazione Fatale è la nuova serie disponibile su Paramount + con protagonisti Joshua Jackson (Dawson’s Creek, The Affair) e Lizzy Caplan (Masters of Sex). Showrunner è Alexandra Cunningham che ha adattato la torbida storia interpretata nel film cult da Michael Douglas e Glenn Close ai giorni nostri da diversi punti di vista. Disponibile sulla piattaforma dal 5 maggio con una nuova puntata ogni lunedì.

Dan Gallagher (Jackson), dopo aver scontato 15 anni di prigione per l’omicidio della sua amante Alex Forrest (Caplan), torna in libertà con l’intento di riallacciare i rapporti con l’amata figlia e con l’ex moglie, e per tentare di dimostrare la sua innocenza con l’aiuto dell’amico Mike (Toby Huss). La storia si svolge su due linee temporali, il 2008 e il 2015, nei flashback assistiamo alla nascita e alle conseguenze inquietanti della relazione extraconiugale di Dan, procuratore distrettuale, con Alex, assistente alle vittime di casi penali. Prima tanta passione, poi le prime avvisaglie di un’ossessione, quella della donna nei confronti dell’uomo, che porterà a conseguenze tragiche.

Attrazione fatale – Inarrestabile ossessione

Attrazione fatale, cinematographe.it
Lizzy Caplan e Joshua Jackson

Un thriller piscologico che scandaglia la complessità della mente umana, le conseguenze di un disturbo mentale che una passione cieca può scatenare. Nelle prime due puntate tra flashback e flashforward, seguiamo il punto di vista dell’uomo, nel presente tormentato dagli errori che lo hanno portato alla rovina, e nel passato avvocato di successo, sul punto di essere nominato giudice e con una bellissima famiglia, travolto da una passione che inizia con quasi impercettibili gesti di complicità e sguardi di intesa, poi esplode senza freni e si tramuta ben presto in un incubo. Nel terzo episodio, invece, è mostrato il punto di vista di Alex, donna sensuale, bella e intelligente che all’inizio attira a sé Dan grazie alla sua spontaneità, al suo sguardo conturbante. Poi il suo desiderio si tramuta ben presto in un tormento inarrestabile, in un pensiero martellante, e la vediamo inventarsi gli escamotage più assurdi e inquietanti per stare accanto a Dan, il quale capisce presto con chi ha davvero a che fare, in pericolo e tormentato dalla paura di perdere la sua famiglia, non potrà però fermare il corso degli eventi. Il focus del quarto episodio è il punto di vista della moglie tradita Beth.

La serie amplia le tematiche del film di Adrian Lyne

Attrazione fatale, cinematographe.it
Lizzy Caplan e Joshua Jackson

Quello che nel film del 1987 era solo in parte mostrato, nella serie trova un approfondimento da più punti di vista. Soprattutto vediamo gli effetti che una storia così drammatica ha avuto sulla famiglia di Dan, la ex moglie Beth (Amanda Peet) si è rifatta una vita, e la figlia Ellen (Alyssa Jirrels), orami grande, è in terapia per affrontare il trauma subito. Lei, assistente di un professore di psicologia, è l’espediente attraverso il quale si analizzano le dinamiche sociali e psicologiche della vicenda: nelle lezioni che Ellen sbobina si parla di maschere sociali e ombre, gli archetipi teorizzati da Jung che spiegano chiaramente i due protagonisti. Dan si nasconde dietro la maschera del viceprocuratore irreprensibile, marito e padre senza difetti se non quello di lavorare troppo, che giudica le scappatelle dei colleghi, ma presto si rivela della stessa pasta; Alex invece lentamente fa emergere la parte più oscura di sé, quella più autentica ma anche più pericolosa. In Attrazione fatale quindi si ritrova quel bilanciamento nelle colpe che per molti nel film di Adrian Lyne non era presente, troppo indirizzato (sempre a detta di parte di critica e pubblico) a demonizzare la “pazza” Alex come se Dan non avesse le sue responsabilità.

Qui il disturbo mentale di Alex parla di solitudine, di una donna abbandonata a sé stessa che chiede spesso un aiuto che le viene negato a causa di un passato in cui, si intuisce dalle prime puntate, ha sviluppato un interesse morboso verso altri uomini. Quindi una riflessione anche sulle colpe della società e di un sistema sanitario che ha spesso delle falle enormi. Come quello giudiziario il quale purtroppo spesso, e non solo negli Stati Uniti, tende a colpevolizzare la vittima, come fa Dan in sua difesa durante il processo, particolare non di poco conto rivelato durante una difficile conversazione con un ex collega. Una tematica sempre attuale e scottante che la serie porta alla luce con grande efficacia grazie a un ottimo lavoro di scrittura.

Una storia avvincente che gradualmente rivela, come in ogni thriller che si rispetti, gli elementi che forse alla fine della serie porteranno allo svelamento della verità, quella che Dan vuole dimostrare, cioè di non essere l’assassino di Alex, ma di essere vittima di un errore giudiziario.

Attrazione fatale: conclusione e valutazione

Attrazione fatale, cinematographe.it
Lizzy Caplan, Joshua Jackson e Amanda Peet

Per gli appassionati del film con Michael Douglas e Glenn Close (nominata agli Oscar per il ruolo di Alex, una prova superlativa) sicuramente una serie da seguire per ritrovare le stesse atmosfere sensuali e vivere l’altissima tensione di una vicenda che coinvolge i sentimenti più profondi e pericolosi dell’animo umano, e per intercettare le diverse citazioni della pellicola del 1987, tra le quali un dolcissimo coniglietto bianco che qui (spoiler), almeno nelle prime puntate fortunatamente non fa la stessa fine del suo “predecessore”, vittima della lucida rabbia di Glenn Close.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4