The Gringo Hunters: la storia vera dietro alla serie Netflix
Basata su un'inchiesta del Washington Post, la serie The Grinog Hunters racconta le operazioni di una squadra d'élite della polizia messicana.
Dal 9 luglio scorso, è arrivata su Netflix una nuova serie poliziesca, intitolata The Gringo Hunters. Scritto da Jorge Dorantes e Scott Gold, diretto da Adrián Grünberg (Rambo: Last Blood), Alonso Álvarez (The Lincoln Lawyer, Snowfall), Jimena Montemayor (Señorita 89) e Natalia Beristáin (She Doesn’t Want to Sleep Alone) e girato interamente a Tijuana, in Messico) lo show segue le vicende di una task force speciale della polizia messicana con un compito inedito: rintracciare e arrestare criminali statunitensi fuggiti oltre confine per evitare la giustizia. A guidarla c’è Mendoza, agente esperto e disilluso, affiancato da una squadra che si muove tra inseguimenti ad alta tensione, corruzione interna e un’indagine che rischia di far crollare l’intera operazione. I protagonisti della serie sono Harold Torres (ZeroZeroZero), Mayra Hermosillo (En la piel de Lucía), Andrew Leland Rogers (Good Savage), Manuel Masalva (Narcos: Messico), Gerardo Trejoluna (Bad Actor) e Héctor Kotsifakis (Honeymoon).
La storia vera dietro The Gringo Hunters, la nuova serie poliziesca di Netflix

La serie The Gringo Hunters è ispirata alla vicende dell’Unità di Collegamento Internazionale del Messico, nota ufficialmente come International Liaison Unit of the Baja California State Police e colloquialmente conosciuta come Los gringo hunters. Istituita nel 2002, è una forza di polizia d’élite che ha il compito di localizzare e catturare i criminali stranieri (soprattutto americani) che si nascondono in Messico per eludere la giustizia nei loro paesi d’origine. Nel corso di oltre vent’anni di attività, è riuscita a deportare oltre 1600 fuggitivi (circa tredici al mese), tra i quali figurano criminali accusati omicidio, traffico di droga, abusi sessuali e riciclaggio di denaro. Tra loro anche nomi illustri presenti nella cosiddetta FBI Ten Most Wanted Fugitives, ovvero la lista dei dieci criminali più ricercati dall’F.B.I.,
Come si può ben notare nella serie, i cacciatori di gringos nel corso delle loro operazioni sono soliti lavorare in borghese e guidare veicoli non contrassegnati. Inoltre operano sulla base di informazioni fornite da agenzie governative statunitensi come l’FBI e gli U.S. Marshals o addirittura dallo stesso Dipartimento della Sicurezza Interna. Gran parte del lavoro dell’unità consiste nell’osservare le persone che si distinguono nelle comunità messicane, notando piccoli dettagli all’apparenza insignificanti, come tatuaggi, cicatrici e look diversi da quelli della comunità locale. Gli arresti, così come le espulsioni, vengono eseguiti rapidamente, in quanto i sospetti sono accusati di aver violata la legge messicana sull’immigrazione. Per tanto, non c’è alcun bisogno di un’estradizione formale, che richiede un processo giudiziario.
Fino al 2022, la task force era in gran parte sconosciuta al di fuori degli ambienti delle forze dell’ordine. La sua storia è venuta alla luce grazie ad un articolo del Washington Post scritto dal corrispondente investigativo internazionale Kevin Sieff. Quest’ultimo si è unito alla squadra mentre si preparava ad arrestare Damion Salinas, un americano di 21 anni accusato di omicidio in California. L’articolo descrive nei minimi dettagli come gli agenti hanno rintracciato il ragazzo a Ensenada, dove lavorava come barbiere, confermato la sua identità e coordinato l’intera operazione con i Marshals statunitensi. Salinas è stato arrestato sul ciglio della strada il 30 marzo del 2022 ed è stato espulso quasi in modo rapido ed efficace. Sebbene quest’ultimo casa sia stato fonte d’ispirazione per la serie, come hanno sottolineato i produttori Rafael Ley e Stacy Perskie, i casi presenti nella serie non hanno alcuna ispirazione diretta a nessun caso vissuto realmente dalla squadra.