Snowpiercer: country e rap nella colonna sonora della serie TV Netflix

La colonna sonora della serie sottolinea il legame tra il mondo delle sferraglianti ferrovie americane e quello delle chitarre che ne intonavano le promesse.

È difficile che le immagini degli scompartimenti del Fondo dello Snowpiercer non richiamino alla mente i vagoni dei treni che negli anni della Grande Depressione portavano masse di disperati alla ricerca di fortuna attraverso le lunghe reti ferroviarie statunitensi. Sovente senza biglietto, esattamente come i viaggiatori – si può parlare ancora di viaggio quando non c’è più una meta? – del vagone più infimo del surreale treno al centro della serie Netflix ispirata al film eponimo del coreano Bong Joon-ho uscito nel 2013, le vittime della crisi degli anni Trenta spesso sceglievano il treno come mezzo per sfuggire alla povertà e alla disoccupazione crescenti, dirigendosi se ne avevano la possibilità verso i più promettenti stati dell’Ovest e non solo. Già alla fine dell’Ottocento per la verità molti lavoratori stagionali riempivano i vagoni dei treni merci clandestinamente, dando vita alla cosiddetta cultura hobo, negli anni successivi non più prerogativa di orfani e disoccupati ma anche di giovani ribelli in cerca di avventure: negli anni Cinquanta la Beat Generation recupera il simbolo del treno e dei suoi tortuosi binari rendendolo definitivamente patrimonio della cultura – o meglio della controcultura e della subcultura – americana.

Snowpiercer: la colonna sonora della serie sottolinea il legame tra il mondo delle sferraglianti ferrovie americane e quello delle chitarre che ne intonavano le promesse

Tutto questo viveva anche nella musica e nella musica country, la cui nascita viene convenzionalmente fatta risale alla fine degli anni Venti del Novecento, specialmente. Sono moltissimi, infatti, i pezzi appartenenti a questo filone che contengono nei testi, e persino nei suoni, riferimenti ai treni. This Train is Bound for Glory di Woody Guthrie, (I Heard That) Lonesome Whistle di Hank Williams e All Aboard the Blue Train di Johnny Cash sono solo alcuni esempi. Il legame tra i due mondi, quello delle sferraglianti ferrovie e delle chitarre che ne intonavano le promesse, non sfugge alla serie basata su un soggetto di Bong Joon-ho e Kelly Masterson e sviluppata da Josh Friedman e Graeme Manson, disponibile su Netflix, con un episodio alla settimana, dallo scorso 26 maggio: in una delle scene principali di Snowpiercer gli spettatori vengono accolti nella cabina di pilotaggio del treno sulle note di Life’s Railway to Heaven di una delle prime regine del country, Patsy Cline.

Così recita la canzone della sfortunata cantante, mentre Melanie Cavill (interpretata da Jennifer Connelly), figura chiave del moto perpetuo dello Snowpiercer, fa il suo ingresso in felpa nel vagone più importante del treno: “Life is like a mountain railroad/ With an engineer that’s brave/ We must make the run successful/ From the cradle to the grave” (“La vita è come una ferrovia di montagna/ Con un macchinista coraggioso/ Dobbiamo rendere la corsa un successo/ Dalla culla alla tomba”). Nel caso dello Snowpiercer il macchinista, o meglio la mente dietro alle dinamiche che lo animano, è Melanie, e il viaggio intrapreso dal treno è, proprio come canta l’icona del country a stelle e strisce, il viaggio dell’umanità. In questo caso, di quella sopravvissuta al disastro ambientale che ne ha spazzato via buona parte.

Snowpiercer: il vintage domina la musica della serie, che però si apre anche al rap e all’elettronica

Se il protagonista principale di Snowpiercer è il treno, che dà il nome alla serie, subito dopo vengono il freddo e il gelo che lo avvolgono, ribaditi dalla voce che quotidianamente ricorda ai passeggeri la glaciale temperatura esterna. Nel futuro distopico della serie fuori dallo Snowpiercer infatti tutto è ghiacciato e l’essere umano non potrebbe sopravvivere. Azzeccatissima dunque Sealed with a Kiss di Bobby Vinton, che canta “Yes it’s gonna be a cold, lonely summer” (“Sì, sarà un’estate fredda e solitaria”). Il sapore vintage di Patsy Cline e Bobby Vinton lo ritroviamo anche, all’interno della colonna sonora della serie, in brani come Je fais le mort delle francesi Juniore – la prima canzone di Snowpiercer, proposta a mezz’ora dall’inizio della serie, quando al protagonista Andre Layton, ex detective dalla Squadra Omicidi, viene fatta la proposta di occuparsi dell’omicidio che si è verificato sul treno – o di One Little Kiss Will Do It di Bob Kelly, trasmessa durante l’improvvisato casinò in Prima Classe. Di tutt’altro tenore invece l’elettronica e le incursioni nel rap di pezzi come, ad esempio, Chaude chleur, Con Man, La Pussy e The Stone Throwers (Gone in a Blink), ugualmente presenti ad accompagnare il viaggio dello Snowpiercer e dei suoi passeggeri.

Tra i grossi nomi del music biz troviamo poi Frank Ocean, presente all’appello con Bad Religion, uno dei brani del suo esordio discografico, datato 2012, Channel Orange. La canzone non compare però nella sua versione originale bensì, nel settimo episodio, in quella interpretata da Miss Audrey nella Carrozza Notturna, quella dove il team dello Snowpiercer offre “epifanie, mio caro”. L’intensità del brano amplifica quella della sofferenza di Andre, ma anche la sua determinazione e la sua rabbia. Lo Snowpiercer, intanto, prosegue indifferente nel suo inarrestabile moto.

Tags: Netflix