10 cose che Sex Education ci ha insegnato (non solo sul sesso)

Cosa ci ha insegnato Sex Education? Tantissimo, davvero, e non solo sul sesso!

Crescere fa paura. Stare nel proprio corpo che muta di giorno in giorno, non riconoscersi allo specchio, terrorizza. Rendersi conto che si hanno dei desideri propri e non imposti da tutto ciò che ruota intorno, può far sentire persi. Durante l’adolescenza tutto questo accade ed esplode in mille particelle di piccolo e sfolgorante dolore, sì, lo si può dire l’adolescenza è uno dei periodi più orrorifici della vita e nessuna serie come Sex Education è in grado di dire a chiare lettere: stai tranquillo, non sei solo, ora hai paura, domani andrà meglio. La serie televisiva britannica, creata da Laurie Nunn, composta da 4 stagioni e arrivata nel 2023 alla fine del suo viaggio, è quel racconto che lenisce le ferite, accarezza, spiega (tutto o niente) con le sue storie profonde e autentiche il mondo di oggi, ciò che vive dentro l’umano e ciò che vive fuori, intorno e tra le persone. Parla di sentimenti, sesso, comunicazione, di chi si è e di chi non si è, delle angosce proprie di chi cresce (e non solo) e fa brillare tutto ciò sui corpi, sui volti, sulle mani di un cast perfetto per questa educazione sentimentale. Senza volerlo fare forse Sex Education e il giovane Otis fanno capire tante cose. Lo show che può essere visto, rivisto, recuperato su Netflix, si è distinto per avere raccontato in modo originale, progressista e accurato molte questioni che riguardano sesso e sessualità, amore e amicizia, indipendenza e consenso, elementi importanti dello stare al mondo e dell’essere con gli altri. Ha raccontato semplicemente con le parole dei più giovani ciò che a loro sta a cuore, arrivando per certi versi a fare educazione sessuale e sentimentale più di quanto dovrebbe/avrebbe dovuto fare e dovrà fare la scuola.

1. Il sesso, la sessualità e l’educazione sentimentale in Sex Education

Sex Education parla di Otis e di sua madre, di Maeve e di altri studenti della Moordale High e riesce in questo modo a fornire una rappresentazione eterogenea di etnie, orientamenti sessuali e identità di genere. Otis nella prima stagione viene presentato vergine, un po’ sfigato, ma riesce ad essere bravissimo ad aiutare gli altri, ascolta, dà voce ai suoi “pazienti”, li incoraggia a comunicare, grazie alla figura di sua madre, la sessuologa Jean, e alla sua inclinazione naturale dà il consiglio giusto al momento giusto. La serie si concentra sulla scoperta del corpo, dell’amore e della sessualità durante quegli anni così complessi, non ci sono tabù, tutto viene raccontato perché finalmente il sesso diventa qualcosa di naturale. Si tocca qualunque tema con dolcezza anche le cose che vengono ritenute, a causa di cliché e stilemi culturali, più imbarazzanti. Si parla di orgasmo femminile, masturbazione, asessualità, ansia da prestazione, fetish e malattie sessualmente trasmissibili, ma anche di aborto, dell’importanza dell’intimità emotiva e del consenso; non c’è mai la sensazione di inserire argomenti per fare una spunta nella lista, c’è sempre profondità.

Otis non giudica, fa parlare e così anche Sex Education non fa sentire giudicati, la serie diventa un importante strumento di rappresentazione positiva della sessualità: sesso sicuro, piacere – ancora oggi spesso nelle ore di educazione sessuale ci si concentra sulla procreazione e come evitarla -, rapporti eterosessuali, gay e lesbici, masturbazione guardando un porno, sesso online. Bisogna sottolineare, come dice la stessa creatrice, che il sesso è solo il mezzo per raggiungere un fine in Sex Education, si racconta anche molto altro. Attraverso la clinica sessuale Otis, Maeve e gli altri personaggi costruiscono una comunità che c’è quando uno ha bisogno. Succede questo durante il funerale della madre di Maeve ma anche quando Call, non binary, scappa perché in crisi a causa del percorso che sta vivendo – sta prendendo del testosterone – e tutti si uniscono per cercarla.

2. Comunicare: Meglio dichiarare apertamente che cosa ci piace

Otis lo ripete sempre, a tutti, bisogna parlare, comunicare, dire all’altra persona cosa piace e cosa no, solo così una coppia può ambire ad avere una rapporto sessuale (ma non solo) felice e appagante. Molti dei problemi dei compagni di scuola di Otis derivano proprio dal tenersi tutto dentro, dall’aver paura di mostrarsi completamente, fragili e nudi – metaforicamente e non -, dall’aver paura di essere giudicati dalla persona con cui stai. Dal primo all’ultimo episodio, Sex Education è l’inno del condividi, così tutto sarà più facile, sembra una banalità ma non lo è. Quanto è difficile essere sinceri per non ferire l’altro, non fingere piacere, esprimere ciò che si desidera? Molto sembrerebbe. Nella prima stagione la deliziosa Aimee finge di provare piacere, e nel momento in cui il suo nuovo ragazzo, Steve, si accorge di ciò, le dice di essere chiara, di dirgli cosa le piace e lei si accorge di non saperlo, quindi di non conoscere il proprio corpo. Il consiglio di Otis è uno solo, iniziare a masturbarsi.

Sex Education vuole dimostrare che la comunicazione vince sulla paura e la vergogna, tutto così diventa naturale. Prima di tutto quindi bisogna conoscersi, per poi conoscere il corpo dell’altro, bisogna sapere cosa piace a noi per poi chiedere all’altro. Sex Education lascia piccoli e importanti semi che germogliano e aiutano a indagare noi stessi, gli altri e il rapporto con gli altri.

3. Ogni corpo è diverso

Il corpo. Elemento fondamentale attraverso cui si apprende se stessi, il mondo e l’altro. La serie mostra che ogni corpo esiste ed è bello in quanto tale, non c’è un corpo perfetto. Ognuno è diverso, nessuno è “normale”. Ad un certo punto, durante la seconda stagione, Sex Education sottolinea che anche gli apparati genitali femminili, come quelli maschili, sono diversi, non c’è uno sbagliato, brutto. Questo deriva dalla scena iconica in cui viene fatto body shaming a Ruby, gira nella scuola una foto intima di Ruby, tutte le ragazze del liceo per esprimere solidarietà e vicinanza, alla domanda di chi è quella foto, tutte gridano: “It’s my vagina”. Diventa momento fondamentale, non esistono corpi o parti del corpo non conformi, cose di cui ci si deve vergognare. Io sono io e sono bello o bella proprio perché sono così. Ci sono persone grasse e magre, disabili, di diverse etnie, in transizione, si è di fronte ad un bouquet di matite ben temperate e pronte a colorare il mondo. 

Appare chiaro ed emerge con forza che le persone hanno bisogno di comprendere il proprio corpo, di capirne la geografia, i confini per poi uscire da essi per visitare gli altri, c’è anche però il desiderio di analizzare ciò che succede nel proprio cuore e nella propria mente, luoghi complessi anche se in un altro senso.

4. Sex Education. Parola d’ordine: inclusione

La parola d’ordine di Sex Education è inclusione, accettazione e rispetto di qualsiasi diversità, una parola bella, potentissima che insegna a aprire porte invece che chiuderle.  SI intende costruire un discorso semplice, alla portata di tutti, ampio e pieno, e fa riferimento a ciò che viene chiamato intersezionalità e trasmette la necessità di costruire una società più inclusiva e rappresentativa di tutte le categorie. Sex Education traduce in immagini un mondo plurimo, sfaccettato, ricchissimo, e lo fa in modo immediato, eppure non banale, ciò che emerge è una generazione complessa. Sia Otis che Jean, uniti da un legame familiare disfunzionale che si è modificato nel tempo, continuano a dire, come un mantra, che non ci sono categorie fisse, rigide, prescrittive. 

La sfera sessuale molteplice è riflessa nei personaggi che fanno parte di una comunità LGBTQAI+, una realtà queer consapevole, questo si traduce anche in tutto il resto, non solo in questa sfera. Ci sono bianchi, neri, transgender e all’inizio della transizione, personaggi con disabilità e con corpi diversi, si parla di sesso e amore a tutte le età. C’è Isaac (George Robinson), attore realmente affetto da disabilità motoria, c’è una nuova compagna sorda che racconta quanto sia difficile vivere in una scuola in cui non viene compresa fino in fonda la sua disabilità, attraverso entrambi i personaggi, si racconta quanto spesso sia complesso per loro vivere. Il ragazzo, a causa di un ascensore non funzionante, deve fermarsi al piano terra e non seguire la lezione d’arte assieme ai suoi compagni, la seconda dice che quando va al cinema non richiede i sottotitoli per poter seguire il film perché non vuole creare problemi. Sex Education non ha paura di raccontare queste piccole storie che esistono ma spesso vengono messe tra parentesi, ritenute troppo lontane per essere messe al centro.

5. Tutto può far male ma poi passa

Sono i sentimenti e le relazioni personali a governare il piccolo mondo di Sex Education. Amore, amicizia, dolore, sentirsi incompresi, traditi, soli, non all’altezza, terrorizzati e spaesati. Sono tutte cose, sensazioni che i personaggi della serie vivono e sentono chiari. Quello tra Otis e Maeve, arrivato per caso, vissuto in silenzio, lontani poi, è un rapporto che spesso tocca ad adolescenti e non, capita di incontrarsi nel momento sbagliato, quando si è in momenti diversi della vita e, anche se è difficile, bisogna accettarlo. Sono innamorati certo ma è più importante crescere, trovare la propria strada e questo vuol dire lasciarsi qualcuno, qualcosa alle spalle. Otis e Eric sono amici da sempre ma sono diversi, in passato questo non era un problema ma più diventano grandi più sembra complesso riempire i vuoti, l’uno silenzioso e un passo indietro, incapace di parlare in pubblico, l’altro appariscente e vitale, un’esplosione di brillanti e colori. Otis spesso non intende totalmente Eric, anche nell’ultima stagione, in una scuola diversa, con persone diverse, cambiano giri, situazioni, divertimenti e per un attimo sembrano non avere più nulla da raccontarsi, da dirsi. 

Sex Education narra quindi anche questioni dolorose e difficili da sciogliere. Eric vivrà anche un profonda crisi religiosa, la serie rompe l’ennesimo cliché, non è vero che omosessualità e religione non possano avere un dialogo. Il giovane che tiene appeso sopra il letto un Gesù nero e muscoloso, si interrogherà se battezzarsi o meno se non può essere se stesso in quella comunità di cui dovrebbe far parte. Si racconta la violenza sessuale, l’aborto e attraverso la storia di Jean, si tratta anche l’essere madre single, più adulta, colpita da depressione postnatale. C’è posto, visto che fa parte della vita di tutti, per la malattia – nell’ultima stagione ad esempio Jackson si deve sottoporre ad una visita specialistica perché durante un rapporto sessuale la partner lo ha informato di aver sentito qualcosa mentre lo toccava, la paura lo tormenterà – la morte e la tossicodipendenza.

6. Sex Education ci ha insegnato l’importanza di essere se stessi

Quindi uno dei principi di Sex Education è che ognuno ha il diritto di esprimersi liberamente. Lungo il percorso tutti i personaggi imparano ad essere orgogliosi di ciò che sono. Eric è quello più maturo in questo senso, si presenta, quasi sempre, per ciò che è, senza paura, senza nessun tipo di chiusure.

Rispetto a lui ad esempio, Adam è molto diverso, non accetta la propria sessualità e nella prima stagione della serie prende di mira Eric, bullizzandolo ma in realtà è solo un modo per celare la sua natura, fino al momento in cui il ragazzo gli rivelerà la verità, Adam è innamorato di lui. Questo amore non è destinato a durare perché i momenti di vita che stanno attraversando sono molto diversi, un po’ perché Adam è ancora vittima di un padre autoritario che non lo accetta, motivo per cui il giovane stesso non si accetta fino in fondo, mentre Eric è già molto avanti nel rapporto con la propria sessualità e identità. Nella quarta stagione Adam è molto diverso, è maturato, sta lavorando su di sé, cerca di ricostruire un rapporto con il padre, e ora senza timori si presenta per ciò che é: “I’m bisex”, dirà in più di un’occasione.
La sua storia ricorda quanto abbiamo bisogno degli altri, di essere compresi, di essere abbracciati, Adam deve emergere, inserirsi in una collettività e finalmente riesce a compiere passi avanti nel proprio viaggio dentro di sé e in rapporto agli altri.

7. Anche gli adulti hanno paure, anche loro sono umani

Spesso, quando si è adolescenti, si ha l’impressione che gli adulti non abbiano ombre, non sbaglino, si impara qui che sono individui, soggetti a sbagli. Sex Education insegna che non sono supereroi ma persone e in quanto tali possono non accorgersi delle necessità che hanno i figli, possono essere incapaci di comprendere le fragilità. Così avviene al padre di Adam, il preside e poi ex preside Michael Groff. Michael è stato un padre severo, incapace di tenerezze, pronto a criticare il figlio, e, forse anche per questo, Adam è un bullo che sta lontano da tutto e da tutti, convinto di non essere in grado di fare nulla. La relazione con la moglie Maureen e quella con il figlio sono sempre state difficili fino alla rottura e alla separazione con la moglie. Nella quarta stagione lo spettatore si trova di fronte un uomo davvero diverso con la voglia di rimettersi in gioco, così si riavvicina al figlio cercando di mostrargli chi è veramente, raccontandosi, parlandogli, condividendo il tempo con lui. La conoscenza con il figlio va di pari passo con il riavvicinamento alla moglie che prima ha sempre subito cercando però di stare accanto al figlio. 

Una madre complessa è anche Jean tanto preparata a parlare con i pazienti ma figura ingombrante con suo figlio e nella quarta stagione completamente in balia della sua nuova condizione. Non riesce a parlare con Otis e ignora cosa significhi chiedere aiuto, è il ragazzo a chiamare la zia perché si accorge che lei ha bisogno di qualcuno che le dia una mano. Tutti si rendono conto che la donna sta vivendo una crisi post partum ma lei crede di potercela fare da sola, arriverà ad un punto in cui si renderà conto che le lacrime versate e la voglia di rimettersi subito al lavoro per non perdere nulla vogliono dire solo che ha paura di soffrire ancora, come le è successo in passato. Questo momento è diverso, lei è diversa.  

8. Il consenso e l’essere donne consapevoli e libere tra gli insegnamenti di Sex Education

Sex Education mostra ragazze forti, sicure, indipendenti e quando vacillano, perché succede, c’è sempre qualcuna pronta a sorreggerle. Il percorso delle ragazze della serie è un viaggio di emancipazione e empowerment, un percorso di consapevolezza e scoperta di sé.

Maeve è sicuramente la ragazza più capace di bastarsi da sola. Studia, si prepara, ha dovuto fare tutto con le sue forze a causa della sua storia familiare. Lontano da casa, sta costruendo il suo futuro. Vuole diventare scrittrice e anche se non è sempre facile, anche quando cade, anche nel momento in cui il dolore e il lutto prendono il sopravvento, sa che alla fine ritornerà a coltivare il suo sogno. Spesso è stata etichettata come diversa, strana, ha dovuto accettare i pregiudizi di compagne e compagni, ma ha sempre saputo il proprio valore. Quando le è stato proposto di andare a studiare all’estero, ha avuto paura, ha pensato per un momento di rimanere perché partire avrebbe significato ricominciare da capo, lasciare gli amici e Otis, il ragazzo del cuore, ma poi ha pensato che si parlava di lei, del suo futuro e non poteva mettere tutto da parte per un amore adolescenziale.

Un’altra figura importante è Aimee che ha un percorso meraviglioso, potente, vero. La Aimee che abbiamo conosciuto all’inizio è una ragazza sessualmente libera, così sicura di sé che, come dice l’interprete Aimee Lou Wood, “si toglie i vestiti e via” ma in realtà, lei fa sesso perché vuole piacere agli altri, perché crede di non poter dare altro. Poi succede qualcosa, nella seconda stagione viene aggredita sessualmente in autobus mentre va a scuola, lei all’inizio si autoconvince che non sia successo niente di che, non vuole prendere troppo sul serio l’accaduto, si preoccupa solo per la macchia lasciata sui jeans dall’aggressore, poi però le conseguenze emergono. Il comportamento di Aimee subisce un profondo cambiamento. Non vuole prendere più l’autobus, non si vestirà più come prima, eviterà ogni contatto con il fidanzato. Quando racconta l’accaduto alle amiche, di nuovo ritorna l’importanza del parlare, raccontarsi – ancora di più in campo femminista, condividere le storie è da sempre elemento fondamentale del movimento -, si creerà un momento fondamentale, una dichiarazione femminista: Aimee, accompagnata dalle compagne di classe, amiche e nemiche, va di nuovo su quell’autobus e il primo passo per la rigenerazione è avvenuta. Il trauma però resterà una ferita indelebile in lei, nella quarta stagione il suo progetto di fotografia riguarderà proprio quei famosi jeans tenuti nell’armadio da quel famoso giorno. La molestia subita diventa oggetto delle foto, lei con i jeans, di fronte alla pensilina, lei senza quell’indumento e così via.  

Quando infatti subirà catcalling, ora è capace di ribellarsi, di urlare addosso a quegli uomini. Questa giovane donna ha compiuto grandi passi avanti, chissà quanti ancora ne compirà.

Torna poi il tema del consenso, si chiede alla compagna cosa le piace, cosa vuole fare, se è convinta, dimostrando una profonda maturazione dei rapporti ed un grande rispetto per l’altra persona. Storyline fondamentale è anche quella di Viv. Lei è sempre stata studiosa, talmente tanto che nelle prime stagioni sosteneva di non aver tempo per gli altri, in quest’ultima stagione, si innamora di un ragazzo che è un lovebomber, un manipolatore pronto a isolarla per averla tutta per sé. All’inizio lei nega il problema ma poi si renderà conto che questo non è amore ma violenza. Jackson è il primo e poi gli altri amici la salvano; è importate non essere soli e capire che quello non è amore, che quando si è controllati e allontanati vuol dire che qualcosa non va.

Infine c’è Ruby che si mostra per chi è, da bulla, bella della scuola che si sente superiore ora è dolce, disponibile. Accanto a Otis è l’amica ma dentro ha ancora dei sentimenti verso di lui. Per lei è difficile stargli accanto, ha deciso però che vuole stare vicino a qualcuno che la ami veramente e non perché si sente solo.

9. Il supporto è fondamentale

Proprio come nella vita reale, i personaggi litigano, discutono ma sono sempre presenti l’uno per l’altro, qualunque sia la situazione. Sapere che c’è sempre qualcuno che è pronto a tirare su chi cade, ad abbracciare e ad ascoltare quando si è giù, è significativo, soprattutto quando si sta crescendo. Parlare con chi sta vivendo i tuoi stessi tormenti o è nello stesso periodo della vita, ci fa sentire meglio, meno soli, compresi. È cruciale chiedere aiuto e sicuramente può provenire da amici, insegnanti o genitori. La stessa Jean aveva nelle scorse stagioni organizzato un luogo di ascolto, protetto affinché gli studenti cercassero supporto.

10. L’importanza della rappresentazione

Sex Education fa una cosa fondamentale, dà spazio a chi fino a poco fa non è stato rappresentato. Fondamentale in questi casi è la rappresentazione, se ci si sente rappresentati vuol dire che si esiste e che ciò che si vive è importante ed è vissuto da altri, che non si è soli. Ncuti Gatwa ha raccontato nelle interviste che Nunn ha donato un mondo e ha dato delle sfumature al suo Eric, un personaggio gay e nero, è così bello che lui sia così così determinato e non provi mai vergogna. Dice che vestire i panni del suo personaggio è stato terapeutico ed è stato grandioso per le persone che si sono sentite rappresentate. 

Gli orientamenti sessuali e le identità di genere presenti in Sex Education sono tanti, così chiunque si sente visto, raccontato. Nessuno è escluso ma non per questo tutto va sempre alla perfezione come abbiamo visto. Sex Education – ma anche Heartstopperè “tv gentile” come la definisce la studiosa Deborah Shaw, perché fa sentire compresi, capiti, lenisce i dolori di chi guarda, normalizza – ossia traduce in una nuova norma – ciò che prima, non sempre ma spesso, era rappresentato come qualcosa di oscuro e spaventoso – rispetto al passato si elimina la pressione dettata dalla prima volta – ma che ora diventa parte della vita. Sex Education è necessaria e potentissima perché rende parte di qualcosa, perché è una boccata d’aria fresca per la generazione che oggi sta vivendo queste tappe. La serie sembra dire che va bene essere diversi, non rientrare sempre negli schemi, Sex Education serve a tutti, adolescenti e non, è un luogo, anche se fittizio, in cui rifugiarsi.

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