Passaporto per la libertà: la storia vera dell'”Angelo di Amburgo” Aracy de Carvalho e le critiche alla miniserie brasiliana

La tesi dei critici è stata smentita dal Museo dell'Olocausto di Israele con il titolo di Giusto tra le Nazioni.

Su Canale 5 parte questa sera Passaporto per la libertà, miniserie TV brasiliana che racconta le vicende di Aracy de Carvalho, “l’Angelo di Amburgo”. La donna fu un’eroina durante la Seconda guerra mondiale, salvando tantissimi ebrei. Scopriamo insieme la storia vera.

La storia vera di Passaporto per la libertà

Passaporto per la libertà storia vera Cinematographe.it

Aracy de Carvalho è appena una bambina nel 1935, quando, dopo il divorzio dei genitori, si trasferisce da San Paolo ad Amburgo, in Germania, con la madre, suo Paese d’origine. Trova occupazione presso il consolato del Brasile, all’ufficio passaporti, in Germania.

Nonostante il leader dello Stato sudamericano, Getulio Vargas, proibisca l’emigrazione degli ebrei provenienti da suolo tedesco, Aracy sfida le leggi. Distribuisce loro centinaia di visti, permettendo di salvarsi dalla persecuzione antisemita. Nelle operazioni esercita un ruolo chiave il giovane diplomatico João Guimarães Rosa, futuro scrittore di successo e compagno.

La vera protagonista di Passaporto per la libertà cerca di occultare qualsiasi indizio permettesse di risalire all’identità ebrea. Si mormora anche che nascondesse i rifugiati nella propria abitazione e li accompagnasse verso le navi, nascondendo nella sua borsetta i loro oggetti di valore. Tutto ciò per impedire ai nazisti la confisca.

Nel 1942 il Brasile pone fine all’alleanza con Hitler, schierandosi dalla parte dei nemici: gli Stati Uniti, l’Inghilterra, l’Unione Sovietica. Una volta messi sotto arresto dalla Gestapo, Aracy e João, reclusi per cento giorni in un hotel, vengono poi scambiati con altri diplomatici della fazione avversaria.

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Degli storici hanno criticato gli autori di Passaporto per la libertà affermando che il rilascio dei visti sarebbe avvenuto nel biennio 1938-1939, prima del secondo conflitto bellico e dunque le operazioni erano legali.

Ma, come sottolineano il regista Jayme Monjadim e lo sceneggiatore Mario Teixeira, la teoria è sconfessata dall’attribuzione del titolo di Giusto tra le Nazioni, conferito dal Museo dell’Olocausto di Israele dopo approfonditi controlli. Inoltre, Monjadim ha avuto occasione di parlare con ebrei che hanno testimoniato di aver ricevuto aiuto da Aracy, scomparsa nel 2011.   

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