La legge di Lidia Poët: la storia vera della prima avvocata d’Italia

Scopriamo la storia vera di Lidia Poët, la prima avvocata d'Italia interpretata da Matilda De Angelis nella serie Netflix.

La legge di Lidia Poët, serie aggiunta nel catalogo Netflix il 15 febbraio 2023, trae ispirazione dalla storia vera della prima avvocata d’Italia. Un punto di riferimento fondamentale per quanto riguarda la storia dei diritti femminili, se pensiamo che Lidia Poët è stata la prima donna ad entrare nell’Ordine degli Avvocati in Italia e quindi a muoversi in un ambiente, quello dell’avvocatura, fino ad allora riservato esclusivamente agli uomini. Ad interpretarla nella serie di Matteo Rovere è Matilda De Angelis, al fianco della quale recitano anche Eduardo Scarpetta, Pierluigi Pasino, Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill.

La legge di Lidia Poët, la storia vera della prima avvocata d'Italia - Cinematographe.it

Dal punto di vista biografico, Lidia Poët nasce il 26 agosto 1855 a Perrero, un piccolo comune in provincia di Torino. Da adolescente si sposta con la famiglia a Pinerolo, dove risiede suo fratello, già titolare di uno studio legale. Sin da giovanissima manifesta il proprio desiderio di studiare: consegue innanzitutto la patente di Maestra Superiore Normale, mentre, tre anni dopo, consegue la patente di Maestra di tedesco, francese e inglese. Nel 1877, quindi a 22 anni, ottiene la licenza liceale presso il liceo Giovanni Battista Beccaria di Mondovì, mentre l’anno successivo si iscrive alla facoltà di legge dell’Università di Torino, dove si laurea nel 1881, discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne. Insomma, già quest’ultimo aspetto può farci intuire quanto le sue idee in termini di diritti femminili fossero chiare sin da subito.

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Una volta ottenuta la laurea, inizia la pratica legale a Pinerolo, presso l’ufficio di Cesare Bertea, avvocato e senatore. Una volta svolto il praticantato, supera l’esame di abilitazione alla professione forense e chiede l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati di Torino. Deve però fare i conti con l’ostracismo degli avvocati Desiderato Chiaves e Federico Spantigati, i quali arrivano addirittura a dimettersi quando l’istanza viene messa ai voti e accolta. Il presidente Saverio Francesco Vegezzi ed altri consiglieri si dicono invece favorevoli alla sua iscrizione, affermando che “a norma delle leggi civili italiane le donne sono cittadini come gli uomini“. Ed ecco, quindi, che il 9 agosto 1883 Lidia Poët diventa la prima donna a poter esercitare l’avvocatura.

Lidia Poët, l’ostracismo dei colleghi e la determinazione nel continuare ad aiutare le donne e gli emarginati

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Le cose, però, non vanno lisce come sperato: appena due mesi dopo, ovvero l’11 novembre, la Corte d’Appello di Torino accoglie infatti la richiesta del procuratore generale del Regno, che aveva messo in dubbio la legittimità dell’iscrizione di Lidia Poët, e ordina la sua cancellazione dall’albo, affermando che “la donna non può esercitare l’avvocatura” e lasciando emergere argomentazioni frutto di meri stereotipi di genere. A questo punto, però, Lidia Poët non demorde e, anzi, continua con ancor più determinazione ad esercitare la sua professione, affiancando suo fratello Giovanni Enrico e attivandosi soprattutto a difesa dei diritti degli emarginati, dei minori e delle donne. Si impegna in prima persona anche per la causa del suffragio femminile, aderendo anche al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI).

Soltanto nel 1919, al termine della prima guerra mondiale, la legge Sacchi decreta la possibilità per le donne di entrare nei pubblici uffici, escludendole “solo” dalla magistratura, dalla politica e dai ruoli militari. E così, nel 1920, Lidia Poët, all’epoca 65enne, entra definitivamente nell’Ordine e diventa ufficialmente la prima avvocata d’Italia.

Lidia Poët ha avuto figli?

Per quanto riguarda la vita privata, Lidia Poët non si è mai sposata e non ha mai avuto figli. Muore il 25 febbraio 1949, all’età di 94 anni. Il 28 luglio 2021, il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino le dedica un cippo commemorativo presso i giardini del Palazzo di Giustizia.

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