Black Mirror – stagione 7: la spiegazione del finale di ogni episodio

Black Mirror, dalla sua uscita su Netflix con la settima stagione il 10 aprile 2025, è ancora nella top ten della piattaforma streaming. Non c’è da stupirsi considerando che fosse una delle serie tv più attese del 2025, uno di quei prodotti antologici che forse non smetteranno mai di avere del valido materiale su cui puntare. Si parla di intelligenza artificiale e deep fake, di videogiochi capaci di distorcere la realtà e di un mondo che corre contro il tempo, senza la possibilità di fermarsi, pensare e ragionare. Con un cast che comprende anche Peter Capaldi, Paul Giamatti e Awkwafina, la settima stagione di Black Mirror farà tranquillizzare i fan più accaniti che con i precedenti capitoli avevano visto il mondo della tecnologia a volte sparire definitivamente dalla trama, dando vita comunque ad episodi a volte memorabili, altre volte sconvolgenti. Lo shock che si spera di ottenere con Black Mirror è assicurato per questo settimo capitolo, ma non riguarderà comunque tutte le puntate, preferendo forse mettere sul piatto pericoli più o meno reali, che con l’avanzamento tecnologico e informatico potrebbero, se non arrivare a quanto rappresentato, almeno avvicinarcisi. Al centro ancora una volta temi universali, in alcuni casi strettamente connessi all’ambito high tech, in altri che esulano e dal punto di vista tecnico creano finali che pongono domande, che portano ad amare riflessioni o che danno allo spettatore la possibilità di avere una libera interpretazione. Ecco di seguito la spiegazione del finale dei sei episodi che compongono la settima stagione di Black Mirror.

Gente comune

Black mirror 7 - cinematographe.it

Mike e Amanda vivono una vita serena e semplice, senza eccessi né vizi particolari. Anche il loro anniversario viene festeggiato all’insegna di una tradizione che li porta a cena in un pub buio e modesto con un karaoke che si divertono a prendere in giro, considerandolo ridicolo, ma a mangiare un hamburger particolarmente buono. Uniti dal loro amore sembrano desiderare proprio tutto ciò che hanno. Ogni cosa precipita quando ad Amanda viene diagnosticato un tumore al cervello non operabile. L’unica alternativa, alla quale Mike si affida senza pensarci due volte, è Rivermind: tecnologia avanzata che sostituirebbe una parte del cervello di Amanda con un impianto che contiene una copia digitale della sua mente. Ovviamente questo ha un costo, di trecento dollari al mese, che obbliga Mike a fare numerosi straordinari. Ma l’abbonamento di Rivermind è in continua evoluzione e man mano che vengono introdotti nuovi upgrade di abbonamento il costo sale e quello base comincia ad avere una serie di problemi: Amanda ha bisogno di dormire dodici ore al giorno, e col passare del tempo inizia a parlare come un servizio di pubblicità umano.

I tentativi di Mike di tenere in vita Amanda diventano sempre più dispendiosi e l’abbonamento base rapidamente obsoleto, datato, pieno di annunci pubblicitari del quale la stessa Amanda non si rende conto e che aumentano a dismisura, non avendo possibilità di fare alcun upgrade e pagare per evitare quindi i continui spot, che snaturano Amanda, oltre a crearle problemi relazioni con gli altri. Nel finale le sfide online di Mike, attraverso un sito dove riusciva a guadagnare qualcosa in più mostrandosi in situazioni al limite – e facendosi spesso anche del male fisico – perdono velocemente il proprio appeal, avendo lui ormai esaurito le più accattivanti, e mostrandosi. Eliminando così la sua identità online, togliendosi una maschera che durante queste sfide lo proteggeva, e vedendo quindi la propria dignità compromessa. Poco dopo causa l’incidente di un collega e viene licenziato. Non riuscendo più a sostenere nessuno degli upgrade che vengono richiesti da Rivermind, Mike compra un mini abbonamento di tre ore che permette di regolare le emozioni, mettendo la categoria “felicità” al massimo. Amanda e Mike vivono così le loro ultime ore insieme: quando l’effetto finisce, sia Amanda che Mike, erano d’accordo sul porre fine alle proprie sofferenze. Amanda, concluse le tre ore, inizia di nuovo con un continuo advertising, e Mike la soffoca con un cuscino, anche lui apparentemente pronto ad uccidersi.  

Bestia nera

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Maria è una delle più stimate ricercatrici di un’azienda di cibo vegano. All’apice della sua carriera le viene affidata un’assistente, Verity, che Maria riconosce come una sua ex compagna di liceo, vittima di bullismo. Maria è sorpresa di quanto Verity sia cambiata e le sembra strano sin da subito dover lavorare insieme. Verity riesce incredibilmente a portare Maria a un declino professionale e personale, mettendola contro colleghi, amici e contro il direttore dell’azienda. Verity sembra capace di alterare la realtà, e far ricadere la colpa di qualsiasi cosa su Maria, che in poco tempo rimane da sola. In Bestia Nera Maria si rivela però essere l’unica a capire cosa nasconda Verity. Quando un giorno va a casa sua, decisa a saperne di più, è evidente quanto l’arte dei deep fake sia stata capace di creare a Verity innumerevoli identità. La vendetta attuata da Verity è stata resa possibile da una capacità di creare deep fake attraverso un dispositivo che riesce ad alterare la realtà, virtualmente, ricreandola a proprio piacimento.

Uno strumento che funziona attraverso la sua impronta digitale. Lo scontro tra Maria e Verity finisce nel peggiore dei modi, perché Maria, dopo aver ucciso Verity, con il dispositivo ancora in mano, attraverso l’impronta di Verity stessa, ordina al dispositivo di cambiare “padrone”: Maria ha quindi ora il potere che aveva Verity e dapprima altera la realtà per sfuggire alle mani di protagonismo e grandezza che Verity aveva precedentemente attuato, mettendo in pericolo la sua vita e la sua libertà. Ma quello stesso delirio di onnipotenza e quel dispositivo nelle mani di Maria sembra avere su di lei lo stesso potere ed è chiaro come anche Maria lo userà adesso per raggiungere i propri scopi senza alcuno scrupolo.

Hotel Reverie

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Hotel Reverie, che dà il nome al terzo episodio della settima stagione di Black Mirror è anche il titolo fittizio di un cult del cinema. All’attrice Brandy Friday, alla ricerca del ruolo che le cambierà la vita, viene proposto di interpretare un nuovo Hotel Reverie, capolavoro anni ’30, ma di farlo attraverso la tecnologia Redream: l’intero mondo del film viene ricreato virtualmente, solo il nuovo attore, in questo caso Brandy, è consapevole di star recitando un film, gli altri, attori dell’epoca, credono di vivere la loro vita, che è oltretutto immaginaria trattandosi di un film. Brandy nel nuovo Hotel Reverie, che sarà quasi identico a quello originale, sostituisce il personaggio maschile protagonista, avendo così la possibilità di recitare insieme alla malinconica e angelica Dorothy, figura principale nel film, e attrice che si suicidò poco dopo l’uscita della pellicola. Brandy, dormiente, entra così nel mondo del film, ha la possibilità di parlare con lo studio dove si sta girando, e dovrà attenersi al copione del film anni ’30. Ma tutto cambia quando la realtà e quella digitale creata attraverso l’AI si incrociano e anche la protagonista del film Dorothy capisce di essere un prodotto di finzione, di avere una vita solo in quel vecchio film, di essere un personaggio che nella realtà non c’è più.

Brandy e Dorotny si innamorano e un malfunzionamento nella realtà, nello studio di registrazione, permettere loro di vivere una storia d’amore dove da sole, vivono nell’hotel dove tutti gli altri personaggi sono bloccati e immobili a causa di quell’errore di malfunzionamento. Non è chiaro perché anche Dorothy, come Brandy, che è ancora viva nel mondo reale, non si sia immobilizzata. Quando però i dispositivi di registrazione riprendono a funzionare, il film torna indietro, al momento in cui Brandy e Dorothy avevano iniziato una vita fuori dal copione del film, con Dorothy che dimentica tutto, compresi i sentimenti per Brandy, mentre Brandy ha vissuto ogni secondo. Il film va avanti, con dei cambiamenti che vengono suggeriti a Brandy, ma una volta concluso il film, Brandy non vorrebbe più uscirne, e quando si risveglia ha vissuto un’altra vita, in un’altra epoca, in una realtà che amava, ma che non esiste se non sullo schermo e alla quale non potrà mai più tornare. Hotel Reverie ricorda così vagamente l’episodio San Junipero della terza stagione di Black Mirror.

Come un giocattolo

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Come un giocattolo è forse l’episodio più enigmatico di Black Mirror: Cameron è un ragazzo giovanissimo che lavora nel settore videoludico. La scoperta del videogioco Thronglets e della sua elevata tecnologia portano Cameron, col tempo, a credere di aver trovato un modo per poter comunicare con delle creature che popolano il gioco: pupazzetti con una propria coscienza e un proprio linguaggio. È solo sotto l’effetto di pesanti acidi che Cameron riesce però davvero a parlare con loro, dando vita a un vero e proprio rapporto simbiotico tra lui e gli esserini di Thronglets, chiamanti Throng, dei quali si prende cura, accudisce, con cui parla e dei quali vede le potenzialità. Cameron, ormai anziano, racconta alla polizia di come sia poi riuscito, attraverso un’interfaccia neurale a far sì che i Throng continuassero a vivere nel suo cervello, fondendo le due coscienze, essendo quella dei Throng elevatissima, non intaccata dalla cattiveria umana. Cameron, nel tentativo, a detta di lui stesso, di permettere ai Throng di evolvere e vivere fuori dal mondo virtuale, darebbe modo di aiutare l’uomo ad abbandonare il proprio bisogno di controllo, dominio e prevaricazione.

Un qualcosa possibile solo attraverso la stessa simbiosi da lui vissuta e la capacità e possibilità di comunicazione. Quando Cameron, attraverso un codice da lui stesso disegnato e attraverso l’interfaccia, fornisce ai Throng le modalità per entrare nel sistema informatico di Stato, dà modo ai Throng di svilupparsi velocemente e trovare finalmente un modo di comunicazione con gli esseri umani. Questo sembra causare dapprima una catalessi mondiale: tutti svengono, perdendo la propria coscienza. Non è del tutto chiaro se l’esperimento di Cameron sia riuscito, perché lui è l’unico a rimanere sveglio. Il finale è quindi aperto: o gli esseri umani si risveglieranno e la fusione delle coscienze creerà una società pacifica, dando modo ai Throng di eliminare le pulsioni più crudeli dell’uomo o quello dei Throng era un tentativo di sostituire l’uomo, impadronendosi delle loro coscienze e di una tecnologia sottosviluppata che, grazie a Cameron, hanno avuto di comprendere e annientare rapidamente.

Eulogy

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Eulogy parte da una sconvolgente notizia che un uomo di mezz’età apprende attraverso una telefonata: una sua vecchia amica, Carol, è morta e la famiglia sta cercando chiunque la conoscesse bene per celebrare un funerale che possa dare un ricordo a trecentosessanta gradi della donna. L’azienda che si sta occupando di questo utilizza la tecnologia Eulogy, che attraverso un chip poggiato sulla tempia, permette di creare dei ricordi immersivi, ricostruendo momenti della vita della persona che non c’è più. Ma Philippe, che con Carol aveva una relazione la cui fina non ha mai realmente superato, ha cancellato il suo volto da tutte le foto che avevano insieme, nel tentativo di dimenticarla e quindi, qualsiasi immagine di Carol che la famiglia vorrebbe poter usare al funerale, nei ricordi e nelle foto di Philippe, non esiste più. Eulogy, attraverso una voce e un’interfaccia dalle sembianze umane, convince Philippe a tentare di ricostruire dei ricordi da portare al funerale di Carol. Eulogy da così a Philippe la possibilità di rivivere quei ricordi e di scoprire che la fine di quell’amore che aveva dovuto cancellare per riuscire ad andare avanti, aveva avuto, in passato, una possibilità di rinascita. Carol gli aveva infatti scritto una lettera dove diceva di amarlo ancora, che voleva provare a costruire comunque un futuro insieme, superando il male che si erano fatti.

Un biglietto che Philippe non aveva visto né mai trovato: quando era tornato in hotel dopo il loro litigio, aveva scaraventato tutto ciò che aveva trovato, non vedendo proprio il biglietto e non leggendolo mai. Convinto che Carol fosse partita senza dirgli più nulla. Mentre nella lettera gli diceva, inoltre, che lo avrebbe aspettato in stazione, se ancora avesse voluto stare con lei. La voce e l’ologramma che accompagna Philippe si rivela essere la figlia di Carol, che attraverso Eulogy, voleva rivelargli come erano andate realmente le cose. Per quanto ci siano delle incongruenze nell’episodio, relative a questo biglietto che Philippe ritrova in una delle scatole dei ricordi di Carol che aveva seppellito in soffitta. Viene cioè da chiedersi perché non lo abbia mai letto. Sembra che, sopraffatto dal dolore, non si sia proprio reso conto di cosa si trattava, credendo che fosse una delle tante cose che quella sera, nella stanza d’albergo, abbia poi rimesso a posto e chiuso in quella sorta di scatola dei ricordi. Alla fine Philippe riesce a ricostruire il volto di Carol, ad essere presente al suo funerale e regalare alla famiglia e agli amici della donna una bellissima immagine.

USS Callister: Infinity

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Il sequel del primo episodio della quarta stagione di Black Mirror, USS Callister, era forse uno dei più attesi del nuovo capitolo di Black Mirror. L’equipaggio creato da Daly, alla fine della puntata della quarta stagione, era stato catapultato nell’universo del gioco online, che è l’unico dove loro possono rimanere in vita. All’inizio di questa nuova puntata di Black Mirror si vede come loro, non avendo una controparte nel mondo reale, o almeno, avendola senza che questa stia realmente giocando, stiano creando alcuni problemi ad Infinity: i milioni di utenti che giocano ad Infinity, personaggi virtuali che possono morire e rigenerarsi, iniziano a lamentare la presenza di figure, che non sembrano essere giocatori che rubano i crediti accumulati dai veri giocatori, uccidendoli. Ma Nanette e il suo equipaggio, essendo dei cloni senzienti, non hanno alternative: non sono avatar di giocatori reali e, se dovessero morire nel gioco, quella sarebbe la fine della loro esistenza. Gli utenti iscritti a Infinity, derubati da questi sconosciuti non giocatori, portano il Walton della realtà, socio di Infinity, a cercare di arginare questo problema. Intanto, nel mondo di Infinity Nanette e il suo equipaggio cercano di creare un universo a sé stante, che non sia quello di Infinity, dove possono esistere senza dover rischiare di essere eliminati, uccisi e cancellati.

Per riuscire a farlo, serve loro il codice sorgente del gioco, quello che ha portato alla loro creazione, reperibile in una parte del gioco che si chiama Cuore dell’Infinito, ma al quale è impossibile accedere. Chi ha questo codice è Walton, quello della realtà, il cui clone digitale era stato ucciso alla fine del primo episodio della quarta stagione. Quando l’equipaggio scopre che forse Walton non è morto, ma è sopravvissuto ed è nascosto da qualche parte nel mondo di Infinity, si mette sulle sue tracce, mentre nel mondo reale, Walton, aiutato dalla Nanette della realtà, scopre che questi non giocatori che stanno creando problemi sono cloni di alcuni dei suoi dipendenti e il suo obiettivo è solo eliminarli. La Nanette del mondo reale, nonostante lavori per Walton, sembra avere invece un altro obiettivo, cercando di aiutare in qualche modo l’equipaggio. Quando però Nanette e gli altri trovano il clone di Walton scoprono che il codice sorgente non si trova nel Cuore dell’infinito: lì c’è un clone di Daly, che è lì da milioni di anni e che crea continui nuovi universi per far sì che Infinity non smetta mai di esistere, dando vita sempre a nuovi mondi. Nanette capisce che l’unico modo è entrare nel Cuore e convincere il clone di Daly, ancora quel ragazzo che aveva creato un gioco che gli avrebbe cambiato la vita, a generare un universo per lei e il suo equipaggio.

Non fidandosi, va lì però armata, in caso la situazione con Daly degenerasse. Daly sembra però davvero essere quel ragazzo timido, introverso e ingenuo di una volta, ma è anche lì da milioni di anni, ha un controllo sul gioco incredibile e alla fine rivela di obbligare a Nanette a rimanere lì con lui, lasciando gli altri cloni al proprio destino. Una decisione che prende dopo aver mostrano a Nanette un’hard disk che avrebbe potuto salvare lei e gli altri membri dell’equipaggio trasportandoli in un altro universo. Nanette tira fuori così la sua arma e lo uccide, ma così facendo l’universo di Infinity che lui continuava a controllare, inizia a disintegrarsi. Lei però tenta il tutto per tutto con quell’hard disk nominato da Daly che però non ha gli effetti sperati. Quando Nanette si risveglia nel mondo reale, il suo equipaggio è stato trasferito nella sua mente: sono tutti coscienti, lei compresa, di questa sorta di convivenza forzata. Nel finale Nanette e il suo equipaggio sembrano aver trovato una stabilità che li permette di rimanere in contatto e di condividere dei momenti, con alcune regole di privacy. Nanette sta comunque cercando un modo per estrarli dalla sua testa. Intanto Infinity non esiste più, il Walton della realtà è stato arrestato e nessuno sta più tentando di cancellarli.

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