Che Dio ci aiuti 7: recensione del finale di stagione della fiction Rai

Giovedì 16 marzo è andato in onda in prima serata su Rai 1 il finale di stagione della fiction Che Dio ci aiuti 7. Nonostante la serie sia riuscita a chiudere tutte le numerose storyline, in una conclusione dolce e commovente, è tempo di creare nuove storie in grado di svecchiare la vecchia formula.

La recensione del finale di stagione di Che Dio ci aiuti 7, la fiction Rai con Elena Sofia Ricci

Giovedì 16 marzo 2023 è andato in onda in prima serata su Rai 1 il finale di stagione della fiction Che Dio ci aiuti 7. La serie, prodotta da Lux Vide per Rai Fiction e diretta da Francesco Vicario e Isabella Leoni, ha salutato – sembra – definitivamente la sua protagonista, Suor Angela (Elena Sofia Ricci), lasciando modo e tempo di sbocciare alla sua sostituta: una più matura e riflessiva Azzurra (Francesca Chillemi). 
Il finale di stagione – nonostante le numerose storyline – è riuscito a chiudere tutti i cerchi rimasti aperti dalle precedenti puntante, con risvolti di trama più o meno convincenti, commuovendo e divertendo lo spettatore in pieno stile Suor Angela.           
Analizziamo e commentiamo insieme il finale di stagione di Che Dio ci aiuti 7.      

Come finisce Che Dio ci aiuti 7?

Che dio ci aiuti 7 recensione - Cinematographe.it

Nel corso dell’ultima puntata (composta dagli episodi Dire, fare, impicciare e La ricerca della felicità), abbiamo finalmente la conferma che Sara è la madre biologica di Elia. Verità di cui sono a conoscenza solo Azzurra e Suor Teresa, le quali hanno in mente due modi completamente diversi di trattare la delicata situazione: la novizia vorrebbe rivelare tutto a Sara quanto prima, mentre la madre superiora, prevenuta nei confronti della giovane, ritiene sia meglio non dirle nulla e lasciare che Elia si trasferisca nella famiglia designata dai servizi sociali. Ma non è tutto, per evitare che la testardaggine di Azzurra abbia la meglio, Suor Teresa convince il vescovo che la novizia non sia idonea a portare avanti il suo percorso: la cerimonia di vestizione di Azzurra è sospesa.         
Sentiamo così il cuore della protagonista andare in frantumi – come quello di una sposa lasciata all’altare – ma, proprio nel momento di massimo sconforto arriva la luce: Suor Angela è lì per Azzurra, pronta a darle tutto il suo sostegno.

Nel frattempo, Ludovica e Cate scoprono che “la ragazza del fermaglio” – quella di cui Emiliano si è innamorato in un bagno pubblico, senza tuttavia riuscire a vederla in volto – non è Corinna, con la quale il giovane medico sta per andare a convivere, bensì Sara.  Le due amiche – a loro agio nei panni di Cupido – si convincono che Sara ed Emiliano siano destinati stare insieme.          
Proprio quando tutti i tasselli sembrano muoversi nella giusta direzione, ecco che arriva l’ennesimo colpo di scena. La presenza al convento del suo amico di infanzia, Marco, porta Sara ad un ricordo sconvolgente sul suo passato: il bambino che ha partorito quando aveva soli 18 anni  – che lei crede sia la bambina nata morta, in verità figlia di Luisa – è il frutto di uno stupro di cui è stata vittima ad una festa.

Lo shock è tale che la ragazza si mette al volante in piena notte – dopo aver assunto una dose eccessiva di tranquillanti –  e finisce per fare un terribile incidente, in cui rimane coinvolto anche Elia, nascosto in auto a sua insaputa. Per fortuna, dopo un grande spavento, entrambi riescono a sopravvivere all’accaduto.           
Tornata in convento, Sara scopre finalmente di essere la madre di Elia: nonostante le brutali dinamiche che hanno portato alla nascita del piccolo, la ragazza è pronta ad accoglierlo nella sua vita. È proprio con questo gesto di infinito amore che Suor Teresa decide di tornare sui suoi passi: la donna contatta il vescovo, invitandolo così a ripensare alla decisione su Azzurra. Pochi istanti prima della cerimonia di vestizione, Emiliano e Sara si confessano, finalmente, i loro sentimenti l’uno per l’altra.

Cosa ci è piaciuto e cosa no del finale di stagione

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Come scritto in precedenza, gli autori di Che Dio ci aiuti sono riusciti abilmente a chiudere tutti i conti rimasti in sospeso, senza troppa fretta di arrivare al finale. Ma andiamo con ordine.      
Il plot twist sull’identità della vera madre di Elia è stato davvero un colpo di genio, costruito minuziosamente episodio dopo episodio. Una storia di violenza ma anche di amore, che commuoverà persino i cuori più resistenti – quanti fazzoletti avete consumato? – anche grazie alla straordinaria chimica tra Federica Pagliaroli e il piccolo Valerio Di Domenicantonio.      
A funzionare benissimo in questa serie è lo sviluppo del personaggio di Azzurra. Da spalla di Suor Angela a protagonista assoluta: la donna ne ha fatta di strada dalla ragazza capricciosa ed egoista che era nella prima stagione. Francesca Chillemi è riuscita ad accogliere l’essenza di Suor Angela, facendola sua, ovvero senza cambiare i suoi tratti caratteristici: le battute fuori luogo, la contagiosa allegria e, più in generale, il suo essere “sgangherata”. Complici di questa magnifica trasformazione, sono le potenti riflessioni di cui Azzurra si fa portavoce nei momenti più difficili ed intensi dello show. Riflessioni accompagnate dalle ormai iconiche musiche di Andrea Guerra.

Ad essere meno convincente è il percorso – inverso, se vogliamo – di Suor Teresa in Che Dio ci aiuti 7. La Madre Superiora, interpretata da Fiorenza Pieri, ha impiegato diversi episodi a farsi amare dal pubblico: da “capo convento” rigida e intransigente, ad effettuosa zia di Elia. D’altra parte, di fronte alla verità su Sara, Suor Teresa compie un notevole balzo all’indietro nella sua evoluzione, diventando a tutti gli effetti la villain del finale di stagione; peggio di lei c’è solo Corinna!       
Se da un lato è accettabile la spiegazione che Suor Teresa fosse davvero prevenuta nei confronti di Sara poiché rivedeva in lei la sorella Luisa, d’altro canto quale donna può sentirsi in diritto di privare un’altra donna della maternità solo per una sua personale visione del mondo? È un gesto orribile quello compiuto dalla Madre Superiora nei confronti di Sara, e rimane ingiustificato anche se la donna era all’oscuro delle modalità con cui la ragazza era rimasta incita in giovane età.

Quando l’amore nell’aria è troppo (e tossico)

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Una caratteristica di Che Dio ci aiuti che negli anni non è mai cambiata è quella di una ingombrante componente amorosa. Anche quest’anno il Convento degli Angeli Custodi è stato dimostra di nuovi amori: quello tra Sara ed Emiliano, e tra Ludovica e Ettore. Le dinamiche sono più o meno sempre le stesse: tanta attrazione, un grande ostacolo (Corinna per Sara, la madre per Ludovica) e il lieto fine. Insomma, niente che non potessimo prevedere e, proprio per questo motivo, la formula stufa.  
A questo proposito si può affermare con ragionevole certezza che lo show non superi il Bechdel Test, ovvero un metodo di indagine ideato nel 1985 dalla fumettista Alison Bechdel, volto a verificare se un’opera contenga almeno due personaggi femminili che parlano tra loro di un qualsiasi argomento che non riguardi un uomo. Nonostante questa tipologia di test non sia esaustiva, avendo un carattere puramente quantitativo, ci viene in soccorso per analizzare più lucidamente questo aspetto di Che Dio ci aiuti 7.

Avete notato che la maggioranza – se non la totalità – dei discorsi di cui parlano tra di loro le amiche ospiti del convento riguardino un loro interesse amoroso? La conferma di questa inclinazione arriva persino nell’ultimo episodio, quando al commento di Sara sul perché debbano parlare sempre di ragazzi, Catena risponde: “siamo tre ragazze, di cosa dovremmo parlare?”. Di sogni, di aspirazioni, per fare degli esempi. Soprattutto alla luce del fatto che i modelli maschili presenti nella serie non siano proprio dei maestri di vita da imitare: traditori, indecisi cronici, padri di famiglia.          
Insomma, è tempo che la Rai si apra a nuove tipologie di racconto: basta con questi amori tormentanti fatti con lo stampino. Abbiamo bisogno di nuove storie in cui identificarci.

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Che Dio ci aiuti 7: conclusione e valutazione

Che Dio ci aiuti 7 riesce a portare a termine il compito che si era prefissata: fare affezionare il pubblico a nuovi personaggi e, soprattutto, ad una nuova protagonista, dopo l’addio di Elena Sofia Ricci. Se, indubbiamente, alcune storie avranno bisogno di nuove idee e spunti più originali, ad alzare qualitativamente la serie rispetto ad altri prodotti simili, sono le musiche di Andrea Guerra e le riflessioni scritte appositamente per Azzurra, che raccoglie il testimone di Suor Angela.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.4

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