Che talento Clara Desseau! Origini e carriera dell’attrice di Legenden -L’infiltrata
Tutti i ruoli di Clara Desseau prima di Legenden-L'Infiltrata: ecco chi è e cos'ha fatto l'attrice
Clara Dessau, attrice protagonista della serie TV di successo uscita su Netflix, Legenden – L’Infiltrata, non arriva dal nulla: è una di quelle attrici che crescono a partire da set piccoli e produzioni indipendenti. Non a caso, l’attrice si è divisa molto tra la Danimarca e il resto d’Europa, arrivando un passo per volta a interpretare quella che oggi è (l’amatissima) Tea in Legenden – L’Infiltrata (2025), ruolo che la proietta finalmente in un grande successo (dalle atmosfere fin troppo nordiche).
Ma chi era davvero l’attrice prima di Legenden? Sappiamo che il suo percorso inizia con Lover (2020–2021), una miniserie composta da otto episodi, dove due giovani a Copenaghen perseguono una vita perfetta attraverso le droghe per fuggire dal quotidiano, ma la dipendenza e le conseguenze finiscono per prendere il sopravvento. Clara Dessau appare come parte del cast (nel ruolo Mikka in alcuni episodi) nel corso della serie. È grazie a questo prodotto, che vi consigliamo di recuperare, che s’inizia davvero a osservare la base su cui l’attrice ha fondato il suo modo di recitare, attraverso un controllo magistrale del corpo e del linguaggio fisico. Il 2021, poi, è l’anno in cui compare per la prima volta in un cortometraggio (Én svale gør ingen sommer), dove veste i panni della silenziosa Selma, che ricorderà alla nonna Adda la sua giovinezza e i sogni mai realizzati, fungendo da catalizzatore per la svolta interiore di quest’ultima.
Gli anni della “transizione” di Clara Desseau prima di Legenden – L’infiltrata

Il 2023, invece, è più denso. L’attrice, infatti, partecipa ad Aquari, ancora in un corto — Marta — e poi in una produzione più riconoscibile, un episodio in Carmen Curlers. In questo caso entra in qualità di guest star, e si dimostra comunque un grado di non perdersi tra i protagonisti. Nello stesso anno, inoltre, interpreta Patricia in un episodio di Loro uccidono – Nel buio della mente. Si tratta di un frammento in una grande produzione, ma resta un crime nordico che pone le basi vere e proprie di Legenden – L’Infiltrata, grazie ai contorni cupi e senza via d’uscita che incastrano lo spettatore scena dopo scena. Ambientata nei sobborghi di Copenaghen, la storia segue l’ispettore Jan Michelsen che da sei mesi indaga sulla scomparsa di una diciassettenne, Julie, mentre un’altra ragazza sparisce misteriosamente e le tracce sembrano collegarsi tra loro.
Accanto a lui arriva l’ex-profiler Louise Bergstein, chiamata a dare un contributo psicologico all’indagine e presto emerge l’ipotesi di un serial killer. Nel 2024, invece, l’attrice porta nel suo curriculum tre lavori che vanno recuperati perché segnano un’ascesa nel vero senso del termine: Duty Free (dove interpreta Kaisa) ed En anden uden mig – Unfold. Se Duty Free è ancora effettivamente acerbo e a tratti poco credibile a livello di trama, En anden uden mig (voto altissimo, 8.9) cambia del tutto registro. La mimica stessa dell’attrice risulta controllata, tutto avviene sotto la pelle, con una sensibilità atipica che mostra tutta la profondità di Clara Desseau. In Unfold l’energia è più viscerale, ed è soprattutto per merito suo che, guardandola, capisci perché Netflix l’abbia scelta: non ha paura di non piacere, e questo è un superpotere raro nel mondo del cinema.
La Clara Desseau che non ti aspetti con la serie TV Netflix Legenden – L’Infiltrata

Infine, nel 2025, la svolta definitiva: Legenden – L’Infiltrata, dove Clara Desseau si infiltra come gioielliera per smontare un’intricata rete criminale. Un lavoro che è tensione psicologica pura a causa del doppio binario morale che Tea (Clara) si ritrova ad affrontare. Non è un personaggio semplice, bensì una donna che cammina sul bordo di sé stessa senza sapere mai che cosa troverà lì sotto. La verità è che tutta la serie sembra costruita intorno al suo volto. Non a caso, guardare Clara in scena è fastidioso e magnetico insieme: vuoi capire costantemente cosa pensa, ma lei non te lo concede, grazie alla sua
forma di “invisibilità studiata”. C’è da dire che, anche se prima di Legenden tutto sembra laterale (e in qualche modo minore), recuperare tutto ha senso, perché è lì che l’attrice ha imparato il suo metodo di recitazione. Se guardiamo oggi quei lavori — Lover, En anden uden mig— capiamo facilmente quanto la traiettoria fosse tracciata.