Dudes: recensione della serie TV su Netflix
Riusciranno gli "eroi" squinternati di Dudes a uscire dalla loro crisi esistenziale?
Regia - 0.4
Sceneggiatura - 0.4
Fotografia - 0.3
Recitazione - 0.3
Sonoro - 0.3
Emozione - 0.4
0.4
Dudes (il cui titolo originale è Alphamännchen), lanciato su Netflix il 2 ottobre 2025, è la serie di cui non sapevamo ancora di avere bisogno. Commedia tedesca che mescola una profondissima riflessione sociale sui ruoli maschili contemporanei a toni freschi e spensierati, Dudes si dimostra capace di distribuire in maniera magistrale tutto il suo potenziale in soli otto episodi dove quattro amici di vecchia data – Ulf, Andi, Cem ed Erik – arrivati alla soglia dei quarant’anni, affrontano una crisi esistenziale. Le certezze costruite in passato crollano sotto il peso dei cambiamenti sociali e culturali. I modelli maschili dominanti non reggono più, lasciando spazio a insicurezze e vulnerabilità. Sarà, infatti, proprio un seminario di crescita personale a rimettere in discussione le proprie convinzioni. Il tema centrale della serie è il passaggio dall’uomo considerato tutto d’un pezzo a una sua versione più vulnerabile e consapevole delle proprie fragilità.
Dudes: l’adattamento tedesco di Machos Alfa che insegna il cambiamento

Di fondo, la forza di Dudes consiste nella coesistenza di due elementi -che, di solito, rischiano di prevalere l’uno sull’altro se non ben dosati-, ossia commedia brillante e introspezione sociale. Nonostante il confine tra questi due punti sia così labile, l’analisi della mascolinità contemporanea che la serie mette in atto ha dell’incredibile e ci riporta ai tempi della spagnola Machos Alfa (presente su Netflix con le sue tre stagioni), di cui risulta essere l’adattamento tedesco. Inoltre, la regia di Jan-Martin Scharf e Tobi Baumann e la sceneggiatura scritta da Arne Nolting, Tanja Bubbel e Fabienne Hurst, risultano perfettamente in grado di non far scadere la serie in qualcosa di già trito e ritrito, come è capitato di recente in molte delle comedy nel catalogo Netflix. Al contrario, la struttura narrativa di Dudes si concentra sull’esplorazione -in alcuni tratti- più umana che umoristica di cosa significa essere uomo quando il contesto sociale cessa di essere quello che ci si aspetta, evitando quindi di ritrovarsi nel ruolo di “reliquia”.
Da un lato abbiamo Ulf (Tom Beck), il professionista rimpiazzato, dall’altro Andi (Moritz Führmann), il marito sotto pressione ed Erik (David Rott), Il monogamo messo alla prova. Infine, ultimo ma non per importanza, Cem (Serkan Kaya), il single perso nel caos degli appuntamenti che capisce a fatica che strada imboccare. Ironicamente, è la decostruzione della loro mascolinità, personaggio dopo personaggio, intoppo dopo intoppo, a rendere Dudes un vero e proprio successo per la piattaforma streaming. Allo stesso tempo, a rendere ancora più incisivo il racconto contribuisce il cast femminile, tutt’altro che marginale: Mona Pirzad, Franziska Machens, Marleen Lohse, Jaëla Probst e Valentina Leone incarnano figure fondamentali per la crescita dei protagonisti. Le loro presenze non si limitano al ruolo di “spalle” ma introducono nuove prospettive sulle relazioni e sugli equilibri tra generi, mostrando come anche le donne si trovino a fare i conti con gli stessi stereotipi che la serie mette a nudo. In questo modo, Dudes riesce a restituire un panorama completo delle dinamiche di coppia e sociali nella Germania di oggi.
Dudes: valutazione e conclusione

La serie si inserisce in un discorso ben più ampio che viene portato avanti soprattutto dalle nuove generazioni: interrogarsi su cosa significhi ridefinire la mascolinità nel XXI secolo. È un percorso che smonta con ironia e lucidità i vecchi modelli patriarcali (facendo felici le femministe), riproponendo la sensibilità al tema in chiave tedesca attraverso l’inserimento di strutture più vicine alla cultura mitteleuropea. Dal punto di vista tecnico, la regia di Scharf e Baumann sceglie un linguaggio visivo dinamico e moderno: montaggi rapidi, uso della musica pop contemporanea e dialoghi serrati che mantengono costantemente alto il ritmo narrativo. Eppure, proprio nei momenti in cui la commedia sembra prendere il sopravvento, la serie è capace di virare su registri più intimi, regalando al pubblico attimi di autentica empatia.
Non va sottovalutato nemmeno il contesto in cui Dudes arriva sulla piattaforma. Il pubblico europeo di Netflix si dimostra sempre più interessato a produzioni locali che parlano di temi vicini alla vita quotidiana, lontani dalle logiche dei grandi blockbuster internazionali. In questo senso, la serie tedesca rappresenta un tassello importante della strategia del colosso dello streaming: investire in storie capaci di viaggiare oltre i confini nazionali pur mantenendo un’anima profondamente radicata nella cultura d’origine. Il risultato? Una commedia intelligente, a tratti spietata, che non teme di mettere in discussione la nostalgia per un passato ormai impraticabile e che offre, allo stesso tempo, un ritratto ironico e disarmante dell’uomo contemporaneo. Proprio per questa sua capacità di unire il divertimento alla riflessione sociale, Dudes si candida a diventare una delle sorprese più rilevanti del catalogo Netflix 2025.