Alice in Borderland 3: spiegazione del finale della serie TV Netflix
Alice in Borderland 3 si è conclusa lasciando lo spettatore tra colpi di scena e nuovi interrogativi. Ecco la spiegazione del finale
La terza stagione della serie Neflix Alice in Borderland, si conclude con un finale dolceamaro e una serie di rivelazioni che ci hanno lasciati con il fiato sospeso. Le vicende di Arisu e Usagi sembrano essersi finalmente concluse con un epilogo positivo e ricco colpi di scena, ma lasciando i fan con altrettante domande sul futuro della serie. La terza stagione riprende subito dopo il colpo di scena finale della seconda: Arisu e Usagi sembrano essere tornati alla normalità, dopo essere sopravvissuti ai giochi di Borderland ma nessuno dei due sembra ricordare le esperienze vissute nello strano mondo.
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La comparsa del Joker nel finale della stagione 2 pone numerosi interrogativi che vanno ben al di là dei giochi-puzzle: la carta del Joker porta con sé la promessa di nuovi inizi, nuovi giochi, che spostano il baricentro della serie verso interrogativi etici e morali più profondi. Manipolati dal ricercatore Ryuji, Arisu e Usagi e tornano nel Borderland con bilanci emotivi e dilemmi che non sono più solo personali. La posta in gioco ora si fa alta, non più legata alla sopravvivenza, ma alla decisione di che cosa valga la pena restituire alla realtà.
Alice in Borderland 3: la spiegazione del finale

Nel finale della terza stagione, Arisu si trova davanti ad una scelta defintiva: sacrificarsi per gli altri o tornare alla “realtà”. L’ultima partita vede il culmine della tensione di questa stagione: il gioco Possible Futures, ambientato in una griglia di sedici stanze, i giocatori hanno a disposizione dei punti per aprire delle porte, le quali mostrano un possibile futuro, positivo o negativo che sia. Esaurire i punti per loro, significa morire. Arisu si trova davanti alla possibilità concreta di abbandonare gli altri o di sacrificare la propria possibilità di “ritorno” per garantire a Usagi e ai suoi compagni un’esistenza al di fuori di Borderland. Arisu non è più soltanto un sopravvissuto reattivo: egli sceglie attivamente il sacrificio, ribaltando la dinamica del giocatore come pedina.
Ma la soluzione non è un semplice happy end: la realtà che dovrebbe accoglierli si mostra come un simulacro. La città implode o si trasforma in una versione allagata e rovinata, un’ultima illusione che rimette in discussione la diegesi stessa. Borderland si rivela non solo un’arena fisica ma uno specchio delle paure e delle possibilità. La città “reale” che si mostra come frammento o come falso ritorno, mette in luce il tema del doppio e dell’inautenticità. I giochi non sono più semplici prove di sopravvivenza, ma micro-narrazioni che testano l’identità ponendoci una domanda: chi sei quando ti viene chiesto di rinunciare a tutto?
Di fondamentale importanza è la figura del Watchman (l’Osservatore), un uomo che offre ad Arisu una scelta definitiva, una guida per le anime verso l’altro mondo. Arisu tuttavia, si ritrova a pescare due carte, entrambi dei Joker, scegliendo come opzione di tornare alla vita reale. Quando Borderland offre la possibilità di “vincere”, la vittoria è ambigua, perché ciò che viene restituito non è la normalità, ma una realtà rimaneggiata che obbliga lo spettatore a porsi domande sul valore dell’esperienza vissuta dentro il gioco. La stagione si conclude con il ritorno nella città di Tokyo, lasciando lo spettatore con un apparente dolce epilogo. Tuttavia, l’epilogo in un diner di Los Angeles, dove vediamo comparire una cameriera di nome Alice, apre la strada a nuove possibili interpretazioni, lasciando lo spettatore con la prospettiva di un nuovo inizio.
Alice in Borderland e il futuro della serie: cosa possiamo aspettarci?

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Con la terza stagione, Alice in Borderland ha confermato il suo successo globale. Attualmente, non ci sono ancora conferme da parte di Netflix di una possibile quarta stagione della serie e in molti si sono chiesti se ci dovesse essere una possibilità di un remake o un continuo americani.
Tra scelte morali, artifici diegetici e un ultimo indizio ambientato a Los Angeles, il capitolo finale lavora più per amplificare i temi della serie che per dare risposte nette. Il finale lascia intenzionalmente delle porte aperte, con scenari esterni e suggerimenti di espansione geografica o temporale, con nuovi personaggi chiave introdotti. Fonti di settore e interviste al cast e creatori suggeriscono che siano in circolo idee per possibili stagioni future o per spin-off, incluso l’ipotetico sviluppo di archi narrativi che coinvolgerebbero i discendenti o l’espansione del concetto di Borderland in altri contesti, ma per ora si tratta di possibilità non confermate.