L’ospite: recensione della serie tv Netflix
L'ospite sarebbe potuto essere il guilty pleasure del periodo, invece è un racconto che si aggroviglia su se stesso.
Nel mezzo della crisi del suo matrimonio con Lorenzo, candidato procuratore generale, e della lotta della figlia Isabela contro la dipendenza da metanfetamine, Silvia riceve una visita inaspettata da Sonia, una donna che aveva incontrato durante un viaggio da sola. Questa è la miccia che dà inizio alla serie tv L’ospite (La Huésped) – entrato nel catalogo Netflix il 24 settembre 2025 -, show, creato da Lina Uribe e Dario Vanegas, composto da venti episodi che indaga ed esplora i confini tra desiderio e distruzione, sfidando etichette e moralismi.
L’ospite: un gioco pericoloso tra manipolazione, erotismo e tensione

Silvia (Laura Londoño) vuole a tutti i costi mettere insieme i cocci del suo matrimonio con Lorenzo (Jason Day), nonostante i tradimenti, il periodo difficile della figlia e il suo viaggio, durante il quale ha incontrato Sonia (Carmen Villalobos) che improvvisamente irrompe nella loro casa e quindi anche nella loro vita. Potremmo dire anche nella loro coppia, infatti la donna bussa alla porta, nel bel mezzo di un temporale, interrompendo un amplesso appassionato. Non è un caso, Sonia è questo nell’esistenza di Silvia, l’ha messa in crisi, ha fatto crollare le sue certezze e si è fatta strada tra le fragilità di una moglie che ha scoperto i tradimenti del marito.
Sonia chiede aiuto e si infila in quella famiglia, usa il pretesto della vita traumatica e violenta, della fine della relazione col compagno ma le sue intenzioni sono altre: distruggere. Silvia? Lorenzo? La loro famiglia? Lo spettatore lo comprenderà a poco a poco.
Sonia è il centro di questa serie, serpeggia tra persone e cose seducente e insinuante, è ambigua, manipolatrice, sa come giocare e lo fa bene. Si muove con sensuale delicatezza dimostrando vicinanza invece vuole solo vendicarsi. Come tutte le femme fatale, è disposta a qualsiasi cosa per vincere. La sua relazione con Silvia è fondamentale per il corso della serie, come una marea si muove e vive, respira e scuote.
L’ospite è un gioco di manipolazione, ossessioni e segreti che gradualmente vengono alla luce. Con un ritmo serrato e colpi di scena inaspettati, la serie intreccia dramma e suspense.
Ritmo lento, fin troppo per raccontare le storie di una famiglia

L’ospite procede in maniera lenta eppure ha una narrazione densa, a tratti anche troppo, in cui la tensione psicologica è altissima tanto quanto quella erotica. Gioca con l’eccesso, sa essere melodrammatica, “patetica” addirittura, tutti i personaggi portano la propria storia che tormenta la tranquillità di una famiglia in maniera totale e profondissima. Silvia, Lorenzo e Sonia piangono, urlano, si desiderano, tramano, fanno ogni cosa che è in loro potere per salvare e distruggere gli altri.
Questo essere umanissimi a livello massimo dovrebbe portare in qualche modo ad essere vicini a loro, invece non accade ciò. Silvia si mostra comprensiva all’inizio della serie, ma il suo continuo ignorare il pericolo diventa esasperante. C’è Lorenzo nei panni di un marito inaffidabile, di un uomo che lotta duramente per proteggere la sua famiglia, che cerca di aiutare una figlia che ha sbagliato. Sonia è il mistero, l'”ambiguo”, è l’incognita che dovrebbe essere, è un buon personaggio ma con più logica sarebbe stata ancor più incisiva. Nessuno di loro appare complesso. Quella che dovrebbe essere una intricata indagine su una mente si trasforma in un palese melodramma deformato.
L’ospite: valutazioni e conclusione

L’ospite sarebbe potuto essere il guilty pleasure del periodo, invece è un racconto che si aggroviglia su se stesso e aggiunge trame a una storia già ricca di fila. Uno dei problemi innegabili è la lunghezza della stagione, venti episodi in cui i personaggi rivivono gli stessi errori e segreti del passato recente e del presente che si accumulano, diventando una massa informe che si avviluppa attorno alla famiglia e a Sonia. Il risultato? Una serie che dovrebbe essere compatta e ricca di suspense è alla fine fragile.