La strada stretta verso il profondo Nord: recensione della miniserie

La strada stretta verso il profondo Nord è una serie struggente e romantica, un'instantanea dopo l'altra di un'epoca e di come questa abbia suggestionato e "manipolato" l'intera esistenza di un uomo.

L’attesa miniserie La strada stretta verso il profondo Nord, con protagonista Jacob Elordi, arriva su TIMVision a partire dal 18 settembre 2025. Divisa in cinque episodi e basata sul romanzo di Richard Flanagan, la serie racconta la vita e la storia di un amore proibito, del medico da campo Dorrigo Evans, volto di Jacob Elordi da giovane e di Ciáran Hinds da adulto, concentrandosi sul periodo della Seconda Guerra Mondiale e sugli ultimi anni di vita di Dorrigo, noto chirurgo ed eroe di guerra. Oltre ad Elordi e Ciáran Hinds del cast fanno parte anche Odessa Young, Simon Baker, Olivia DeJonge, Heather Mitchell, insieme a moltissimi altri. Scritta per il piccolo schermo da Shaun Grant La strada stretta verso il profondo Nord è diretta a Justin Kurzel.

Quando la testimonianza è ostica, impegnativa e dolorosa da dover guardare

La strada stretta verso il Nord - cinematographe.it

La strada stretta verso il profondo Nord è una serie coinvolgente, romantica e drammatica. Ed è capace di catturare l’attenzione in ognuno dei tre periodi storici che indaga. È il ritratto di un uomo devastato da frammenti indelebili che lo riportano prigioniero dell’esercito giapponese, è il racconto di una storia d’amore fatta di baci fugaci e impulsi tenuti a freno, esplosi poi con tutta la sensibilità, l’attrazione e le trascinanti sfumature di ciò che, tra inganno e tradimento, è fuori dal proprio controllo. Ma di come tutto, passato e futuro, perda di senso, significato e importanza, di fronte allo mostruosità della guerra. In particolare di quello che Dorrigo e l’esercito americano hanno vissuto in un campo di prigionia giapponese tra la Thalandia e il Mynamar, ex Birmania; dove venne costruita una ferrovia, lunga 415 chilomentri, tra il 1940 e il 1945.

Una colonna sonora perturbante inonda scene, sequenze e puntate, a rappresentare quanto disturbanti e invasivi siano i ricordi della guerra. E quanto durante il conflitto, fossero salvifici quelli dell’amore. Gli occhi del Dorrigo di Jacob Elordi sono rapiti, attratti e trasognati da quello che la figura di Amy suscita in lui. Poi affranti, amareggiati, pieni di tristezza e dolore. Dove neanche la gioia di un amore stroncato sul nascere avrebbe potuto riportare luce. Il dramma della guerra, gli stenti e la fame patiti nella Thailandia più selvaggia e primordiale, dove migliaia di prigionieri hanno perso la vita in quella che è diventata nota come la Ferrovia della Morte. I corpi di quegli uomini appaiono oppressi, vessati e torturati; straziati dai morsi della fame, dai segni di malattie sconosciute, da ferite di sevizie e torture, sporchi di fango e terra, di sangue rappreso dopo che piante e alberi esotici erano lame taglienti al loro passaggio. 

La strada stretta verso il profondo Nord: tutto ciò che non c’è e che rimane dopo la guerra

La strada stretta verso il Nord

Il Dorrigo di Elordi è un medico da campo sottratto a una parte dei lavori forzati, che vede morire giorno dopo giorno amici e compagni che non riesce a curare. Mancano medicinali, acqua e cibo, ognuna delle condizioni primarie per curare chiunque, non esistono. E le richieste, le suppliche, i tentativi di ritrovare l’umanità dove sembra che essa non ci sia mai stata, non servono a nulla. Si soffre a vedere i sintomi della malnutrizione, gli spasmi di un malessere, le patologie di un esaurimento. Perché poi al dolore fisico, si aggiunge quello psicologico. E mentre Dorrigo cerca di salvare più persone possibili, non ha mezzi né strumenti per farlo e la morte sembra perseguitarlo. Sempre più spesso la domanda è una sola. Sopravvissuto alla guerra, si può tornare alla vita? La serie sembra rispondere di no,

L’unico modo per farlo è la testimonianza, la memoria, l’importanza di poter raccontare, un giorno, cos’è accaduto in quei luoghi. Cosa si nascondeva tra quella fitta incredibile vegetazione, spesso avvolta da nebbie dense, oltre la quale non si vede nulla. Trafitti da venti umidi che frastagliano alberi e rocce, pungendo e ferendo, ancora, quei corpi dove non c’è più spazio per altri presagi di morte. La ferrovia oggi nota come Siam-Birmania è stata simbolo di desolazione, atrocità e violenze inimmaginabili, diventata negli anni un museo a cielo aperto chiamato Hellfire Pass, che deriva dall’aspetto infernale di quanto accaduto. Il Dorrigo di Ciarán Hinds appare come un uomo intrattabile, indurito da qualcosa che non riesce ad esprimere. E solo nel corso della serie diventa comprensibile come si tratti di qualcosa che non si può neanche descrivere. 

Il coraggio e l’importanza di rappresentare e rimarcare quanto ciò che viene raccontato non sia finzione

La strada stretta verso il Nord

La serie mostra, con chiara ostinazione, accentuando tutto ciò che a volte è difficile continuare a guardare, perché ad alcune crudeltà non c’era davvero fine. Persiste continua, quasi ribadendo e sottolineando cosa voleva dire lavorare tra le fiamme, tra i rumori, i disagi e la fatica che, giorno e notte, aumentava. Insieme alla privazione dei bisogni primari e poi dei diritti umani. Viene poi mostrato tutto ciò che negli anni passati, prima della guerra, riusciva a dipingere un sorriso sul volto di Dorrigo, a provocare un emozione, a fargli raggiungere quell’inafferrabile sensazione di felicità o quell’immaginaria impressione che il tempo si fosse fermato e contasse solo quell’istante. Ma ognuno di quegli attimi che il personaggio di Dorrigo ricorda, per sopportare quelle fitte emotive, fisiche e psicologiche a un certo punto, non bastano più.

L’amore proibito vissuto con tutta la spontanea spensieratezza di un colpo di fulmine, con l’intrepida adrenalina di essere scoperti, di avere sempre troppo poco tempo per vivere quel legame che capita una volta nella vita, cercando di dimenticarsi che un giorno sarebbe finito. Entrambi si sono incontrati troppo tardi, quando ognuno aveva una vita lontano dall’altro. Ma quel giorno che entrambi sapevano sarebbe arrivato, in cui Dorrigo parte per la guerra, per lui è anche l’inconscio inizio della fine, perché al ritorno, né il ricordo di Amy né la speranza di potersi un giorno rivedere, avrebbe cambiato qualcosa. O comunque non ci è dato saperlo. La serie è attenta agli effetti di quella che è stata la vita del protagonista: l’amore, la guerra e il suo animo che, sempre più inquieto, l’ha portato a un rifiuto dell’empatia per chi quel conflitto non lo conosce. 

La miniserie australiana diventa sempre più sentimentale, profonda, sofferta e cruda

La strada stretta verso il Nord

La strada stretta verso il profondo Nord traccia tutte le tappe di quel percorso che ormai vive dentro Dorrigo, che rivive ogni giorno, ogni ora e ogni minuto. I mesi di prigionia partono in un modo che sembra sopportabile, vivibile, preda del nemico, ma non per questo stillato di disumanità. Ma a quello si sostituiscono lavori forzati dove il riposo viene punito con orrore e spietata malvagità. Umiliazioni che mettono gli uni contro gli altri. Condizioni disumane che fanno di ogni movimento e ogni lavoro prima attuabile, un qualcosa di inconcepibile, di impossibile, di oltre ogni qualsiasi possibilità. Le dimostrazioni di cosa gli aguzzini sono capaci di fare, traumatizzano e devastano gli stessi aguzzini.  Anche i carnefici distolgono lo sguardo di fronte a quello che i propri superiori, i quali davvero sembrano senz’anima e senza cuore, sono pronti a fare per svelare fin dove si possono spingere. E cosa accade a chi disobbedisce. Che esso sia al limite, provato da ferite e malattie, denutrito e incapace di stare in piedi. 

La narrazione di La strada stretta verso il profondo Nord è fluida, mutevole, appassionante e dolorosa. Cambia nel corso delle puntate, così come è la trasformazione del personaggio protagonista. La recitazione di Elordi è espressiva, comunicativa e intensa, punto d’inizio e di metamorfosi per quello che diventerò Ciáran Hinds, bloccato nei ricordi, incapace di andare avanti, di trovare la gioia, la bellezza o l’apparente serenità in qualcosa. Brusco, ruvido e scostante, che nella giungla della Thailandia ha smesso di vivere. E che continua a farlo per l’importanza della memoria, di coloro che non ci sono più e che, come lui, hanno patito l’inferno. Non si tratta di giustizia o vendetta. La strada stretta verso il profondo Nord parla di memoria, di attestazioni dirette di chi era lì. E sul continuo intreccio tra passato e presente si sviluppa tutta la storia.

La recitazione dei due attori che interpretano il protagonista in due momenti diversi della vita

La strada stretta verso il Nord

Il Dorrigo di Ciáran Hinds ricorda e rivive ciò che ha vissuto il Dorrigo di Elordi: quello che credeva essere amore, quello che ha scoperto esserlo davvero e quello che è stato capace di distruggere tutto. In questi continui flashback si snoda l’evoluzione del personaggio e delle figure secondarie, tratteggiate con cura, nonostante siano appena abbozzate, narrate nella loro connessione con il personaggio protagonista. Con un’interpretazione, in particolare quella di Elordi, davvero impressionante. L’intero cast dà al proprio ruolo la giusta intensità, con performance significative, eloquenti ed efficaci. Alle passioni, l’ardore, lo slancio e il trasporto del passato subentra poi la rigidità, la durezza, l’austerità e la freddezza del presente.

La strada stretta verso il profondo Nord: valutazione e conclusione

La strada stretta verso il profondo Nord

La strada stretta verso il profondo Nord è una serie struggente e romantica, un’instantanea dopo l’altra di un’epoca e di come questa abbia suggestionato e “manipolato” l’intera esistenza di un uomo. La regia esplora, descrive e racconta la personalità di un uomo, la crudeltà della guerra e una storia d’amore. La cupezza di un mondo sull’orlo di quello che sarà il secondo conflitto mondiale è prima continuamente illuminata da barlumi di una luce arancione, di candele accese che portano luce, che riescono a non rendere il buio così oscuro e impenetrabile. Ma quelle stessa luce, dall’arancione passa al giallo, alla luce degli spari e delle esplosioni, al rosso del sangue che puntella braccia, gambe e spalle dei soldati prigionieri. Un chiarore che non riesce però a risplendere in quelle arcane tenebre che avvolgevano la giungla, dove il giorno era offuscato e nebuloso, la notte il cielo era nero e di fronte a sé l’oscurità più indecifrabile.

Le inquadrature, per quanto siano interessate all’ampiezza del luoghi: le onde che si infrangono sugli scogli, le folte chiome di alberi che sovrastano il campo di prigionia e la villa circondata da vetrate dove vive il Dorrigo di Ciáran Hinds, è sugli sguardi, sugli occhi e i volti che trasmettono sentimenti, esprimono pensieri e catturano tanto nella gioia dell’amore quanto nell’orrore della guerra. Dall’entusiasmo che arriva all’improvviso al terrore che immobilizza, dal sentimento che è trascinante alla paura di morire che tradisce valori e morale. La fotografia della serie si concentra su colori scuri, non freddi, ma caldi, a simboleggiare un contrasto continuo: passato e presente, prima e dopo la guerra, l’amore e l’odio, la gioia e il dolore. La giungla thailandese che è centro del racconto è esteticamente straordinaria e quelle riprese sarebbero un esercizio di estetica folgorante, ma sono luoghi di morte, distruzione e barbarie, e lì non si riesce a vedere nient’altro che quello.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.9

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