1670 – stagione 2: recensione della comedy polacca Netflix
La famiglia Adamczewski è tornata e più esilarante che mai: la recensione della stagione 2 di 1670 su Netflix.
La famiglia Adamczewski è tornata su Netflix con la stagione 2 di 1670. La comedy polacca è stata una delle rivelazioni sulla piattaforma di streaming: pur presentandosi come un period drama, la serie sceneggiata da Jakub Rużyłło ha saputo imporsi grazie al suo umorismo, la sua parodia della società nobiliare polacca e il suo stile da mockumentary. In questa seconda stagione, la famiglia di Jan Paweł Adamczewski (interpretato da Bartłomiej Topa), co-proprietario del villaggio di Adamczycha, viene coinvolta in avventure ancora più bizzarre. Si comincia con una vacanza in Turchia, dove il patriarca finge di essere un interprete per una mediazione di pace con conseguenze disastrose; si passa poi per un episodio che è una parodia de L’Esorcista, arrivando a citare The Witcher e sbeffeggiare il genere horror/fantasy. Tra le varie vicende familiari, gli altri componenti degli Adamczewski avranno i loro problemi sentimentali da gestire: Zofia (Katarzyna Herman) deve dimenticare un amore finito, Aniela (Martyna Byczkowska) è divisa tra amore e senso di responsabilità, Stanislaw (Michał Balicki) deve decidere se è giunto il momento di sposarsi, e infine Jakub (Michał Sikorski), pur essendo un ragazzo di chiesa, è sempre più orientato verso l’eredità di famiglia.
1670: la comedy polacca fa il salto di qualità, anche se perde un po’ del suo umorismo iniziale

La seconda stagione di 1670 mantiene lo stile del precedente capitolo, ma perde un po’ del suo umorismo iniziale. Le gag e le battute sono sempre assicurate, con un concentrato di dialoghi pronti e botta-e-risposte concrete e mai banali: ciò lo rende un prodotto esilarante, e in questa stagione osa andando ben oltre i suoi canoni. 1670 è molto più di un period drama poiché abbraccia un format moderno, a cominciare dai suoi personaggi femminili: Aniela è una giovane ribelle progressista, che preferisce pensare al futuro del suo paese piuttosto che all’amore, almeno fino a quando non si innamora (ricambiata) del contadino Maciej (Kirył Pietruczuk). Il loro legame continua anche nella seconda stagione ma è messo a dura prova dai doveri della nobiltà a cui Aniela non può sottrarsi. Zofia è anch’essa un personaggio femminile molto moderno: sotto l’aspetto di una fanatica religiosa si nasconde una donna fragile che ha sacrificato tanto nella sua vita per arrivare ad avere un titolo nobiliare.
La punta di diamante di 1670 è l’attore Bartłomiej Topa, una sorta di Steve Carell in The Office. Jan Pawel le prova tutte pur di piacere e di essere al centro dell’attenzione, e si sente molto sicuro di sé e della sua posizione di comando. Tuttavia, i risultati con cui tenta di far valere la sua posizione sono disastrosi, e molto spesso involontariamente ironici: è impossibile non innamorarsi del suo personaggio poiché è così umano, spontaneo e volutamente divertente. Come rimarcato prima, la scrittura è un punto di forza della serie polacca, e in questa stagione 2 di 1670 accetta di oltrepassare i canoni strutturali al favore di episodio surreali, come quello in cui si cita L’Esorcista e si prende in giro il fanatismo religioso dell’epoca. A causa degli intrallazzi amorosi, la stagione perde un po’ del suo umorismo che la caratterizza e talvolta sfocia nel dramma.
1670: valutazione e conclusione

Nonostante un leggero calo di qualità rispetto a una prima, briosa stagione, 1670 rimane un prodotto eccellente per Netflix. Lo stile del mockumentary, con i personaggi che infrangono la quarta parete e si rivolgono alla telecamera per raccontare le loro giornate, funziona anche applicato a una serie in costume. Si apprezza la sceneggiatura sempre di alto livello, sebbene mostri qualche forzatura drammatica, il cast, i costumi ben curati e la fotografia. 1670 ha tutte le carte in tavola per sfondare la barriera linguistica e affermarsi anche nel nostro Paese.