The Waterfront: recensione della serie TV Netflix

Tra faide familiari, paesaggi marini e crimini sepolti nel passato, la nuova serie firmata Kevin Williamson si tuffa nel crime con stile, ma non sempre con sostanza.

Netflix continua a pescare nel grande mare delle produzioni originali e con The Waterfront prova a fondere la tensione del crime con le atmosfere ovattate di un piccolo porto costiero americano. Un cast interessante, una regia esteticamente curata e una storyline che promette mari in tempesta: c’erano tutti gli ingredienti per un nuovo fenomeno da binge-watching. 

The Waterfront location - cinematographe.it

Il risultato, però, è più un’onda lunga che uno tsunami. La serie si lascia guardare, ma raramente morde davvero.

Trama in breve: tra mare, misteri e famiglie disfunzionali

Ambientata in una cittadina affacciata sull’oceano, The Waterfront segue la storia dei Buckley, che in città sono una vera istituzione. Possiedono, infatti, una fiorente attività ittica e gestiscono un ristorante popolare sul lungomare. Ma quando Harlan Buckley (Holt McCallany), patriarca dal pugno duro, si ritira dopo due infarti, tocca alla moglie Belle (Maria Bello) e al figlio Cane (Jake Weary) tenere insieme i pezzi.

I problemi economici iniziano a stringere il cappio e per salvare l’impresa (e i lavoratori), Cane prende una decisione estrema: trasportare droga con le barche della famiglia. Inizia così una discesa pericolosa in un mondo che non perdona. Intanto la figlia Bree (Melissa Benoist), in pieno percorso di riabilitazione, tenta di riottenere la custodia del figlio Diller (Brady Hepner), combattendo dipendenze e fragilità emotive.

The Waterfront location - cinematographe.it

Attorno a loro si muovono volti carichi di tensione e segreti: Shawn West (Rafael L. Silva), nuovo barista del locale con legami inaspettati con Harlan, Jenna Tate (Humberly González), giornalista con un passato sentimentale con Cane e Peyton (Danielle Campbell), moglie di Cane e parte silenziosa ma centrale del dramma familiare.
La trama in The Waterfront si snoda tra flashback ben inseriti, dialoghi serrati e una comunità chiusa dove nessuno è davvero innocente. Il risultato è un noir costiero, denso di tensione e umidità emotiva.

Una serie con potenziale che però resta ancorata alla riva

Diciamolo subito: The Waterfront è una serie ben confezionata. La fotografia punta su toni freddi e scenari evocativi che funzionano, il montaggio mantiene ritmo e tensione e il cast regge il peso della narrazione con dignità. 

Su tutti, ribadiamo, si fa notare Melissa Benoist, che riesce a restituire con autenticità la fragilità e il senso di colpa di Bree, un personaggio scritto con una certa rigidità ma arricchito da sfumature emotive nei momenti giusti. Jake Weary regala una performance solida nel ruolo di Cane, diviso tra il peso della responsabilità e la deriva morale. Menzione meritata anche per Maria Bello, che interpreta Belle con l’eleganza e la durezza di chi ha sempre retto la baracca dietro le quinte.

Il problema, semmai, è che The Waterfront sembra più interessata a costruire l’atmosfera che a far esplodere davvero la trama. I colpi di scena ci sono, ma raramente sorprendono. Alcuni personaggi restano bloccati nel ruolo di funzione narrativa: lo spacciatore redento, la madre rigida, l’ex con un segreto, figure già viste che avrebbero meritato una scrittura più audace. I dialoghi alternano intuizioni riuscite a passaggi più piatti, a volte eccessivamente esplicativi, come se temessero che lo spettatore non possa cogliere le sottotrame.

The Waterfront location - cinematographe.it

Curiosamente, l’ambientazione portuale e le inquadrature sul molo in The Waterfront riportano alla mente le atmosfere nostalgiche di Dawson’s Creek e non è un caso. Kevin Williamson, creatore della storica serie teen e di Scream, è anche il nome dietro The Waterfront, ma qui abbandona gli adolescenti alle prese con i primi baci per affondare nei drammi adulti. Dove Dawson’s Creek celebrava l’innocenza e le insicurezze dell’adolescenza, The Waterfront racconta un’America ferita, tra rancori familiari e verità taciute troppo a lungo.

C’è un’ambizione evidente di raccontare le contraddizioni profonde del nucleo familiare: quanto siamo disposti a sacrificare per proteggere chi amiamo? Quanto il passato definisce chi diventiamo? The Waterfront cerca di intrecciare temi come il peso dell’eredità familiare, la dipendenza, l’identità spezzata e il compromesso morale che nasce quando il bene comune si scontra con la legalità. È un racconto che parla di legami, sì, ma anche di confini, quelli che si superano per sopravvivere e quelli che si ignorano troppo a lungo.

The Waterfront: valutazione e conclusione

The Waterfront è un prodotto che intriga, soprattutto nei primi episodi, e che vanta una confezione visiva sopra la media. Ha il sapore delle serie estive da divorare in pochi giorni, complice un’atmosfera che alterna il mistero alla malinconia.
Peccato per una scrittura che, sebbene non sciatta, tende al già visto e si affida troppo spesso alla forza del cast per compensare i momenti meno ispirati. Non è la serie dell’anno, ma nemmeno da cestinare: è quel tipo di crime che non cambia la storia della TV, ma può tranquillamente tenere compagnia senza far pentire del tempo investito.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2
Recitazione - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3
Emozione - 2

3.2

Tags: Netflix