The Walking Dead: Daryl Dixon – stagione 2: recensione della serie TV

Alla fine si tratta sempre di The Walking Dead, ma il focus è un ritorno a casa.

La seconda stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon arriva a poca distanza dalla messa in onda in Italia della prima, datata 2 giugno 2025. È infatti il 23 giugno 2025 che i primi due episodi del secondo capitolo dello show AMC incentrato su Daryl verranno trasmessi su Sky Atlantic. Dal sottotitolo The book of Carol è chiaro come l’ultimissima scena della prima stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon era l’inizio di una doppia storyline. Ci sono infatti intere puntate dedicate a Carol che ripercorre i passi di Daryl nella speranza di sapere dove si trovi. Melissa McBride si aggiungerà quindi definitivamente al cast principale della serie, dove tornano ovviamente anche Norman Reedus, Clémence Poséy nei panni di Isabelle, Louis Puech Scigliuzzi nel ruolo di Laurent, Romain Levi nei panni di Codron, Joel de la Fuente che interpreta Losang, Eriq Ebouaney nei panni di Fallou, Laika Blanc-Francard che interpreta Sylvie e Anne Charrier nel ruolo di Genet. Si aggiungeranno poi al cast anche Nassima Benchicou, del gruppo di Losang e Manish Dayal, che aiuterà Carol nel suo viaggio verso la Francia. A poco tempo di distanza dalla scena conclusiva della prima stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon, troviamo Daryl ancora in Francia, che cerca di insegnare agli abitanti del Nido come combattere e difendersi, mentre intanto si prepara una mistica e inquietante cerimonia in onore di Laurent.

Location che rimangono impresse e un tributo all’architettura francese

The Walking Dead: Daryl Dixon 2

L’abbazia di Mont-Saint-Michel, che spunta dalla Manica e affaccia sulla costa della Normandia è il centro della seconda stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon. Tra mura, cuspidi e torri medievali l’Abbazia appare incantata e stregata al tempo stesso; un meraviglioso edificio che, chiamato il Nido, all’inizio della prima stagione era un porto sicuro, un traguardo di salvezza, l’inizio del ritorno a un mondo dominato dai vivi e non dai morti. Parte del secondo capitolo di Daryl Dixon si svolge tra le sale, i cortili e le costruzioni di una delle location più magiche e particolari dello show e che contrassegnano e sottolineano l’inconfondibile stile artistico dello spin-off su Daryl. Dall’architettura in stile gotico e romanico, su un golfo di granito, punto d’incontro di sabbie e maree, all’interno dell’Abbazia si snodano villaggi medievali, vicoli lungo i bastioni, chiese, chiostri, giardini circondati da colonne, con insenature sospese tra il mare e il cielo.

L’Abbazia di Mont Saint-Michel viene spesso ripresa dall’alto, circondata dalla nebbia, con lunghe inquadrature volte solo a mostrarne il fascino e lo splendore. Tra sequenze al tramonto, riprese diurne e notturne, fughe attraverso le strade di ciottoli, gli archi e i punti più nascosti tra un edificio e un altro, l’Abbazia è sempre presente, fissa, salda e inespugnabile. Come se non bastasse vediamo il Louvre, la Gioconda di Leonardo Da Vinci e l’attacco al celebre museo, dove scopriamo il passato di Genet. Una delle scene più strazianti, dove si racconta nuovamente la Francia invasa da zombi, lasciando ignari e inermi tutti coloro che, per la prima volta, si trovano di fronte a qualcosa di raccapricciante e assurdo, rendendosi conto che ora il vero rischio è quello di essere mangiati; divorati da chi ha ancora sembianze umane.

Dalla sigla a intere sequenze, la componente artistica è ormai un tratto distintivo di The Walking Dead: Daryl Dixon

The Walking Dead: The Walking Dead 2

Se la fotografia è ineccepibile, aiutata dall’arte europea che viene, con meticolosità, rappresentata in tutta la sua solennità e magnificenza, la regia si ritrova costretta ad essere più articolata, a muoversi in luoghi spesso stretti e angusti, costituiti da scale a ventaglio e casolari abbandonati. Si lotta spesso, vivi contro vivi e la malvagità, l’egoismo e l’apatia prendono il sopravvento su tutto. Gli occhi di Daryl e Carol sono sempre sospettosi, quelli di Laurent pieni di fiducia, ma l’esperienza non fa altro che insegnare come non si può davvero contare su nessuno, non più. C’è una sensazione di rammarico e afflizione quando si passa attraverso un villaggio dove gli zombi sono solo anziani morti di vecchiaia, che il personaggio di Theo conosce, chiama per nome, ricorda il loro lavoro. Si manifesta, rendendolo palpabile non solo chi, tra dolore e rabbia, si è quasi disumanizzato dopo che il mondo è finito.

Ma anche chi cercando di mantenere una parvenza di normalità, rasenta la follia, la bramosa necessità di non vedere, di far finta che anche quell’infezione mondiale diventi prima o poi solo un ricordo. Nella Francia post-apocalittica è più forte questo desiderio, basti pensare al Demimonde, il locale notturno che un tempo gestiva Quinn, allo stesso convento dove vivevano Isabelle e Laurent, alla coppia composta appunto da Theo e Didi. E a come invece Daryl e Carol siano stati abituati per anni a un altro tipo di sopravvivenza. Ecco che Laurent, e allo stesso modo Isabelle, hanno risvegliato in Daryl quello che a fatica ha tentato di ricostruire. Daryl e la sua evoluzione sono uno degli elementi più sorprendenti e forse inaspettati di The Walking Dead: Daryl Dixon. Per quanto la sua casa sia l’America e la sua famiglia sia lì, ciò che Laurent e Isabelle hanno riacceso in lui è qualcosa che porterà sempre con sé, qualcosa che lo ha cambiato e che, tenendolo lontano da chi amava, gli ha fatto capire quanto fosse l’affetto a legarlo a chi per anni credeva solo di dover proteggere.

Sempre The Walking Dead, ma con qualche inattesa differenza rispetto alla serie originale

The Walking Dead: Daryl Dixon 2

La seconda stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon si sposta anche in America, dove Carol cerca di raggiungere la Francia e trovare Daryl. Le stesse location francesi, oltre a Mont Saint-Michel e il Louvre mostrano campagne e luoghi abbandonati più simili a quella che è sempre stata l’ambientazione di The Walking Dead. Anche in questo caso però c’è una maggiore cura scenografica, con una serie di dettagli e varianti di zombi che rendono l’intera serie ormai folgorante sotto ogni aspetto, in particolare da quello visivo. I “walkers”, come vengono chiamati, appaiono oltre che bruciati, anche infettati da un virus che li rende ancora più letali e sanguinari, ricoperti da terriccio, radici ed arbusti in Groenlandia, fluorescenti e ridotti a poco più che scheletri all’interno del tunnel della Manica. Anche quindi l’elemento splatter che sembra in questo secondo capitolo più preponderante rispetto al primo, ha una sua originalità.

The Walking Dead: Daryl Dixon – stagione 2: valutazione e conclusione

The Walking Dead: Daryl Dixon 2

L’umanità di Daryl non è mai stata messa in dubbio. Neanche durante la prima stagione di The Walking Dead, quando era stato presentato come un certo tipo di personaggio. Ma nella serie dove lui è protagonista, si scava di più nella sua psiche, nei meandri di una coscienza provata, all’interno di una personalità che si è modificata nel tempo. Anche il rapporto tra Daryl e Carol viene approfondito: un’amicizia dove non c’è bisogno di molte parole, dove non c’è da stupirsi che lei abbia attraversato l’oceano per raggiungerlo, dove alla domanda “ne vuoi parlare?“, un “no” non è un rifiuto, ma un tacito accordo. L’azione in Daryl Dixon non manca, anzi ci sono una serie di combattimenti inaspettati, nemici che diventano alleati e che hanno anche il loro grado di sorpresa. Le puntate sono dinamiche, alcune dense di eventi, con poche di passaggio, rendendo il racconto movimentato, tra colpi di scena e una continua trasformazione del mondo: alla fine si tratta sempre di The Walking Dead, ma il focus è un ritorno a casa. E dalla Francia all’America sappiamo non sarà facile.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3