The Last of Us 2 e il doppio significato della scena più bella e devastante della serie
La leggendaria Take on Me del gruppo norvegese A-ha è tornata in auge grazie all'episodio 2x04 della serie HBO. Una scena intima, bella e significativa.
Lunedì, The Last of Us ci ha lasciato con il fiato sospeso grazie a un episodio – il 2×04 – che ha saputo mescolare azione, tensione emotiva e un toccante momento musicale. In mezzo al caos dell’apocalisse, la serie ci ha regalato una scena di rara delicatezza che, pur nella sua semplicità, custodisce un significato profondo. È il potere di una canzone a riportarci, per un attimo, alla bellezza del vivere. E quale scelta migliore se non Take On Me degli A-ha?
“Per un secondo, la vita è bella”

Dopo un prologo ambientato undici anni prima, incentrato sul gruppo dei WLF, la narrazione torna a seguire Ellie e Dina nel loro viaggio verso Seattle, precisamente a Capitol Hill, quartiere LGBTQ+ della città. Le due ragazze, ignare della storia e del simbolismo delle bandiere arcobaleno che ancora sventolano in rovina, decidono di attendere il calare della notte prima di proseguire, trovando rifugio in un vecchio negozio di dischi. Tra vinili impolverati e strumenti dimenticati, Ellie scopre una chitarra rimasta intatta, custodita come un piccolo tesoro del passato. È qui che inizia a suonare la celebre ballata degli A-ha, e il tempo sembra fermarsi. “Per un secondo, la vita è bella”, ha scritto l’account ufficiale della serie su X, condividendo quel frammento sospeso tra malinconia e speranza.
È un momento in netto contrasto con l’azione frenetica e la brutalità che seguiranno più avanti nell’episodio. Ma è anche un promemoria di ciò che rende unica questa serie: non solo i mostri o le sparatorie, ma l’umanità che resiste sotto la superficie. In un mondo in rovina, l’arte – la musica, in questo caso – diventa un atto di resistenza, un modo per ricordare chi siamo stati. La scelta di Take On Me non è casuale. Il brano, simbolo degli anni Ottanta, qui assume almeno due significati paralleli: uno rivolto a Dina, l’altro a Joel.
Take On Me secondo Dina
Se pensiamo a Dina, il titolo stesso – “Take on me” – diventa un invito, un “dammi una possibilità”. La canzone accompagna un momento di connessione tra le due ragazze, anticipando un bacio che non ha più bisogno di scuse o alibi. In un mondo dove ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, la frase “I’ll be gone in a day or two” acquista una drammatica urgenza. Ellie e Dina si piacciono, si cercano, si desiderano. E questo breve intermezzo musicale diventa la colonna sonora del loro coraggio nel lasciarsi andare.
L’omaggio a Joel

Ma la canzone si presta anche a una seconda lettura, più struggente: quella di un omaggio a Joel. Non è solo una melodia, è un addio in musica. Le parole iniziali del brano evocano la difficoltà di dire ciò che si prova, il rimpianto di non aver parlato a tempo debito. Ellie ha perso Joel senza poter risanare del tutto il loro rapporto, e la canzone sembra darle voce. “Prevenire non è meglio che curare”, un verso che oggi suona come un’amara constatazione del dolore che porta con sé. L’ultima strofa è quasi un epitaffio: “You’re all the things I’ve got to remember / You’re shying away / I’ll be coming for you anyway”. Come se Ellie stesse parlando direttamente a lui, o a ciò che lui rappresenta dentro di lei. È impossibile ignorare il legame profondo tra i due, simboleggiato anche dalla chitarra: fu Joel a insegnarle a suonare, e tra un accordo e l’altro le ha trasmesso molto più di una melodia.
La scena è costruita con grande cura visiva: Ellie seduta su una panchina, Dina a terra, e un raggio di luce che penetra nell’oscurità, illuminando la ragazza e il suo strumento. Una dicotomia potente tra luce e tenebra, tra distruzione e bellezza. Ma si può anche leggere quel fascio luminoso come la presenza invisibile di Joel, che illumina Ellie anche ora che non c’è più. Il suo amore la attraversa, la guida, la collega a Dina. Ellie è il ponte tra il passato e il presente. Tra il ricordo e la speranza. Tra ciò che si è perso e ciò che vale ancora la pena salvare. The Last of Us ci ricorda ancora una volta che non è solo una storia di sopravvivenza. È una storia di legami. E, in fondo, Take On Me è tutto questo: un invito a vivere, ad amare, a rischiare, anche quando il mondo crolla intorno.
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