Zero Chill: recensione della serie teen-drama di Netflix

Quando il mondo dell’hockey incontra quello del pattinaggio di figura nascono teen-drama sportivi come quello creato da Kirstie Falkous e John Regier. La recensione della serie britannica targata Netflix, rilasciata sulla piattaforma a stelle e strisce il 15 marzo. 

Mentre Disney+ è pronta a rilasciare il 26 marzo la prima attesissima stagione di Stoffa da campioni: cambio di gioco, la serie che con un cast nuovo di zecca porta sul piccolo schermo quelle che furono le trionfali avventure sul ghiaccio della trilogia anni Novanta di The Mighty Ducks, la concorrenza prova a bruciarla sul tempo con un’altra produzione sulla lunga distanza che porta il pubblico nel mondo dell’hockey giovanile. Si tratta di Zero Chill, la teen-drama in dieci episodi (da 30’ cadauno) targata Netflix, approdata sulla piattaforma a stelle e strisce il 15 marzo, che affronta il percorso, i traguardi e i drammi sportivi dei gemelli canadesi Kayla e Mac e dei loro compagni di squadra e non. Un filone, questo, che in quanto tale conduce lo spettatore anche fuori dalle piste e dai palazzetti per raccontare le dinamiche adolescenziali tipiche del coming of age, comprese le vicende di cuore, affettive e familiari.

Zero Chill: quando il teen-drama incontra l’hockey e il pattinaggio su ghiaccio

Zero Chill - Cinematographe.it

Non manca assolutamente nulla nel campionario narrativo e drammaturgico offerto dalla serie creata Kirstie Falkous e John Regier per la regia di Angelo Abela e Tessa Hoffe, così come non manca nulla sul piano tematico e nel disegno della galleria di personaggi che la compone. Zero Chill in tal senso ricalca in maniera fedele le linee guida e le caratteristiche chiave che progetti audiovisivi di questo tipo sono soliti mettere a disposizione di una platea eterogenea, poiché fruibili da una famiglia al completo. La stessa alla quale si rivolge anche la serie disneyana, con la quale l’equivalente netflixiano sembra avere numerosi punti di contatto se non fosse per una trama che nel secondo caso unisce il mondo dell’hockey a quello del pattinaggio di figura. Sta qui la sottile ma sostanziale differenza, con le due discipline che in Zero Chill trovano terreno comune in un plot che equamente dedica spazio attraverso le gesta sportive sia al quindicenne giocatore di hockey Mac (Dakota Taylor) con la squadra britannica degli Hammers e a sua sorella, la pattinatrice Kayla (Grace Beedie). Sono loro il baricentro su e intorno ai quali ruotano gli eventi ed è dai rispettivi destini che dipendono quelli degli altri personaggi coinvolti.

Zero Chill rompe finalmente il ghiaccio con l’arrivo del quinto episodio

Zero Chill - Cinematographe.it

Al netto di one-lines e di intrecci già ampiamente codificati dagli abituali frequentatori del filone in questione, Zero Chill riesce comunque a coinvolgerlo. Per iniziare a farlo ci mette più episodi del previsto, rompendo il ghiaccio con il giro di boa del quinto, laddove autori e registi iniziano a spingere sull’acceleratore sia sul piano sportivo che su quello drammatico. La partita di beneficienza tra gli Hammers e i The Orcas ci dimostra una volta per tutte che l’hockey così come il pattinaggio non sono dei semplici accessori utili alla causa, ma un elemento sul quale puntare per creare pathos e intrattenimento. Non a caso gli attori non sono stati scelti solo per le doti interpretative, ma anche per il loro saper stare sul ghiaccio con qualità e credibilità. Caratteristiche che gli abbonati del broadcaster a stelle e strisce hanno potuto ritrovare anche in Spinning Out. Il ché rappresenta per quanto ci riguarda un punto a favore per entrambe le serie, anche se a quella americana non è bastato per guadagnarsi una riconferma. Cosa che, invece, siamo sicuri avverrà per Zero Chill.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7

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