Masters of the Universe: Revelation – Parte 2: recensione della serie TV Netflix

La recensione senza spoiler della seconda parte di Masters of the Universe: Revelation, la serie animata ideata e scritta da Kevin Smith.

Disponibile su Netflix a partire dal 23 novembre 2021, la parte 2 della prima stagione di Masters of the Universe: Revelation porta a termine le vicende introdotto con i primi episodi. La serie, che si propone di fungere da sequel diretto del cartone di culto degli anni ’80, è stata creata e scritta da Kevin Smith (Clerks – Commessi, Dogma), che ha scelto di raccontare una storia molto diversa da quelle a cui le precedenti versioni di He-Man ci avevano abituato, dimostrando fin da subito di non provare timore reverenziale verso il materiale originale.

Questa sua volontà di prendere le distanze dal tono della narrazione che ha caratterizzato il franchise nel passato si è dimostrata vincente: gli ha permesso di raccontare una storia più matura e di approfondire la parabola di alcuni personaggi, che le precedenti versioni avevano relegato a ruoli secondari. Di fatti, nonostante sia parte di una saga, non ci sono dubbi sul fatto che questa serie TV sia innanzi tutto un prodotto di Kevin Smith.

Un’epica moderna

Masters of the Universe Revelation parte 2, Evil-Lyn - Cinematographe.it

Con Masters of the Universe: Revelation gli autori sono chiaramente intenzionati a realizzare una narrazione di tipo epico e proprio a partire da questa loro volontà è scaturita la necessità di allontanarsi dagli aspetti più infantili della serie originale. Questa tendenza all’epico, che era già presente nella parte 1, viene portata all’estremo in questi nuovi episodi.

Se infatti la prima metà della serie aveva un carattere tendenzialmente intimo e si concentrava principalmente sulla descrizione dei personaggi e dei loro rapporti, la parte 2 agisce su grande scala. La minaccia che gli eroi sono chiamati ad affrontare è infatti di carattere universale e dalle loro azioni dipende la sorte dell’intera esistenza. Eppure, anche in questo caso, a determinare nel bene e nel male l’andamento delle vicende sono sempre le scelte personali dei personaggi.

Proprio in questa dicotomia di universale e personale, Master of the Universe: Reveletation si afferma come una epica moderna. Si basa infatti sulla struttura classica del genere, ma è capace di inserire al suo interno degli elementi tipici della narrazione moderna. In particolare, afferma la sua modernità tramite la costruzione di personaggi complessi e poliedrici , con una traiettoria narrativa diversa da quella tipica dei personaggi di questo genere.

Master of the Universe: Revelation, una storia corale

Masters of the Universe Revelation parte 2, He-Man - Cinematographe.it

Masters of the Universe: Revelation colpisce anche per la sua capacità di basarsi su di una narrazione corale, all’interno della quale tutti i personaggi hanno un ruolo. Questa caratteristica conferisce profondità e imprevedibilità al cartone: il sovrapporsi degli archi narrativi rende più complessa la trama e, di conseguenza, più difficile determinarne la traiettoria.

All’interno di questa struttura ogni personaggio mantiene una sua coerenza e, anche se si evolve, rimane sempre determinato da quelle che sono le sue caratteristiche fondanti. L’esempio migliore di questo sviluppo è Skeletor che, pur rispondendo a esigenze immediate diverse, non è in grado di liberarsi dalla sua ossessione per He-Man e, in ultima analisi, agisce sempre in funzione della sua ossessione per quest’ultimo.

Dall’altra parte, quando un personaggio si trova effettivamente a cambiare, la serie si impegna  per non fare apparire casuale la sua evoluzione. Una delle tematiche dello show è proprio il mutamento causato dall’influenza degli altri. Nella prima parte abbiamo assistito al cambiamento determinato in Teela dalla scoperta del segreto di He-Man, mentre in questi nuovi episodi è Evil-Lyn a essere protagonista di uno sviluppo similare, a sua volta derivante dalla scoperta di un segreto.

Infine, contribuiscono alla ottima caratterizzazione dei personaggi di Masters of the Universe: Revelation gli attori, che sono stati chiamati ad animarli tramite la loro voce. Particolarmente efficaci sono Mark Hamill (che fece un ottimo lavoro anche con il Joker della serie animata di culto Batman), che doppia Skeletor, e Lena Headey (300, Il trono di spade), che presta la sua voce a Evil-Lyn. Degno di nota è anche il lavoro svolto da Liam Cunningham e Griffin Newman, che doppiano rispettivamente Man-At-Arms e Orko, due dei personaggi secondari che la serie ha scelto di elevare.

Made in Netflix

Masters of the Universe parte 2: battaglia finale - Cinematographe.it

L’aspetto meno brillante di Masters of the Universe: Revelation è sicuramente quello tecnico. Questo non perché l’animazione o la regia siano scadenti, sono infatti entrambe realizzate con cura, così come tutti gli altri componenti di questa serie. Quello che gli manca è piuttosto un’identità spiccata.

Sotto questo aspetto, la serie risente un po’ troppo dell’influenza del suo distributore. Di fatti, si limita ad allinearsi con quelli che sono gli standard dei prodotti d’animazione Netflix e così facendo si pone in contrasto con quanto messo in piedi dal punto di vista narrativo, che risalta invece proprio per il suo coraggio.

Nonostante questo limite, Masters of the Universe: Revelation è un prodotto indubbiamente degno di attenzione, soprattutto per via della sua scrittura che, come si è detto, è di ottimo livello. Nell’ultimo episodio, gli autori si assicurano di lasciare aperta una strada per la realizzazione della stagione 2; noi ci auguriamo sinceramente che questa venga prodotta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.6