Into the Dark – Stagione 2: recensione del ritorno della serie horror Blumhouse

Squadra che vince non si cambia? Forse. Sicuramente, nel caso di Into the Dark 2, ci si mantiene quanto più aderente possibile all’originale: la seconda stagione della serie antologica horror firmata dalla Blumhouse di Jason Blum ha debuttato su RaiPlay lo scorso 19 marzo, con i primi sei episodi che ricalcano alla perfezione la struttura della passata stagione (qui la nostra recensione).

Into the Dark 2, tornano le principali feste mensili

Anche Into the Dark 2 comincia infatti con un episodio dedicato ad Halloween (dunque al mese di ottobre), proseguendo con il Giorno del Ringraziamento (novembre), Natale (dicembre), il Primo dell’anno (gennaio) e San Valentino (febbraio), discostandosi dalla precedente stagione solo per quanto riguarda l’episodio di marzo, qui incentrato su San Patrizio.

Prodotta dalla Blumhouse di Jason Blum, la serie ha infatti una particolarità che la rende unica nel suo genere: ciascuna stagione è composta da 12 episodi che negli Usa, sua patria, vengono rilasciati a cadenza mensile. Il cuore di ogni puntata, che ha in realtà la durata di un breve film (dall’ora e un quarto all’ora e mezza), è infatti riscrivere le festività in chiave horror. E così, se nella prima stagione Halloween è l’occasione per un sicario di infiltrarsi a una festa in maschera per coprire il proprio omicidio, qui diventa invece “Uncanny Annie”, una sorta di perverso ibrido tra Jumanji e Ouija, dove un gioco può letteralmente uccidere i malcapitati giocatori.

Into the dark 2 cinematographe.it

Un tocco più leggero

Se quindi la struttura ricalca alla perfezione quella già vista nella prima stagione, Into the Dark 2 sembra operare qualche piccolo cambiamento a livello di tono: alcuni degli episodi appaiono più spensierati e quasi comici, con set più colorati e persino glitterati (come nel caso del quarto episodio, dove un gruppo di amici gay si riunisce per festeggiare l’ultimo dell’anno). Non che questo sia un male: l’alleggerimento di alcune situazioni non fa venire meno la componente horror/splatter, che anche qui è sempre prominente, declinata a volte in un modo, a volte in un altro.

Il paragone con i primi 12 episodi è molto interessante soprattutto per notare come diversi registi interpretino lo stesso argomento: trattandosi di una serie antologica, ciascuno degli episodi di Into the Dark 2 è affidato a un regista diverso con un diverso cast, cosa dalla quale consegue che siano diverse (anzi, diversissime) anche la trama e l’ambientazione.

Into the dark 2 cinematographe.it

Tutto ciò per dire che il paragone tra Into the Dark 2 e la precedente stagione è sostanzialmente inesistente: anche qui il livello di ciascun episodio è generalmente alto, senza particolari scivoloni né di stile né di regia. Anzi, con alcune menzioni positive: come l’episodio natalizio “Uno sporco lavoro”, dove un impiegato deluso dà vita a una reinterpretazione psicopatica dei classici film di Natale; o ancora, “Pilgrims”, inquietante puntata ambientata durante il giorno del Ringraziamento, dove quella che poteva essere una tranquilla cena con ospiti in costume si trasforma in un vero e proprio incubo.

Il verdetto è positivo anche per quanto riguarda questa nuova tornata di episodi: Into the Dark 2 non perde di inventiva e non viene a noia, riuscendo a dare agli spettatori qualcosa di fresco senza scadere nel già visto e nel già utilizzato.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8

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