I Am a Killer: dopo il carcere – recensione della docu-serie Netflix

La storia di Dale Wayne Sigler, “miracolosamente” scampato alla condanna a morte per omicidio e ora in libertà vigilata, raccontata in una docu-serie in tre episodi diretta da Itamar Klasmer. Disponibile sulla piattaforma dal 28 agosto.

Da quando è stata reintrodotta la pena di morte nel 1976, in Texas sono state giustiziate per omicidio oltre 1.100 persone. Di queste sentenze, oltre 270 sono state commutate o ribaltate, ma solo sette detenuti sono passati da un braccio della morte alla libertà e il condannato numero #999005 è uno di questi. Il suo nome è Dale Wayne Sigler e I Am a Killer: dopo il carcere, la docu-serie in tre episodi diretta da Itamar Klasmer, ne racconta la storia. Una storia che lo ha visto condannato alla pena capitale nel marzo del 1991 per l’omicidio del commesso del Subway di Arlington, John Zeltner, in seguito ad una rapina avvenuta nell’aprile del 1990. Un cavillo legale lo ha poi salvato dall’esecuzione, restituendogli la libertà – seppur vigilata – dopo trent’anni trascorsi dietro le sbarre. Una vicenda che ha davvero dell’incredibile e che non poteva che attirare l’attenzione di qualche regista.    

I Am a Killer segue il percorso di reinserimento di un ex condannato a morte nella Società odierna

I Am A Killer: dopo il carcere cinematographe.it

I Am a Killer: dopo il carcere è una cronaca in progress che segue il percorso di reinserimento del protagonista nella Società dopo la scarcerazione, una Società che nel periodo di detenzione è cambiata totalmente, diventando ai suoi occhi un “soggetto” sconosciuto con il quale imparare nuovamente a convivere. Il suo sarà un percorso a ostacoli, duro e frustrante, in cui dovrà convincere se stesso e il mondo che lo circonda del suo profondo cambiamento. Al suo fianco una compagna di penna, diventata nel frattempo una seconda madre, con la quale trascorrerà i dodici mesi successivi alla liberazione. Al contrario, chi non accetterà mai l’occasione concessa a Sigler sono alcuni rappresentanti della legge e soprattutto i familiari della vittima, convinti che la condanna a morte sarebbe stata la giusta punizione per la colpa della quale si è macchiato trent’anni prima. E sono proprio loro la voce di un contraddittorio che si contrappone a un mea culpa, interrotto a sua volta da una verità a lungo taciuta sui motivi reali che hanno spinto il protagonista a  compiere l’azione efferata. Ovviamente si tratta di una vera e propria bomba a orologeria, innescata  dal regista in zona Cesarini nell’episodio conclusivo per colpire alla bocca dello stomaco lo spettatore.

I Am a Killer: Klasmer ricostruisce la storia di Sigler attraverso più sessioni di interviste, così da restituire sullo schermo il prima, il durante e il dopo liberazione

I Am A Killer: dopo il carcere cinematographe.it

Ma per arrivarci occorreranno altri due capitoli di una biografia dal taglio giornalistico sia sul piano dell’approccio contenutistico che tecnico, la cui base è rappresentata da una raccolta di testimonianze (come era stato anche per la serie On Death Row e per il documentario Into the Abyss, entrambi realizzati da  Werner Herzog) e dal pedinamento in tempo reale di Sigler. Klasmer ricostruisce la sua storia attraverso più sessioni di interviste, così da restituire sullo schermo il prima, il durante e il dopo liberazione, disegnando sullo schermo, con l’aiuto di materiali d’archivio cartacei e fotografici, le pagine di un “romanzo criminale” che proprio nella docu-serie avrà il suo colpo di scena. Il risultato è una sorta di auto-confessione che ci porta nella mente di un’omicida, che riavvolge le lancette dell’orologio per descrivere senza filtri chi è stato e cosa è diventato.

I Am a Killer: dopo il carcere è disponibile su Netflix dal 28 agosto 2020.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione  - 2.5

2.4

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