X-Men: L’inizio – recensione del film con James McAvoy, Michael Fassbender e Jennifer Lawrence

Recensione di X-Men: L'inizio, il primo capitolo del progetto narrativo-prequel dei mutanti Marvel, è un'affascinante origin story sul valore della famiglia e sulla ricerca del proprio posto nel mondo.

Molto prima della tanto auspicata acquisizione della Fox da parte della Disney, con il ritorno a casa dei Deadpool, Fantastici Quattro, ma soprattutto degli X-Men – che esordiranno nel UCM a partire dal 2023 -, i mutanti ideati dalla matita di Jack Kirby sono stati gli autentici mattatori del genere cinecomic nei primi anni duemila grazie alla trilogia di Bryan Singer (2000-2006) assieme alla susseguente – e slegata – trilogia di Spider-Man di Sam Raimi (2002 – 2007) targata Sony.

A partire dal 2011 però, grazie a X-Men: L’inizio, diretto da Matthew Vaughn (Kingsman) – con protagonisti James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Kevin Bacon, January Jones e Rose Byrne – la saga degli X-Men s’è rinnovata, re-introducendo i mutanti in una veste ringiovanita, dando vita così a un progetto narrativo – iniziato quasi per caso dopo il mancato cross-over con i Fantastici Quattro – con cui raccontare le origini dei mutanti.

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Il progetto narrativo-prequel s’è così dipanato in una tetralogia a cavallo del secondo decennio degli anni Duemila (2011-2019) che tuttavia, dopo quel piccolo gioiellino di X-Men: Giorni di un futuro passato (2014), sembra aver perso la scintilla creativa. X-Men: Apocalisse (2016) e X-Men: Dark Phoenix (2019) infatti, largamente meno ispirati rispetto ai capitoli precedenti, hanno segnato la fine del franchise di lungo corso della Fox, permettendo così il tanto sperato ritorno a casa Marvel di Wolverine & co.

X-Men: L’inizio – la lavorazione del film

X-Men: L’inizio cinematographe.it

Già nell’aprile 2006 (un mese prima dell’uscita nei cinema di X-Men: Conflitto finale) lo sceneggiatore Zak Penn rivela di essere stato contattato per scrivere e dirigere uno spin-off sugli X-Men riguardante i “giovani X-Men”, il progetto venne poi accantonato proseguendo con dei racconti antologici sulle origini dei personaggi (dopo il molto poco riuscito capitolo su Wolverine) – e nel caso specifico su Magneto.

L’idea di base venne così ampliata dagli sceneggiatori Ashley Miller e Zack Stentz su tutti gli X-Men, creando così un nuovo progetto narrativo riguardante le origini dei mutanti, partendo direttamente dagli anni Sessanta, in una pellicola largamente ispirata al fumetto First Class e all’ambiente narrativo dalle pellicole di James Bond.

X-Men: L’inizio – la trama del film

La storia di X-Men: L’inizio è ambientata principalmente nel 1962 durante la crisi missilistica cubana, e si concentra sulla relazione tra il professor Charles Xavier (James McAvoy) e Erik Lehnsherr / Magneto (Michael Fassbender), e sull’origine dei loro gruppi – gli X-Men e la Fratellanza dei Mutanti – mentre si occupano dell’Hellfire Club guidato da Sebastian Shaw (Kevin Bacon), che è deciso a dominare il mondo.

X-Men: L’inizio – un’origin story allargata per un’epica mutante

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X-Men: L’inizio segna, assieme al successivo Giorni di un futuro passato (2014), un punto importante non solo nella saga cinematografica dei mutanti di Kirby, ma anche nella storia del cinema di genere – rappresentando, di fatto, un tassello evolutivo sul piano della narrazione. Se Giorni di un futuro passato infatti, riesce grazie a un brillante espediente narrativo a trovare un legame indissolubile tra la trilogia-sequel degli anni duemila di Stewart e McKellen e l’allora dittico-prequel di McAvoy e Fassbender grazie al catalizzatore JackmanL’inizio, nel piccolo, prende il concept alla base dell’origin story del cinecomic, ampliandolo su larghissima scala, permettendo così di impostare le basi per un’epica del racconto dove ogni mutante diviene il protagonista del proprio arco narrativo.

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A partire proprio dall’Erik Lehnsherr/Magneto di Fassbender, che nel 1944 – in un campo di concentramento – scatena tutti i suoi poteri mutanti nel vedersi separato dalla propria famiglia, sino ad arrivare a Charles Xavier/Professor X di McAvoy, che nella cucina della sua magione nella contea di Westchester farà la conoscenza della mutaforma Raven/Mystica della Lawrence, per un legame indissolubile in un rapporto che andrà lentamente a evolversi da amici-nemici/fratello-sorella.

X-Men: L’inizio incede così in una struttura narrativa sontuosa, dove il tempo determinerà l’unione degli archi dei mutanti in scena, delle loro ragioni sul perché utilizzano i propri poteri, procedendo così gradualmente nella nascita della Divisione X della CIA e del progressivo reclutamento dei mutanti in giro per il globo – sequenza che ricoprirà interamente il secondo atto della pellicola.

X-Men: L’inizio –  l’accettazione del proprio essere mutanti e il ruolo degli uomini

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Al reclutamento corrisponde principalmente un nuovo nome in linea con il proprio potere, Magneto, Mystica, Angel, Bestia – espediente volto così a valorizzare il sottotesto alla base della narrazione, l’accettazione del proprio posto nel mondo, in una diversità che non va nascosta e ottenebrata, bensì accettata e vissuta con orgoglio. Oltre a ciò X-Men: L’inizio infatti, sin dai primi momenti della pellicola, denota un’attenzione particolare ai legami spezzati, ricuciti e creati, a quelli familiari che nascono biologicamente – nel bene e nel male –  e a quelli invece che si sceglie di creare, come il sopracitato rapporto tra Charles e Raven, o quello tra lo stesso Charles e Erik da “fratelli di genitori diversi” che andrà a dissolversi per ragioni opposte ma al contempo vicine.

Se Charles infatti sostiene che la propria diversità, il proprio dono, debba essere posta al servizio dell’umanità per creare così una comunità congiunta umani-mutanti, Erik sosterrà esattamente come il proprio dono vada accettato ma che sia al contempo una maledizione perché – come la sua vita gli ha saputo insegnare – gli uomini non sono capaci di provare empatia verso il prossimo, specie se diverso. Un confronto dicotomico per il bene della propria razza, avvalorato dall’opposizione scenico-narrativa dell’Hellfire’s club del Sebastian Shaw di Bacon, volto a utilizzare i propri poteri unicamente per seminare terrore e acquisire sempre maggiori guadagni.

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Sullo sfondo un triplice conflitto che la narrazione de L’inizio, fa incedere gradualmente nel creare una comunità per poi lentamente farla dissolvere pezzo per pezzo: la crisi missilistica cubana; X-Men: L’inizio infatti, attinge a eventi storici realmente accaduti nell’ultimo scorcio d’Ottobre del 1962, reinventandoli, reinterpretandoli, dandovi così una nuova ragion d’essere con cui poter narrativamente legittimare il ruolo degli X-Men nella pellicola e nella storia.

X-Men: L’inizio – il rilancio della saga e la riscrittura del genere

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Con L’inizio, la saga degli X-Men trova un rilancio creativo non indifferente, l’idea di proporre un’origin story dei mutanti più famosi della storia del cinema (e del fumetto) infatti – mai realmente affrontata nella trilogia-sequel di Singer dei primi anni Duemila – diventa un curioso espediente con cui ridar vita a una saga arenatasi dopo Conflitto Finale (2006) – assemblando una squadra di giovani attori che di lì in avanti hanno conquistato i palcoscenici di tutto il mondo.

X-Men: L’inizio diventa quindi l’opportunità per scrivere e riscrivere una delle saghe cinematografiche più rilevanti nella storia del cinema contemporaneo, gettando inaspettatamente le basi verso un decennio radioso che troverà tuttavia, in Dark Phoenix (2019), un triste compimento. Rimane quanto di buono fatto da L’inizio e il susseguente Giorni di un futuro passato (2014), un dittico essenziale per una rilettura del genere fortemente innovativa.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.5