Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2: recensione della serie TV su Sky

Dal 28 agosto 2023 su Sky e in streaming su NOW c'è la seconda stagione di Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers. Con John C. Reilly, Adrien Brody e Quincy Isaiah, tra basket, business e grandi emozioni.

Cos’è che amano gli americani, più della vittoria? Tante vittorie. Sarà per questo che la seconda stagione di Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers arriva così presto, a un anno sì e no dalla messa in onda della prima stagione, su HBO. Anche da noi, a partire dal 28 agosto 2023, il secondo capitolo della serie Sky Exclusive, su Sky e in streaming su NOW, sette episodi. Adattamento del libro di Jeffe Pearlman Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s, creata per il piccolo schermo da Max Borenstein e Jim Hecht. Con John C. Reilly, Quincy Isaiah, Jason Clarke, Hadley Robinson, Adrien Brody, Jason Segel e tanti altri.

Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers 2 cinematographe.it recensione

A voler chiarire i tempi di questa seconda stagione, si tratta di quattro magici anni, dall’estate del 1980 al 1984. Nel mezzo finali, rivalità, vittorie e sconfitte, Magic Johnson vs. Larry Bird, Lakers e Celtics, Celtics e Lakers, l’eterna rivalità. Deus ex machina, come al solito, Jerry Buss (John C. Reilly) e il suo solidissimo istinto imprenditoriale. È lui che ha sollevato i Lakers dalle secche della mediocrità per innalzarli alla gloria del basket contemporaneo, che è parte sport e parte, bella grossa anche, business. Jerry in questa seconda stagione comincia a pensare anche ad altro.

Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2: lo sport che si fa business reclama indietro le emozioni

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Il tema è vagamente abusato, ma come sfuggirgli? Famiglia, anche se qui sarebbe meglio parlare di dinastia. È anche nel titolo. Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2 inizia che l’umore collettivo non potrebbe essere dei migliori. Nel primo anno di presidenza Buss, i Lakers vincono il campionato. Hanno tutto quello che serve per entrare nel mito: c’è la leggenda, Kareem Abdul-Jabbar (Solomon Hughes), il nuovo sulla bocca di tutti, Earving “Magic” Johnson (Quincy Isaiah). Un allenatore con idee coraggiose e innovative, Paul Westhead (Jason Segel), il fido assistente che studia all’ombra del maestro, Pat Riley (Adrien Brody), il general manager che fiuta il talento meglio di chiunque altro, Jerry West (Jason Clarke). Non c’è eroismo senza nemesi e la nemesi si chiama Larry Bird (Sean Patrick Small), la stella dei Celtics, che ha un conto in sospeso con Magic Johnson dai tempi dello sport giovanile. Questa seconda stagione si occupa in maniera approfondita del passato di Larry.

Soprattutto, al vertice della piramide, c’è l’uomo che ha schiuso ai Lakers la porta della leggenda. C’è Jerry Buss. Jerry ha dedicato la sua vita alle tre cose che ama di più: sport, business e donne. Ora, senza stravolgere un sistema di priorità consolidate, vorrebbe aggiungere un fattore all’equazione: la famiglia. Si tiene stretti i tre figli, il rapporto più forte con Jeanie (Hadley Robinson), cui fornisce i capitali per farsi strada nel mondo del tennis, la sua grande passione. Jerry è disposto a tutto per la felicità di Jeanie e degli altri, forse perché si è accorto che la sua filosofia, sport+ business = intrattenimento, ha un lato oscuro. E il lato oscuro è l’avidità senza limiti che si mangia l’emozione. Jerry ha costruito un multimilionario impero sportivo, ora vuole consolidarlo concentrandosi sulle emozioni, sui sentimenti. La serie lo asseconda.

E se la prima stagione cristallizzava il sogno americano nella sua configurazione standard, il team di outsider che con un bel mix di soldi e talento sovverte tutti i pronostici per conquistare titoli e copertine, ora il focus è più ampio. C’è ancora spazio per il basket, gli schemi, le vittorie e le sconfitte, ma emerge anche un’attenzione al dettaglio umano, emotivo, molto forte. Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2 è la stagione shakespeariana. Nei debiti limiti, certo, ma in questi termini si esprimono anche i personaggi. Aristocrazia dello sport (Lakers), personalità larger than life, grandi passioni, invidia, gelosia, amore, il senso ineluttabile del destino che inchioda i personaggi alle rispettive responsabilità. Gli ingredienti ci sono tutti.  

Il trattamento pop dello sport che si fa leggenda

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Il destino che bussa alla porta si chiama Lakers – Boston Celtics, la storica finale NBA del 1984 che apre e chiude la stagione. Sufficientemente universali, le passioni scatenate dal match, per vincere il cuore anche dello spettatore meno avvezzo ai segreti della pallacanestro. C’è molta carne (emotiva) al fuoco: il bisogno di connessione e vicinanza di un padre e una figlia che faticano a trovare il punto di convergenza delle proprie vite, Jeanie e Jerry. La durezza serafica di Kareem Abdul-Jabbar, il timore di essere e sentirsi “vecchio” di fronte al nuovo che avanza, Magic Johnson, con il suo carico di entusiasmo trascinante e immaturità al galoppo. Magic è un bambinone nel corpo di un adulto di successo che si perde nel sesso e nell’irresponsabilità perché ha una dannata paura di restare solo con i suoi pensieri. Larry Bird è un irregolare del basket perché è la sua vita, il suo passato, a mancare di equilibrio. Parlando di Otello e Iago, Pat Riley e Paul Westhead. La dinamica head coach – assistente, il mix di rancori freddi, amicizia incrollabile e divergenze caratteriali è la vibrazione più shakespeariana di Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2.

Poche serie, nel panorama contemporaneo, eguagliano la facilità di tocco, il senso innato per l’intrattenimento. Formalmente, il tripudio di soluzioni (digitale, pellicola), la rottura non così sistematica ma importante della quarta parete, l’elettrica colonna sonora, tutto chiama alla mente il gusto di Adam McKay (Don’t Look Up), che qui serve in veste di produttore esecutivo e informa il progetto con la sua sensibilità per una narrazione pirotecnica e molto creativa; talmente riconoscibile, oggi, da sembrare quasi un brand. Non è detto sia un complimento. La serie è veloce, rumorosa, sempre in bilico tra dramma e umorismo – non va dimenticato che le caratterizzazioni dei personaggi non sono piaciute a molti dei veri protagonisti della storia – e mostra di amare molto i suoi attori e le sue attrici.

Hadley Robinson a parte, il gioco di questa seconda stagione è essenzialmente maschile (nonostante la presenza di interpreti pregevoli come Gaby Hoffman e Molly Gordon). Vale soprattutto per il trascinante e maledettamente empatico John C. Reilly, che si diverte un mondo a esplorare il cinismo, le fragilità e il cuore grande del suo Jerry Buss. Ma il vero trionfatore qui è l’equilibrista Adrien Brody. Equilibrista? Il suo Pat Riley, che ancora non è ma sta per diventare un coach da leggenda, è restituito da un solido compromesso tra l’istrionismo del caratterista e il prestigio del protagonista. Intenso, ma non sopra le righe. L’interpretazione è una radiografia abbastanza accurata dei pregi della serie. Per i difetti, qui sotto.

Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2: conclusione e valutazione

Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2 è la stagione delle conferme per una serie tecnicamente superba, musicalmente gustosa, narrativamente solida, recitata con brio e disinvoltura da una pattuglia di fuoriclasse. Fa della storia privata di grandi e medi nomi dello sport materia di leggenda e un’inesauribile fonte di intrattenimento. Lo stile narrativo, colorato, accattivante ed eclettico, racconta bene la tendenza, molto contemporanea, a deformare la vita sotto il prisma di una sensibilità smaccatamente pop. Pop è, indiscutibilmente, la confezione di Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers 2; fatica per questo ad approfondire le idee su sesso, amore, denaro e passione (e sport) seminate lungo il percorso. La vita è intrattenimento, ma non solo. La serie si accontenta del primo, della sua natura brillante e indiavolata, eccitante e incompiuta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 2.5

3.3

Tags: Sky