Un sacco bello: recensione del film di Carlo Verdone

Un sacco bello è una pellicola scritta, diretta e interpretata da Carlo Verdone, del 1980, in cui sono presenti Veronica Miriel, Mario Brega, Renato Scarpa e Isabella De Bernardi. A questo film ha apportato il suo ineguagliabile contributo il regista Sergio Leone, che ha fatto in modo che fosse il maestro Ennio Morricone a curarne la colonna sonora.

Un sacco bello è un film che segue tre persone molto diverse, Leo, Enzo e Ruggero, tre ragazzi che vivranno il 15 d’agosto in modo comico e surreale attraverso una città quale Roma, semideserta e afosa. Leo, timido e goffo, incontra a Trastevere una donna spagnola, Marisol, in visita nella capitale, che non ha un posto e non ha nessuno che la accompagni a visitare i luoghi. Leo si lascia trasportare dall’euforia di questa ragazza che gli sconvolgerà ogni abitudine e abuserà della sua ingenuità.

un sacco bello

Enzo è un bullo delle borgate che tenta di dissuadere un amico molto diffidente, Sergio, a intraprendere un viaggio solo alcool,donne e sigarette in Polonia ma, mentre il viaggio sembra iniziare, Sergio si sente male e i due finiscono per passare il pomeriggio in ospedale. In ultima istanza c’è Ruggero, un ragazzo figlio dei fiori o meglio figlio dell’amore eterno, che ha abbandonato casa, averi e ricordi per abbracciare la comunità di Città della Pieve, in cui regna sovrana la pace, la condivisione e la meditazione.

Il padre lo scova che chiede l’elemosina al semaforo, lo preleva, e assieme a Fiorenza lo porta a casa tentando di introdurre dentro di lui il desiderio di tornare a casa alle sue antiche abitudini, con l’ausilio di ospiti ridicoli nel salotto tra cui Anselmo, il cugino, il professore del palazzo e il mitologico Don Alfio. Tutto accadrà tranne che un cambio di rotta da parte di Ruggero che farà ritorno alla comune con le sue idee immacolate.

I personaggi di Un sacco bello vivono di contrasti

Ruggero è una persona gentile che vive in una comunità, I figli dell’amore eterno, un ragazzo in armonia con il mondo, naturalista quasi mistico. Il padre, è una persona rude, grottesca, molto possente, dai modi marcati ed è violento anche nel modo di porsi, anche nel dare un gesto d’affetto.

Contrastante è un eufemismo, il loro rapporto è quasi nullo, il padre, il grande Mario Brega che va a capeggiare tra i caratteristi che faranno la fortuna delle commedie di Verdone, ha un suo concetto di vita, di lavoro, di famiglia e che si oppone totalmente all’anarchia esistenziale di quei ragazzi, tra cui suo figlio, che hanno deciso di vivere in pace con gli altri mendicando e convivendo con quello che la terra dona.

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I personaggi di Un sacco bello sono epocali e memorabili perché pieni di imperfezioni

Lo sketch di Marisol e Leo è simile perché i due personaggi sono agli antipodi, lei è stupenda, solare, vivace ai limiti dell’invadenza, Leo contrariamente è timido, dimesso, che spesso si perde nei pensieri, lo sguardo vacilla nel vuoto, arrossisce e si lascia trasportare da questa donna che viaggia, scappa, non ha una fissa dimora e vive giorno per giorno, senza poter mai pensare che a Roma, in via Garibaldi, incontrerà un ragazzetto impacciato, un perito elettronico che ha un rapporto di sudditanza con la madre, che mai si vede e mai si sente, e che si invaghirà di lei perché incarna tutto ciò che lui non è mai riuscito ad essere.

Enzo è il personaggio che ha più avuto fortuna nel panorama filmico di Verdone, i suoi caratteristi hanno sempre qualcosa di Enzo, Enzo è il capostipite di tutti i cafoni, coatti, burini e bulli che ha interpretato e rimodellato Verdone attraverso storie sempre diverse e situazioni sempre differenti. Personaggi indimenticabili quali Ivano, Armando Feroci, Moreno Vecchiarutti e le sempiterne scenette del programma Non Stop, dalle quali questi figuranti prederanno una forma, un colore, delle vere sembianze, diventando storie, riflettenti una condizione e una realtà che apparteneva alla sua Roma, una Roma che Carlo Verdone ha osservato, compreso, estrapolato e riadattato alla commedia in maniera tanto credibile quanto magistrale.

Enzo e Sergio sono una coppia formidabile

L’uno scattante, brioso e irrequieto, l’altro smorto, demotivato e incerto, un duo incredibile, ma che davanti ad una cinepresa fa scintille. Sono incredibili proprio in quanto personaggi che rivelano molto di più rispetto agli altri. Enzo è un provocatore, un dialogatore folle, un cantastorie senza freni, ha sempre un aneddoto, un evento ai limiti del paranormale da raccontare, laddove c’è un incidente, un concerto, uno screzio lui è presente, sempre attorniato da gente, donne, amici di una vita, sempre in giro, sempre a mille.

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Tutto ciò avviene nei suoi racconti, ma la verità è tutta rivelata negli attimi finali di Un sacco bello, quando sconfitto dall’impossibilità di trovarsi un partner per la Polonia apre la sua agenda che è praticamente vuota, le voci scritte sono il numero dello stadio olimpico (alla lettera S Stadio Olimpico – alla lettera O Olimpico Stadio), quello dell’elettrauto e pochi altri nomi. La sua vita stravagante, le sue conquiste, le sue feste con amici di ogni tipo vengono spazzate via dall’efficacia disarmante di quella scena che fa crollare in un sol momento la rapsodia e l’epica di Enzo.

E i personaggi antitetici non finiscono qui

Memorabili sono Don Alfio, il professore e Anselmo: ognuno di loro ha un portamento, una voce e un’anima senza eguali. Don Alfio è un uomo di fede e viene incaricato per convincere Ruggero ad abbandonare la comunità, ma proprio nel mentre del discorso si incespica, si lascia quasi convincere dalle parole del ragazzo e finirà per perdere ogni credibilità, proprio lui individuo sapiente e uomo di chiesa “co’ du’ cosi così”, quando dimostrerà di non ricordare nemmeno le basi della dottrina cattolica.

Il professore e Anselmo sopraggiungono sempre per persuadere Ruggero, ma la situazione è ai limiti dell’assurdo poiché l’uno nel cercare di comprovare la necessità di impartire lezioni dure e inossidabili ai figli non farà altro che manifestare le vere difficoltà personali e la lontananza che c’è tra lui e il figlio Gabriele, mentre Anselmo, cugino di Ruggero, tenta di descrivere la vita familiare e borghese ma non fa altro che dipingere un quadro senza gioie, con tinte polemiche relegate alla pecunia e al traffico, al tempo e agli svantaggi reali di avere una tranquilla vita da uomo sposato.

un sacco bello

Prendendolo in termini assoluti, negando alla pellicola la sua verve e la sua ironia, Un sacco bello è un film tragico che parla di persone malinconiche che si trovano ad affrontare la città, il potere, la solitudine, le istituzioni e la chiesa. Senza preoccuparsi in nessun modo del fragore esplosivo che sconvolge, nei battiti finali, sia Roma ma anche il senso di una pellicola che non vuole essere solo una schermaglia di maschere e macchiette.

Un’occasione di riappropriarsi di uno spessore concreto che è sempre stato caro alla Commedia italiana

I personaggi di Carlo Verdone sono epocali e memorabili perché pieni di vezzi, di imperfezioni, di tic e Verdone nell’interpretare ogni difetto è un maestro, li esalta e si moltiplica tenendo ogni personaggio sempre accanto, senza mai ostacolarlo con il proprio, e senza mai farsi inabissare dalla forza dirompente che hanno le sue interpretazioni. Ha un modo unico di rendere efficace e dettagliato un gesto, una voce, uno sguardo, un modo di camminare o di guardare o di sedersi che rende meno opaca l’anima di un personaggio. Ogni intercapedine, ogni estroflessione è resa senza compromessi, senza schermature, lasciando a volte intravedere la sua vita pur interpretando sempre gli altri e mai se stesso.

Regia - 4
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 3
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 4

4.2