Tutti in piedi: recensione del film diretto e interpretato da Franck Dubosc

Franck Dubosc mette tutto se stesso al servizio di una commedia romantica di rara eleganza e di sorprendente equilibrio, in cui tutte le componenti lavorano al servizio di personaggi ottimamente scritti e caratterizzati.

Tutti in piedi è un film del 2018 scritto, diretto e interpretato da Franck Dubosc (Benvenuto a bordo, Dream Team, Barbecue). Ad affiancare il celebre attore francese, altri importanti interpreti transalpini come Alexandra LamyGérard DarmonElsa Zylberstein e Caroline Anglade. Dopo l’uscita a marzo nelle sale francesi, Tutti in piedi è stato presentato in anteprima italiana nel corso del Ciné di Riccione.

Tutti in piedi: una commedia romantica di rara eleganza ed equilibrioTutti in piedi Cinematographe.it

Jocelyn (Franck Dubosc) è un dirigente di azienda di mezza età, sicuro di se stesso e irresistibilmente attratto dall’universo femminile. Alla morte della madre, l’uomo fa visita alla sua abitazione, sedendosi sulla sedia a rotelle utilizzata dalla defunta. Nel mentre, irrompe nella stanza la giovane e seducente Julie (Caroline Anglade), che scambia Jocelyn per un disabile. Nell’intento di guadagnarsi la fiducia della ragazza e sedurla, Jocelyn finge di essere ciò che non è, ottenendo un invito a pranzo dalla famiglia di Julie. Una volta giunto sul posto, l’uomo trova però una sorpresa, ovvero la sorella di Julie Florence (Alexandra Lamy), realmente disabile e interessata ad approfondire la conoscenza di Jocelyn. Ha così inizio una particolare e intricata conoscenza, in delicato equilibrio fra romanticismo e inganno.

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Franck Dubosc mette tutto se stesso al servizio di una commedia romantica di rara eleganza e di sorprendente equilibrio, in cui tutte le componenti lavorano al servizio di personaggi ottimamente scritti e caratterizzati e di una storia semplice quanto coinvolgente, fortificata da dialoghi pungenti e mai banali. In un cinema contemporaneo che, per catturare l’attenzione dello spettatore, troppo spesso ricorre a un’artificiosa e patinata messa in scena, perdendo per strada il cuore del racconto e dei suoi protagonisti, Tutti in piedi si rivela una vera e propria boccata d’aria fresca cinematografica, godibile dal primo all’ultimo minuto e senza cadute di stile e di ritmo che ne inficino il risultato finale.

Il maggiore pregio di Tutti in piedi è l’arco narrativo dei protagonisti

Di seduttori che fingono di essere ciò che non sono per conquistare l’oggetto del loro desiderio è piena la storia del cinema e in particolare della commedia, ma Tutti in piedi ha il pregio di regalarci due personaggi veri e solo in apparenza stereotipati, che durante il corso del film subiscono un’evoluzione degna di questo nome, rimanendo però sempre fedeli a loro stessi, e perciò efficaci. Accade così che lo scapolo impenitente Jocelyn trovi proprio nell’ennesima recita messa in scena per portare a letto una donna un’occasione per scoprire le proprie fragilità e i propri sentimenti più nascosti, mentre Florence paradossalmente riacquisti da un rapporto basato sull’inganno la fiducia nell’amore, che le aveva procurato in passato non poche sofferenze.

Franck Dubosc Alexandra Lamy interpretano magistralmente i rispettivi personaggi, rendendo abilmente tutte le sfumature di un rapporto in continua evoluzione, che diventa a poco a poco una sfida romantica all’insegna di chi è disposto a mettersi maggiormente in gioco. Non da meno Gérard DarmonElsa Zylberstein e Caroline Anglade, che nei panni rispettivamente dell’amico fraterno di Jocelyn, della sua segretaria segretamente innamorata di lui e della sensuale vicina contribuiscono a creare un quadro emotivo coinvolgente. Tutti in piedi sfrutta così il tema della disabilità per una comicità a tratti quasi slapstick, incentrata prevalentemente sulle difficoltà da parte di Jocelyn a calarsi in una realtà che non gli appartiene, ma anche e soprattutto come mezzo narrativo per costruire una riuscita metafora sulle nostre autoimposte limitazioni emotive, dalle conseguenze nocive quanto quelle fisiche.

Tutti in piedi: una commedia ben congegnata e ottimamente realizzata

Franck Dubosc dà il meglio anche dietro alla macchina da presa, dirigendo se stesso e gli altri con tempi comici ben calibrati, trovando il giusto equilibrio fra romanticismo e sensualità e fra dramma e commedia. Alcune sequenze di notevole impatto visivo ed emotivo (la cena in acqua e i momenti in cui Jocelyn e Florence rivelano i loro più intimi pensieri nella parte finale), esaltate dalla ricercata fotografia di Ludovic Colbeau-Justin e dalle coinvolgenti musiche, contribuiscono a dare profondità e introspezione al racconto, che si allontana progressivamente dalla commedia dell’inganno per raccontare qualcosa di più intimo e contemporaneo, ovvero la crescente difficoltà nel lasciarsi andare affettivamente e la necessità di indossare una maschera che ci aiuti a camuffare le nostre fragilità, anche quando queste sono invece il nostro maggior pregio.

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Tutti in piedi si rivela quindi una commedia ben congegnata e ottimamente realizzata, a cui si perdona anche qualche forzatura nelle ultime battute, una certa prevedibilità di fondo e la mancata risoluzione di alcuni personaggi secondari. Un cinema semplice ma che arriva dritto al cuore, e che, pur senza apportare alcun elemento di novità al genere a livello tecnico o di contenuti, riesce nell’intento di far intrattenimento intelligente e garbato, dimostrandosi una visione adatta e consigliata a un pubblico di ogni età, latitudine e palato.

Tutti in piedi arriverà nelle sale italiane il 4 ottobre 2018, distribuito da Vision Distribution.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6