The Dreamers: 6 curiosità sul film di Bernardo Bertolucci

Tutto quel che non sapete sul film che, a 20 anni dalla sua uscita, è pronto a tornare al cinema in versione restaurata

L’emancipazione sessuale che passa da un giocondo ménage à trois, la borghese assuefazione dell’arte e della cinefilia, la ridefinizione dei rapporti parentali, dell’amicizia, dell’unione sanguigna, il tutto sullo sfondo delle rivolte e dei precetti del ’68; The Dreamers, cult firmato Bernando Bertolucci, dopo il restauro della Cineteca di Bologna è pronto a tornare al cinema dall’8 gennaio, a poco più di 20 anni dalla sua uscita. L’opera tratta dal racconto di Gilbert Adair, The Holy Innocents, oltre a portare il peso di un nome come quello del famigerato cineasta italiano, ha il vanto di aver tripartito lo schermo sui volti di tre giovani interpreti, oggi divenuti grandi star di caratura internazionale: Eva Green, allora ventitreenne e alla sua prima partecipazione cinematografica, Michael Pitt e Louis Garrel, la cui carriera sta registrando un’ascesa vertiginosa negli ultimi anni, sia come attore che in qualità di regista. Dietro i riflettori del film si nascondo poi altre interessantissime curiosità che, di seguito, andiamo adesso a scoprire.

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1. Casting alle stelle

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Eva Green, Louis Garrel e Michael Pitt avevano rispettivamente 23, 22 e 20 anni nel momento in cui The Dreamers fu presentato fuori concorso alla 60ª edizione del Festival di Venezia; tre volti emergenti del grande schermo, tra cui emerse il potenziale estetico ed artistico di Eva Green, unica vera esordiente della pellicola.
Per il ruolo di Matthew, poi interpretato da Pitt, furono inizialmente proposti Leonardo DiCaprio e Jake Gyllenhaal ma, mentre il primo rifiutò perché impegnato sul set di The Aviator, il secondo declinò l’offerto a causa della smodata disinibizione erotico-sessuale voluta dal regista.

2. Cinema a nudo

La pellicola non si ferma davanti ad un corpo privato dalle sue vesti e non si imbarazza a mostrare il nudo, eppure molte scene sono state rimosse in fase di riprese e di montaggio, probabilmente per il timore della censura e di una controversa accoglienza da parte del pubblico; inizialmente erano state previste numerose scene di sesso che avrebbero dovuto descrivere più approfonditamente il rapporto Théo e Matthew.
Ciononostante non solamente in macchina si respirava una forte carica erotica, dal momento che buona parte del cast, a causa dell’elevato numero di scene di nudo comunque presenti nel film, si era ormai abituata a girare senza vesti per il set (su tutti una raggiante Eva Green).

3. La spesa

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Tra le altre scene tagliate del film c’è una sequenza in cui Théo, personaggio interpretato da Louis Garrel, data l’assenza di cibo, rovista nell’immondizia servendosi di alcuni rifiuti su un vassoio, sotto gli occhi stupefatti e disgustati di Matthew, il quale successivamente non riuscirà ad ingerire il pasto servitogli. Nell’opera viene omesso il passaggio in cui Garrel fa la spesa tra i rifiuti, che avrebbe invece metaforicamente contribuito a costruire l’immagine del degradante rifiuto delle costrizioni operato dai protagonisti.

4. L’aneddoto dei capelli in fiamme

Il più celebre aneddoto legato alle riprese del lungometraggio di Bertolucci riguarda la scena in cui i capelli di Isabelle prendono fuoco. Sebbene in sceneggiatura non era stato previsto nulla, il regista decise di mantenere questa versione improvvisata data la naturalezza con cui la stessa Eva Green, che rimase del tutto impassibile, portò avanti la scena assieme a Micheal Pitt, che le spense i capelli per poi chiederle “Ti senti bene?“.

5. A detta del regista

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Il film, che viene da molti considerato come l’ideale continuazione di Novecento, opera firmata Bertolucci del 1976, è stato spiegato dallo stesso regista come un tentativo di raccontare ai più giovani lo spirito del 1968 e di tutto quel periodo, periodo in cui i ragazzi erano molto più attivi socialmente e politicamente, rispetto ai primi anni 2000, e sognavano un utopistico futuro libertario. L’autore sosteneva infatti che non si parlasse sufficientemente di quel periodo e che non lo facesse nemmeno chi c’era, chi quel periodo l’ha vissuto e determinato.

6. Citazionismo cinefilo

Uno degli aspetti caratteristici del film è il suo citazionismo. Trasudante d’arte, la pellicola si rifà a moltissime opere pittoriche, letterarie e scultoree ma è la grande attenzione ai modelli e l’omaggio, da parte di Bernardo Bertolucci, ai propri maestri da cinepresa ad emergere su tutto il resto: dalla colonna sonora de I 400 colpi di Truffaut, alla celebre corsa nel Louvre dei tre protagonisti, ripresa da Bande à part di Godard, da un’immagine di Persona di Bergman a Il corridoio della paura di Fuller, che Matthew visiona all’inizio del film, passando per Gioventù bruciata, Luci della città, Freaks e altri ancora.

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