The Anomaly: recensione del film con Ian Somerhalder

Ripescata da Netflix dalla soffitta dove era stata per demeriti confinata, riemerge dalle ceneri della dimenticanza l’opera terza dell’attore e regista britannico. La recensione dello Sci-Fi in salsa action made in UK di e con Noel Clarke.

Si dice che nel catalogo di Netflix vi sia ormai posto per tutto, davvero per tutto, anche per quei film che gli amanti del cinema di genere avevano provato a dimenticare. La bulimia che affligge l’offerta della piattaforma sin dai suoi primi vagiti ha però come effetto collaterale la necessità di farcire il catalogo neanche fosse il tacchino della giorno del Ringraziamento. Di conseguenza, per renderlo più ricco nei contenuti e accontentare i diversi palati, si finisce con l’ottenere una linea editoriale che preferisce il tanto dalla qualità altalenante al poco ma buono. Ma questa è un’altra storia e non siamo nella sede adatta per esprimere giudizi in merito. Fatto sta che la pellicola in questione è stata ripescata dalla soffitta dove per demeriti era stata confinata.

The Anomaly: un mix di azione, fantascienza e thriller che fallisce su tutti i fronti

Si tratta di The Anomaly, un mix di azione, fantascienza e thriller made in UK, firmato da Noel Clarke nel 2014, disponibile sulla piattaforma per chi volesse recuperarlo. L’opera terza dell’attore e regista britannico ci catapulta senza rete di sicurezza nella turbolenta vita dell’ex militare Ryan Reeve, che si risveglia nel retro di un furgone delle forza dell’ordine assieme ad Alex, un ragazzino che afferma di essere stato sequestrato da un gruppo rapitori incappucciati che hanno assassinato la madre. Dopo la fuga, il protagonista scopre lentamente i tasselli della verità, che lo vedono proiettato nel futuro con un cervello vittima di un sistema di controllo remoto della mente il quale, ad insaputa della sua coscienza, lo sta manipolando, facendogli assumere il ruolo di un agente paramilitare al servizio di una ditta guidata da Lloyd ed Harkin Langham. La tecnologia psicotronica però inizia a presentare dei malfunzionamenti, disconnettendosi dalla sua mente con dei blackout che si verificano ogni dieci minuti circa. Ryan deve quindi sfruttare i lassi di tempo a disposizione per scoprire di volta in volta cosa gli sta accadendo e lungo la strada finisce con l’allearsi con la misteriosa Dana, per combattere una cospirazione nota come “Anomalia”.

Una maionese impazzita che ha nella scrittura il principale responsabile del flop

The Anomaly cinematographe.it

Da qui il titolo di un film che assomiglia a una maionese impazzita, che ha nella scrittura il responsabile principale di una reazione a catena che finisce con il trascinare con sé nel baratro della mediocrità l’intera filiera. Simon Lewis ha consegnato nelle mani di Clarke un racconto caotico, reso ancora più confuso nel suo sviluppo narrativo e drammaturgico dall’incapacità dello sceneggiatori di tenere insieme l’enorme mole di temi e dinamiche chiamati in causa, a cominciare dall’atavico confronto/scontro tra l’uomo e le moderne tecnologie. Ma la falla più grossa, alla quale nemmeno il montaggio riesce a mettere una toppa è senza dubbio la pessima e fragilissima architettura cronologica su e intorno alla quale si regge lo script. Lewis, con la complicità a delinquere del regista, mescola i molteplici piani temporali neanche fosse Christopher Nolan, ma l’esito crolla sotto gli occhi dello spettatote come un castello di carte. Si naviga a vista attraverso loop, blackout e jump cut che scaraventano di volta in volta il protagonista – e di riflesso il fruitore – in un minestrone avariato di film come Inception, Matrix, Source Code e Jumper.

Uno show fanta-action dalle crepe narrative e tecniche insanabili

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A peggiorare ulteriormente le cose ci pensa poi il lavoro dietro la macchina da presa di Clarke, che a nostro modesto parere dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di abbandonare la regia, per dedicarsi molto di più alla professione di attore, nella quale i risultati sono sicuramente migliori. Precedenti come 4.3.2.1. e Adulthood, seppur con qualche nota di merito, mettono in evidenza le mancanze tecniche e di scrittura di un regista che proprio con The Anomaly ha raschiato il fondo del barile. Sino a quel momento si era confrontato con storie più alla sua portata, legate al realismo di vicende drammatiche, ma con il passaggio al cinema Sci-Fi ha per quanto ci riguarda fatto il passo più lungo della gamba. Lo show disastroso al quale si assiste sullo schermo, nel quale si fa veramente fatica a trovare qualcosa di positivo, ne è la conferma. Persino la componente action presenta delle crepe insanabili, con delle coreografie marziali e delle sparatorie  di scarsissima efficacia e dall’impatto visivo ai minimi storici che nemmeno l’abuso di effetti di post-produzione (freeze frame, slow motion e veloci accelerazioni) riesce a rendere presentabili (l’uno contro tutti nella casa d’appuntamenti è la punta più bassa).

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A completare il disastro ci pensa il lavoro davanti la macchina da presa, con VFX posticci e una performance corale del cast da dimenticare. Quest’ultima peggiorata ulteriormente da un doppiaggio assolutamente da evitare. Non soddisfatto del risultato ottenuto, Clarke ha poi deciso di completare l’opera vestendo i panni del protagonista, dando la botta finale a un film che di anomalie ne ha davvero tantissime. In tal senso, il titolo rispecchia in pieno quanto portato sullo schermo.     

Regia - 1
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1
Sonoro - 1.5
Emozione - 0.5

1.1