Senza lasciare traccia: recensione del film di Debra Granik

La foresta dell'Oregon fa da sfondo a una storia toccante tra padre e figlia in Senza Lasciare Traccia.

Otto anni dopo Un gelido inverno, in cui Jennifer Lawrence interpretava la giovane Ree Dolly alla ricerca del padre perduto, Debra Granik torna con Senza Lasciare Traccia e mantiene le premesse. Tratto dal romanzo My Abandonment di Peter Rock, il film è un toccante e potente racconto di crescita e sopravvivenza, in cui vi si racconta nuovamente un rapporto tra padre e figlia, un legame indissolubile che viene spezzato dalla cruda realtà della vita e dall’inevitabile cambiamento.

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Will (interpretato da Ben Foster) e Thomasin, detta “Tom” (Thomasin McKenzie), padre e figlia, vivono clandestinamente nel fondo del parco nazionale dell’Oregon, ai confini con Portland. Lui, veterano di guerra rimasto traumatizzato, ha scelto il rifiuto verso la società, abbracciando un’esistenza lontana dalla caotica città e dalle persone. Nel suo, per qualcuno, folle modo di sopravvivenza, ha trascinato involontariamente anche la figlia adolescente, che segue ciecamente suo padre perché si fida e gli vuole bene. In queste sequenze non vi è nessuna musica artificiale di sottofondo (una scelta stilistica voluta, che pervade tutto il film), lasciando spazio ai rumori del vento, il brusio delle foglie e gli animali.

Senza Lasciare Traccia: amore e sopravvivenza

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L’equilibrio perfetto in mezzo alla natura viene interrotto quando un corpo forestale li scopre e sono quindi costretti a reintegrarsi in società. Mentre Will rigetta ogni contatto, Tom scopre un mondo completamente nuovo. I silenzi, così come l’assenza di musica, sono riempiti dagli sguardi di estraniamento dei due protagonisti, tra la difficoltà di adattarsi alla loro nuova vita e la voglia di provare a ricominciare da capo. Appena Thomasin rivela i suoi desideri e scopre che c’è altro oltre il lembo di terra dov’è vissuta finora, il loro equilibrio vacilla. Al contrario, l’amore tiene duro.

Ciò che colpisce in Senza Lasciare Traccia è la fotografia. Nei primi venti minuti, il film mostra la bellezza della natura in tutti i suoi particolari: dai grandi alberi, a un torrente limpido, e foglie cadute a terra. Dal giorno alla notte, la regista riprende ogni attimo, immortalando, al suo interno, i due protagonisti, ospiti di un ecosistema immacolato.

Senza Lasciare Traccia: la bellezza della natura

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Per Will e Tom la natura rappresenta un rifugio archetipo, un istinto primordiale in cui rifugiarsi e sentirsi al sicuro – sopratutto per lui. Come un richiamo, Tom sente di non avere scampo: più rifiuta la società e più torna nel bosco. Thomasin, al contrario, ha una scelta: seguire il padre oppure darsi una nuova possibilità e provare ad ambientarsi in città.

La giovane Thomasin McKenzie, con il suo sguardo etereo, è la piacevole sorpresa di Senza Lasciare Traccia. L’attrice neozelandese è a suo agio nella boscaglia, muovendosi come una ninfa all’interno della fitta foresta. Facile per questo il confronto con Jennifer Lawrence di Un gelido inverno.

Senza Lasciare Traccia: Thomasin McKenzie come Jennifer Lawrence di Un gelido inverno

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Nel film del 2010, l’attrice Premio Oscar era una giovane adulta, che da sola si prende cura della madre e dei fratelli. Thomasin McKenzie in Senza lasciare traccia è una ragazzina curiosa ma coscienziosa. La Ree della Lawrence intraprende un viaggio per trovare suo padre che ha abbandonato la famiglia; la Tom della McKenzie compie un viaggio verso la sua indipendenza, rischiando di allontanarsi dal padre che tanto ama. Entrambe sono caparbie, intelligenti e mature per la loro età. E arrivano a compiere scelte più grandi di loro.

In Senza lasciare traccia, al cinema dall’8 novembre con Adler Entertainment, Debra Granik torna nel profondo della natura per raccontare una storia di amore, sopravvivenza e maturazione tra un padre e sua figlia.

Regia - 5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 5

4.3