Palm Springs: recensione del film con Andy Samberg e Cristin Milioti

L'idea del loop temporale sfruttato alla perfezione. Palm Springs gode di una struttura narrativa reiterata ma rinnovata nella forma e nello stile. Da non perdere su Amazon Prime Video.

Palm Springs è un film del 2020, scritto da Andy Siara e diretto da Max Barbakow, che rielabora una storia d’amore in chiave fantascientifica. Come protagonista troviamo Nyles (Andy Samberg), un eterno nullafacente, consapevole di essere intrappolato in un giorno – il 9 Novembre – che si ripete costantemente, senza particolari cambi di rotta. Il sistema del loop temporale subisce un drastico cambiamento quando Sarah (Cristin Milioti) segue Nyles nella sua routine, fino alla scoperta di una grotta che si rivelerà essere la causa di questo evento straordinario. Il giorno del matrimonio della sorella di Sarah, Tala (Camila Mendes), diventa un banco di prova per i due protagonisti, coinvolti entrambi nel ciclo temporale infinito e costretti a guardarsi dentro e attorno al loro spazio vitale nel tentativo di apprezzare gli attimi che la vita ci consente di vivere. Il film è disponibile su Amazon Prime Video.

La riuscita nel film è da attribuire principalmente alla chimica fra Samberg e Milioti

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Una traccia base, un soggetto ormai lontano dall’essere originale e sfruttato sin dai tempi di Ricomincio da capo, il cult con Bill Murray protagonista, ma ancora capace di stupire e impressionare: il pregio più rilevante di Palm Springs lo si può facilmente individuare, volgendo lo sguardo verso la coppia formata da Andy Samberg e Cristin Milioti. Insieme sono un’autentica forza della natura, pronti a sposare con scioltezza e senso del ritmo una trama che, presa a sé stante, non sarebbe riuscita a reggersi in piedi. Nyles e Sarah sono due personaggi autodistruttivi, lunatici, fuori dagli schemi nonostante il contesto in cui sono stati rappresentati.

Abbracciare una trappola eterna, dalla quale è praticamente impossibile uscirne fuori, è l’unica soluzione a disposizione per godere di un glorioso presente ricco di possibilità. Il film allora inizia come una commedia delirante e geniale nelle interazioni fra i prigionieri del tempo riavviato di continuo, e muta forma in maniera organica, a seconda dello stato emotivo messo in gioco. La sceneggiatura di Andy Siara funziona esattamente come un metronomo: ad ogni rintocco viene espresso un pensiero maturo da parte di uno dei due protagonisti, prima abbandonati a loro stessi e poi capaci di modellare il loro futuro programmato. La struttura narrativa, che proviene da uno spunto di base reiterato, ha tutta l’intenzione di tendere la mano verso le vittime del suo stesso gioco, cercando di cambiare direzione rispetto ad un approccio puramente comico.

Palm Springs: un deserto dell’anima che parla per conto dei suoi principali interpreti

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Con il titolo del film veniamo catapultati in una città nel deserto del Sonora, nel Sud della California. Una realtà isolata e perfettamente simmetrica, che può essere avvolta da un vuoto abissale. In una cerimonia molto importante, il matrimonio di Tala, ogni componente della numerosa famiglia si gode uno splendido panorama. Il regista, Max Barbakow, vuole spostare di più l’attenzione verso una cerchia di persone che rischiano di assorbire il concetto di solitudine per poi farlo diventare un punto fermo delle loro esistenze. Intere distese di terra arida rappresentano un monito per Nyles e Sarah, impegnati a demolire ogni forma di sentimento puro per lasciarsi guidare da un treno carico di convinzioni assolute. Gli affetti, gli amori, le gioie, i dolori e le paure: ogni aspetto essenziale che dovrebbe definire una personalità viene accantonato, a favore di una fascinazione per il “nulla cosmico”.

Le giornate si ripetono, le ore scorrono, ma si è persa la cognizione del tempo e la volontà di agire e cambiare la configurazione della trama del film. La novità risiede in uno smarrimento che viene reso regolare, all’ordine del giorno. Palm Springs apre i cancelli di un limbo tentatore, che risucchia i suoi personaggi ma non li sfinisce mai. Il vero colpo di scena risiederà nel cercare di svegliarsi e rendersi conto del vero funzionamento del loop, come base di partenza per un’unione necessaria, una relazione utile per scoprire il processo di aiuto reciproco. La comprensione empatica costituisce un terreno florido, un passo in avanti da effettuare per demolire l’ambientazione spoglia ritratta magnificamente nel film.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Recitazione - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7