Omen – Il presagio: spiegazione del finale del film di John Moore

Il finale di Omen - Il presagio mantiene la totale apertura della storia dando prova di quanto possa essere potente la manipolazione della realtà.

John Moore firma nel 2006 Omen – Il presagio, remake del film del 1976 Il presagio di Richard Donner. Alla sua uscita, le reazioni di pubblico e critica furono molto variegate, spaziando da evidenti approvazioni all’ottenimento di nomination ai Razzie Awards (come Peggior attore non protagonista a David Thewlis). La trama di Omen – Il presagio è incentrata sul piccolo Damien e sul potere che ogni istante dimostra di avere sulle persone che lo circondano, a partire dai genitori adottivi che devono fin dai suoi primi giorni di vita affrontare difficoltà e imprevisti dai risvolti oscuri. L’ombra del diavolo aleggia sulla famiglia di Damien, con il bimbo che incarna l’essenza stessa del male puro.

Il finale di Omen – Il presagio prende il pubblico alla sprovvista.

Omen - Il Presagio - Cinematographe.it

La madre di Damien è una delle prime vittime di Omen – Il Presagio.

La narrazione di Omen – Il presagio scorre lineare tra sospetti e rivelazioni, tra tentativi di arginare il pericolo e ripetute sconfitte del bene, fino al gran finale che rappresenta il colpo di grazia che il piccolo Damien scaraventa su suo padre. L’agguato preparato da Robert ai danni del figlio adottivo si rivela un’arma a doppio taglio, grazie alla quale il giovane demoniaco riesce a liberarsi dal giogo paternale e diventa a tutti gli effetti una vittima da salvare e da assecondare. Ancora di più, i suoi desideri saranno soddisfatti anche quando bizzarri e, soprattutto, i sospetti sui suoi reali obiettivi sono tornati adesso finalmente al sicuro nel silenzio di una cella e di qualche tomba.

Il piano messo in atto dal male per ottenere la scottante vittoria sul bene si basa sulla manipolazione della realtà, della percezione delle canoniche dinamiche familiari e sociali, che il diavolo, o chi per lui, sa modulare in modo che giochino a suo favore. Un piccolo bambino indifeso, preso di mira da un genitore con evidenti segni di psicologia fragile, muove i poliziotti dalla sua parte riuscendo a far fuori in modo elegante il suo primo nemico, l’unico cioè che dimostra di aver intenzione di guardare al di là delle apparenze.

Omen – Il presagio finisce lasciando aperte davanti a sé diverse evoluzioni della storia.

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La tata è un’altra innocente vittima di Omen – Il Presagio.

Il finale del film di John Moore rappresenta l’apoteosi di quanto la verità sia modificabile in virtù dell’obiettivo da raggiungere. La reale natura delle cose e delle persone viene facilmente distorta in base alla prospettiva da cui si guarda e, ovviamente, il male sfrutta a piene mani questo meccanismo non lasciandosi sfuggire l’occasione di dimostrare la sua potenza e di liberarsi dai possibili ostacoli che trova sul suo cammino. Al di là del risultato complessivo del film, Omen – Il presagio ha sicuramente un asso nella manica che è proprio il finale, che arriva inaspettato tradendo le aspettative liberatorie del pubblico.

L’ineluttabilità della conclusione che vede il male vincere sul bene in ogni sua possibile forma dà senza dubbio un senso di depressa consapevolezza al film, ma regala anche una parvenza di realtà a una parabola oscura altrimenti giocata tutta sui toni dell’irrealtà e della falsa verità. Il momento che conclude la storia di ostilità tra padre e figlio arriva a coronare un crescendo d’inquietudine in cui tutti gli spettatori pensano d’intravedere una via di uscita, un appiglio per la salvezza che possa redimere la comunità e l’umanità intere, mentre invece la dure realtà è che il male ha molte più frecce al suo arco di quanto si pensi. O comunque sono frecce molto più velenose di quanto sarebbe lecito sperare. Nella desolazione spirituale che Omen – Il presagio mette in scena, il livello produttivo del film è anche però propenso a sottolineare come il racconto sia frutto di una sceneggiatura fittizia.