Love 101 – stagione 2: recensione della serie turca Netflix

Un piacere vedere per l'ultima volta i protagonisti di Love 101, ma la serie non lesina difetti.

Sebbene non esente da difetti, soprattutto per eccesso di rigidità nella scrittura, alla sua apparizione, l’anno scorso su Netflix, la serie TV turca Love 101 si era guadagnata ampio consenso di pubblico non solo teen.
Al suo centro, le vicende di cinque compagni di scuola, etichetti da preside e corpo docenti come “i peggiori”: incompresi dagli adulti, ma, nondimeno, ribollenti di potenzialità inespresse, trovano comprensione solo nella Professoressa Burcu, una giovane donna idealista e votata alla sua professione che tuttavia intende andarsene in un’altra scuola; per convincerla a restare, i suoi studenti giocano la ‘carta dell’amore’ e ordiscono un piano per spingerla tra le braccia del nuovo arrivato, un professore di educazione fisica in apparenza ombroso e affatto dedito suo compito di educatore. Gli opposti si dovrebbero attrarre, pensano i ragazzi; e, in effetti, non sbagliano la previsione.

Love 101: la stagione 2 continua un discorso pedagogico-politico sospeso

La seconda stagione, disponibile dal 30 settembre 2021, riprende da dove si era interrotta la prima, trascinando la storia in un intreccio che segue il processo di crescita dei ragazzi e la loro frenesia di autoaffermazione, mentre gli adulti si confermano inadeguati non soltanto a incarnare modelli validi di comportamento, ma soprattutto a suscitare nei più giovani il desiderio di imparare e di migliorarsi. L’impianto metaforico già installato nella prima stagione si consolida nella sua prosecuzione: l’autoritarismo non è mai la via d’accesso alla credibilità.
Difficile non sospettare, al di là della valenza universale del conflitto generazionale e dell’avversione alla pedagogia oppressiva, che dietro le scelte narrative operate dagli autori e piegate al messaggio, non si celi una riflessione politica, nell’epoca in cui la Turchia sperimenta, con il governo a guida Erdoğan, una nuova forma di tirannide.

Love 101 2, il finale tra pathos nostalgico e retorica (bi)polarizzante

Nonostante sia un piacere ritrovare Sinan, Osman, Isik, Kerem, Eda e i loro amati professori Burcu e Kemal, questi ultimi alle prese con alcune incomprensioni di coppia, il secondo capitolo di Love 101 sembra, tuttavia, perdere la freschezza che caratterizzava i primi episodi, gonfiandosi a dismisura in una lacrimosa ondata nostalgica e avallando una retorica polarizzante: da una parte, ci sono i buoni professori, tutti ideali e vocazione; dall’altra, i cattivi maestri, arroccati nelle loro posizioni retrograde; nessuna modulazione intermedia pare contemplata.

La scuola ne esce, comunque, trionfante, come una stagione fondamentale dell’esistenza, così cardinale nel processo formativo ed evolutivo da restare indelebile nella memoria: epoca irripetibile di ricerca e scoperta di sé, delle proprie gabbie e dell’ansietà di evaderle, calibrare il mondo e i suoi aperti spazi, sul proprio desiderio singolare.

Quando il finale – definitivo, e non è uno spoiler: la stagione 3 non ci sarà, come anticipato da tempo – ricongiunge presente e passato (quel 1998 in cui per i protagonisti, ancora scolari, il futuro si stagliava pieno di promesse), l’emotività straripante non è contrastata dalla sobrietà dell’interpretazione, ma accentuata fino alla caricatura. Peccato che la scrittura, e di conseguenza il lavoro attoriale, non siano stati sottoposti ad alcuna sgrossatura e ad alcun freno: atto di vanità che debilita un po’ un’opera altrimenti affascinante, fertile di spunti di riflessione, pur nel calco di iconografie consolidate.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 2

1.7

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