Le Crociate: recensione del film di Ridley Scott

Le Crociate (Kingdom of Heaven) è un film di Ridley Scott del 2005 con Orlando Bloom, Jeremy Irons, Eva Green, Liam Neeson.

Pochi registi hanno dimostrato lo stesso talento, la stessa efficacia e maestria di Ridley Scott nel parlare e mostrare la storia, intesa non come semplice susseguirsi di sterili scene di massa, ma come iter narrativo contenente una visione d’insieme del mondo, una personale chiave di lettura dell’azione umana e di come alla fin fine tutto nella storia sia un infinito ripetersi sempre diverso delle medesime azioni e conseguenze.

Da questo punto di vista Le Crociate (titolo originale Kingdom of Heaven) è sicuramente il punto più alto mai raggiunto da Scott con i film storici, superiore anche ad altre sue opere come Il Gladiatore, Nessuna Verità, Black Hawk Down, 1492 La Scoperta del Paradiso o American Gangster.

La giusta dose di fantasia e storia fa de Le Crociate uno dei migliori film sul Medioevo

Girato in Marocco e in Spagna ed uscito nel 2005, partì forte di un budget di 130 milioni di dollari e di un cast a dir poco stratosferico, che annoverava sia i nuovi volti più in voga che veterani del grande schermo già affermati e pluripremiati. Combinando il giusto mix di coerenza (non verità si badi bene) storica e di fantasia, Scott ottenne uno dei migliori film mai fatti sul Medioevo e forse il migliore di sempre nell’illustrare quell’atroce inferno che fu l’età delle Crociate, probabilmente il conflitto che più ha segnato la storia dell’umanità, viste le nefaste conseguenze ancora oggi presenti.

Le straordinarie musiche di Harry Gregson-Williams e la stupefacente fotografia di John Mathieson sono la cornice perfetta per la sceneggiatura di William Monahan (assiduo collaboratore di Scott) che fa partire la vicenda in un misero villaggio francese dove vive il fabbro Balian (Orlando Bloom).

Questi è da poco rimasto vedovo per il suicidio della moglie, affranta per la perdita del loro figlio. Balian riceva la visita di colui che si rivela essere suo padre: Goffredo di Ibelin (Liam Neeson), uno dei più temuti guerrieri al servizio della cristianità in Terra Santa. Costui chiede a Balian di seguirlo nel Regno di Gerusalemme, ma Balian, confuso, rifiuta.

La sera Balian ha un acceso confronto con il prete del villaggio (Michael Sheen) che uccide dopo aver scoperto che ha depredato il cadavere di sua moglie. Egli è così costretto a fuggire e decide di unirsi al padre, alcuni soldati al servizio del vescovo però tendono loro un agguato, con il fine di riacciuffare Balian e condurlo di fronte alla giustizia. Tutti i soldati e diversi guerrieri al servizio di Goffredo muoiono, ad accezione di un Ospitaliere (David Thewlis) e un Sergente (Kevin McKidd). Goffredo però rimane ferito gravemente e prima di morire lascia le terre a Balian nominandolo inoltre cavaliere.

Nel giro di poco tempo l’ex fabbro sarà al centro di una serie di eventi che sconvolgeranno per sempre gli equilibri tra il giovane e fragile Regno di Gerusalemme e le forze dell’Islam guidate dal leggendario Saladino (Ghassan Massoud).

Tutto ciò culminerà prima con la battaglia di Hattin (1187), dove si compirà il massacro dell’esercito cristiano, e poi con il terribile assedio di Gerusalemme, al termine del quale la Città Santa per antonomasia tornerà nelle mani di Saladino e dei suoi.

Balian incontrerà sulla sua strada, oltre al Saladino, il tronfio e ambizioso Guido di Lusignano (Marton Csokas), il crudele Rinaldo di Chatillon (Brendan Gleeson), la bellissima Sibilla di Giaffa (Eva Green), l’esperto Raimondo di Tripoli (Jeremy Irons), il poeta e guerriero Imad Ad-Din (Alexander Siddig), il saggio e deforme Re Baldovino (Edward Norton) e persino Riccardo Cuor di Leone (Iain Glen).

Le Crociate: un film degno di nota, ma non fedele ai fatti storici

Occorre partire da un presupposto: Le Crociate non è un film che insegua la totale fedeltà storica dei fatti e dei personaggi, quanto piuttosto la verità insita nella storia in senso più ampio, intesa come processo formato da eventi, personaggi, errori e scelte che hanno condizionato e cambiato il mondo.

Scott si concentra sull’anima della storia dell’uomo, la sua essenza, senza badare troppo al fatto che Balian era figlio di nobile e non un fabbro, che magari alcune armi o abiti non fossero proprio di quell’epoca o Imad in realtà fosse un poeta e un filosofo, non il vice del Saladino.

Ciò che conta in Le Crociate è dare allo spettatore l’essenza di un’epoca, di un mondo oggi scomparso, far comprendere quanto fosse ad un tempo simile e differente dal nostro, quanto fosse peggiore ma anche migliore, quanto l’uomo cambi così tanto per non cambiare mai. Ed è anche un enorme atto di accusa contro le religioni, contro il clero, contro l’Oppio dei popoli, che ha causato più danni di tutti i comunismi o nazismi, dal momento che il suo male è sopravvissuto ai secoli, ai governanti, alla morte persino…

Scott realizza tutto questo avvalendosi ancora una volta della sua straordinaria maestria nel guidare attori, caratterizzare personaggi, trovare il giusto equilibrio tra dialoghi e momenti intimi con scene corali di incredibile grandiosità e sublime fattura.

Tripudio di colori, tramonti, suoni e costumi, si avvale di un cast che ha pochi paragoni nella filmografia moderna per ricchezza e sopratutto efficacia. Gleeson e Csokas fanno dei loro personaggi la perfetta personificazione di quell’insieme di arroganza, ignoranza, cupidigia e debolezza che sono stati (e continuano ad essere) la principale fonte di problemi in ogni sistema di potere e governo. Neeson, Thelwis, Irons sono assolutamente credibili nel creare tre diverse versioni del concetto di veterano, di uomini cambiati (e non per forza in peggio) dal confronto-scontro con un altro mondo.

Il personaggio di Edward Norton in Le Crociate è in assoluto il più interessante

Le Crociate ci donano in particolare un Edward Norton capace di fare del suo Baldovino (detto il Re Bambino o il Re Lebbroso) il personaggio più interessante e misterioso del film, perennemente celato dietro una maschera semifuneraria che ne fa lo spettro di tutto ciò che avrebbe potuto essere e non è mai stato: da Bob Kennedy a Itzak Rabin, da Allende a Berlinguer è l’emblema dell’idealismo perdente. L’uomo giusto nel posto giusto, nel momento giusto, ma sconfitto dagli uomini o dalla sorte.

Eva Green segue la sua scia di femme fatale del nuovo millennio, riuscendo però a staccarsi da un cliché interpretativo che la condanna dai tempi di The Dreamers ad essere ad un tempo sensuale ma sovente ripetitiva. La sua Sybilla è personaggio sia forte che debole ed è sublimato da una sceneggiatura che non commette l’errore di farne una donna del XXI secolo trascinata nel Medioevo.

Ma assieme a Norton è Massoud a contendersi la palma di miglior attore del film, dal momento che il suo Saladino ruba la scena ad ogni altro personaggio presente nel film, grazie ad una carisma e presenza scenica che ne hanno fatto uno degli attori più importanti del panorama medio orientale ormai da decenni.

Il difensore dell’Islam è ricreato in tutta quella magnificenza, sagacia e senso dell’onore che lo resero il condottiero più ammirato del suo tempo, tanto da essere posto da Dante nel Limbo tra gli spiriti nobili.

Se proprio bisogna trovare qualche difetto a Le Crociate, uno è l’eccesso di verbosità di certe scene, il cedere troppo facilmente al monologo, che diventa talvolta sproloquio.

Ma il più grave è l’aver fatto protagonista quell’Orlando Bloom che, non ce ne vogliano le fan, anche qui, nonostante l’impegno e la sapiente regia di Scott, si rivela una vera e propria palla al piede. Inespressivo, fuori parte, a tratti veramente irritante, porta in giro il suo visetto smunto e belloccio senza riuscire a conquistare lo spettatore, senza dominare una sola scena.

A quanto sappiamo un asso del calibro di Jeremy Irons non ha lesinato critiche alla produzione e a Scott (che già aveva lavorato con Bloom) per aver scelto il protagonista solo perché reso famoso dalla triologia tolkeniana che proprio in quegli anni spopolava in tutto il mondo.

Irons non si è fatto problemi a definirlo “non pronto” ad un film di questo calibro. Difficile dargli torto…

Ma nonostante questi difetti, Le Crociate rimane un film grandiosamente riuscito, intelligente, genuino e assolutamente non commerciale. Da rivedere e riscoprire, anche solo per farci dire dal Saladino quanto vale Gerusalemme:

“Niente….Tutto!!!”

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9