La febbre del cemento: recensione del film Netflix

The Wolf of Wall Street in salsa tedesca: La febbre del cemento racconta di un giovane pronto a qualunque cosa per arricchirsi, infrangendo le regole del mercato immobiliare berlinese. Ma la corsa al capitalismo è irta di ostacoli...

Per quanto sbilenco e sgraziato possa sembrare, il titolo La febbre del cemento è molto fedele all’originale tedesco Betonrausch, che letteralmente rimanda all’idea di ebbrezza e vertigine data dal facile arricchimento derivante dagli affari immobiliari. È questo infatti il cuore pulsante del film di Cüneyt Kaya, che in un’ora e mezza racconta l’icaresca ascesa e la rovinosa caduta di un giovane di belle speranze, Viktor, che crea un impero dal nulla dribblando con grande avidità la legge e le più basilari regole economiche.

Difficile, in questo senso, immaginare di poter dar vita a qualcosa di originale e innovativo: di vicende di questo tipo è piena la Storia del cinema, in varie declinazioni; gli esempi più recenti – che sembrano essere anche chiaramente i modelli seguiti da La febbre del cemento – sono Prova a prendermi di Spielberg e soprattutto The Wolf of Wall Street di Scorsese. Riferimenti alti, altissimi, e infatti l’opera di Kaya non riesce praticamente mai a nascondere e a superare la propria natura derivativa.

La febbre del cemento: Sorridi e conquisterai il mondo

La febbre del cemento - Cinematographe.itIl tentativo principale della pellicola è quello di rendere umano il protagonista, quasi di empatizzare con lui. Di Viktor è necessario – secondo la sceneggiatura scritta dal medesimo Kaya – conoscere la backstory che l’ha reso così, che l’ha portato nella contemporaneità a comportarsi in modo così spietato. Spazio dunque (tra il montaggio accelerato di una festa a base di cocaina e una sequenza musicale accattivante per tenere alto il ritmo) ai flashback sull’infanzia del ragazzo e al suo rapporto con il padre squattrinato, che banalmente gli spiega che per conquistare il mondo è necessario sempre sorridere.

L’ossessione paterna è di fatto la molla che muove il personaggio principale, mentre acquista immobili fatiscenti rivendendoli a prezzi esorbitanti o mentre fonda la sua banca privata a Malta. Il messaggio è chiaro: volendo rendere orgoglioso papà, ma avendo anche capito che alti ideali equivalgono a bassi rendimenti, Viktor impara rapidamente che l’unico modo per prosperare nella grande città senza ricchezze o legami preesistenti è il finto possesso di entrambi. Il problema però è l’aria di ripiego e “seconda mano” dell’intera operazione, troppo superficiale e a tratti sciatta per permetterci di entrare in sintonia con le ragioni che lo spingono ad agire.

Le persone hanno tutte una cosa in comune: sono avide

La febbre del cemento - Cinematographe.itSul campo resta poi il solito dubbio sul significato che il film dovrebbe avere: La febbre del cemento feticizza l’avidità o la condanna? Probabilmente né l’una né l’altra. Di sicuro veicola ed esprime un certo tipo di amoralità, ad esempio attraverso la misoginia con cui gli uomini trattano le donne, o tramite il mood edonista e pesantemente appariscente che fa da sfondo ad ogni situazione. In generale il film sembra divertirsi con il sesso, la droga e lo stile di vita esagitato del suo protagonista, mentre lo rimprovera a malapena per i discorsi relativi alla frode finanziaria, alla corruzione e all’evasione fiscale che hanno sostenuto le sue malefatte.

L’ambiguità potrebbe anche essere un ottimo grimaldello, se solo riuscissimo a credere a ciò che vediamo. Ma questa febbre non incide mai, non avvince e non demoralizza, si avvita troppo spesso seriosamente sui suoi cliché – visivi, strutturali – ed è troppo emulativa per soddisfare anche dal punto di vista del mero intrattenimento. E, a ben guardare, la mancanza anche di una minima critica – o perlomeno analisi – socioeconomica sembra particolarmente stonata in una storia che nel suo nucleo principale è tutta basata su una questione di possesso e di soldi, di avere e non avere, di successo e fallimento.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2

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