La donna più assassinata del mondo: recensione del film Netflix

La donna più assassinata del mondo è un film sontuoso e nostalgico di quel tessuto visivo gotico e gore che affiora fin dall'inizio.

La donna più assassinata del mondo (La femme la plus assassinée du monde) è un film originale Netflix diretto da Franck Ribière, con Anna Mouglalis, Niels Schneider e André Wilms. 

Il film racconta la storia di Marie-Thérèse Beau, in arte Paula Maxa, un’attrice di teatro celebre per aver incarnato ruoli truci e macabri al Grand Guignol negli anni ’30. Paula Maxa è la punta di diamante del teatro parigino, un teatro che attira ogni giorno grandi folle grazie ai suoi spettacoli sanguinolenti, sul cui palco Paula muore ogni sera tra sevizie e brutali carneficine.

Ma sembra che tra i frequentatori di quel teatro ci sia una persona che gode profondamente nel vedere Paula morire ogni giorno, una persona disturbata che comincia a commettere una serie di omicidi, che destano non poche preoccupazioni nelle persone che lavorano a teatro. Con le proteste che infuriano ogni notte, il bizzarro proprietario André de Lorde dovrà combattere contro l’imminente chiusura del suo teatro mentre Paula dovrà occuparsi delle minacce di morte che riceverà ogni giorno da un misterioso persecutore.

La donna più assassinata del mondo Cinematographe.it

La donna più assassinata del mondo: il film Netflix di Franck Ribière

La donna più assassinata del mondo è un thriller davvero impressionante, il film d’esordio di Franck Ribière è incentrato sul famigerato teatro Grand Guignol di Parigi, un racconto biografico sulla vita di questa attrice, Paula Maxa, che partecipava a spettacoli orrorifici e splatter che si servivano di effetti speciali davvero efficaci per l’epoca. Sul palco ogni omicidio, ogni violenza, ogni aggressione erano consegnate nelle mani del pubblico con una grande potenza visiva, basata sulla sofferenza, sulla malattia mentale e soprattutto su interminabili scrosci di sangue.

Le storie che andavano a rappresentare erano delle vere esecuzioni teatrali, giochi di perversione, l’apogeo di ogni dissoluzione morale, in cui il pubblico anelava ad affacciarsi all’orrore a cui il teatro lo avrebbe sottoposto. Il pubblico, come si può ben vedere nel film, di certo non gli mancava; era una folla assetata di sangue e desiderosa di provare il terrore più accecante, preda di un sadico voyeurismo e che non vedeva l’ora di osservare gli attori essere pugnalati, impiccati, bruciati vivi, tra mutilazioni efferate e supremi atti di violenza.

La donna più assassinata del mondo è un film sontuoso e nostalgico di quel tessuto visivo gotico e gore che affiora fin dall’inizio, quando ad accompagnarci nella visione del film e dei fantasmi di Paula è la sua stessa voce, profonda e carnale, anche attraverso i primi scatti che ci conducono in una strada poco illuminata, con il ticchettio dei tacchi di una donna e un uomo che la insegue. Il film, fuori dalle scene, sembra in qualche modo rievocare quelle stesse torture che accadono sul palcoscenico, abbracciando in un certo senso il passato di Paula che adopera il suo vissuto fondendo arte e realtà.

La donna più assassinata del mondo: un film dalle forti tinte gotiche e gore

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Oltre che l’aspetto visivo, ad avere un proprio peso specifico nel film è la colonna sonora, spesso sostenuta dal suono di un violoncello, un disegno sonoro che unisce la trama visiva che spazia dalle strade di Parigi al teatro con il suo orrore e il gore viscerale, contribuendo alla suspence e al ritmo della narrazione.

Nonostante la pregevole estetica, La donna più assassinata del mondo possiede molti aspetti narrativi che non sono perfettamente coerenti e legati insieme in modo soddisfacente; ad esempio il personaggio del serial killer, come anche quello del giornalista, sembra che non vadano da nessuna parte, i loro ruoli vengono posti e presentati fin dall’inizio ma poi sembrano perdere intensità. Evidentemente nel film ci sono fin troppi caratteri e una caratterizzazione non adeguata. Eppure La donna più assassinata del mondo è un film che, in ultima analisi, riesce a portare a termine il suo scopo, ovvero rendere omaggio allo spettacolo dell’orrore, alla sua attrice principale e al suo creatore, pioniere di un genere e grande precursore del cinema horror.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3

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