Io sono Tempesta: la parola al cast del film di Daniele Luchetti

Io sono Tempesta è un film sul limite della correttezza in cui non esistono più i cattivi che diventano buoni, una pellicola in cui si prova a tirare avanti nell’intrigata gestione del potere.

Un ricchissimo imprenditore finisce ai servizi sociali e inizia ad interagire con le realtà di tanti poveri individui, tra stranieri ed italiani. Una storia che sa di déjà vu  e che si rifà, infatti, agli articoli di cronaca che vedevano tempo fa Silvio Berlusconi prestarsi di buon cuore per l’assistenza ai meno fortunati. Dalla scintilla del fatto apparso suoi quotidiani nasce la commedia in cui viene meno la morale Io sono Tempesta, diretta da Daniele Luchetti e interpretata da Marco Giallini e Elio Germano. Un film sul limite della correttezza in cui non esistono più i cattivi che diventano buoni, ma una pellicola in cui si prova a tirare avanti nell’intrigata gestione del potere. Ecco cosa ci hanno raccontato i protagonisti durante la conferenza stampa di Roma per la presentazione del film.

Io sono tempesta Cinematographe

Daniele, cosa ti ha portato a sviluppare un progetto in cui vanno a confluire tante commistioni come quello di Io sono Tempesta?

Non so bene quale sia stata la strada seguita per mettere assieme queste commistioni. So di certo però che il film nasce da una serie di accumuli. Siamo partiti da Berlusconi nei centri sociali di Milano, rendendomi poi conto che ad oggi non avrei saputo bene cosa dire. Quindi abbiamo deciso di trasporre tutti quei vizi e quelle bassezze  in un personaggio che fosse però caratterizzato soprattutto da una grande simpatia, questo perché tutti i più grandi figli di puttana della nostra storia sono molto simpatici.

Abbiamo cercato di evitare i piccoli problemi della borghesia cercando poi di trattare il tema del sociale in modo diverso dal solito, usando uno sguardo paritario in cui c’è una visione politica, ma soprattutto del divertimento. Io sono Tempesta non è più la storia del cattivo che diventa buono, qui sono i poveri a diventare figli di puttana e tutto questo a causa delle nostre suggestioni durante la creazione del film, le nostre passioni e l’osservazione alla quale ci siamo dedicati. Va bene la compassione, va bene l’empatia, ma alle persone dei centri sociali servirebbero più che altro dei lavoretti. Alla fine il film è nato dagli incontri che abbiamo avuto con persone che vivono queste realtà e mi sono basato molto sul personaggio del Don Giovanni di Mozart.

Cosa è stato a spingere invece gli sceneggiatori Sandro Petraglia e Giulia Calenda nella realizzazione di questo film e cosa avete pensato appena lo avete visto sullo schermo?

Sandro: Ci siamo ispirati a molte figure, ne abbiamo usato le parole e nel frattempo abbiamo evitato di fare cose già intraprese in altri film. La cosa per me più importante è stata vedere Daniele riuscire a dare vita alla sceneggiatura mantenendo il tono con la quale era stata pensata.

Giulia: La cosa che mi sorprende di più è come il linguaggio delle sceneggiature venga rimasticato dagli attori. In questo caso noi avevamo un copione che ha poi preso il volo da solo, i protagonisti lo hanno fatto proprio. Quella della cronaca è stata un’ispirazione di un attimo, ma è arrivato dopo il vero lavoro, quello di cercare di creare nuovi personaggi. Personaggi che io ho amato perché non si tratta più solo dell’essere ricco o solo dell’essere povero. Tempesta lo amo perché trovo abbia una genialità tutta sua. E quello che più mi ha colpita vedendo il film sono state le musiche di Carlo Crivelli.

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Cosa puoi dire sul personaggio di Elio Germano e come è stato ritrovarvi sul set insieme?

Daniele: Il personaggio interpretato da Elio è quello che arriva dopo la caduta di quell’ascesa al socialismo che era stata promessa. Ora che sono caduti tutti gli “ismi” è rimasto solo il social, che ha reso il mondo composto da individui convinti di essere tutti sullo stesso piano. Con Elio l’ultimo lavoro fatto insieme era stato La nostra vita, mi piace pensare che il suo personaggio sia lo stesso di quel film, solamente caduto in rovina.

Elio: Quando Daniele mi chiama mi interessa poco leggere  prima la sceneggiatura, dico sì a prescindere. Ha sempre voglia di fare cose nuove e questo mi piace molto e oramai siamo arrivati a quel grado di conoscenza in cui non c’è neanche più bisogno di parlarci sul set perché sappiamo capirci subito.

Marco, come hai costruito il personaggio? Ti sei ispirato in qualche modo a quei soggetti scorretti interpretati spesso da Alberto Sordi? Invece Elio, quale è stata la strada che hai intrapreso per dare forma a Bruno?

Marco: Il personaggio l’ho costruito su misura di come me lo spiegava Daniele. È venuto incontrandoci spesso, leggendo la sceneggiatura. Daniele mi ha tolto molte di quelle cose che uso come vizio, quei piccoli modi di fare che gli attori usano per appoggiarsi durante la recitazione. Da lui ho imparato molto. Quello di Tempesta è il personaggio più bello che ho interpretato. Per quanto riguarda Sordi non ci ha pensato affatto, non copio mai quando devo recitare, se si notano alcune somiglianze vengono fuori inconsciamente. Non penso mai a qualcuno in particolare, lo farei soltanto in caso si trattasse di un film storico.

Elio: L’intento era non cadere nel naturalismo che troppo spesso appiattisce le storie. Noi pensiamo che la vita sia molto semplice, poi ad un punto diventa incredibilmente sopra le righe ed è questa idea che seguo come attore.

Simonetta Columbu, nel film interpreti una escort impegnata nello studio della psicologia, come è stata l’esperienza con Daniele Luchetti?

Non finirò mai di ringraziare Daniele per aver creduto in me. Il personaggio di Radiosa è davvero bellissimo e per me rimane ancora molto enigmatico. L’ho trovato commovente per alcuni aspetti e per altri molto simpatico.

Eleonora Danco, tu che in Io sono Tempesta interpreti questa donna che manda avanti una comunità e si ritrova a dover stare a fianco all’imprenditore di Giallini, che idea ti sei fatta del tuo personaggio?

Mi è piaciuto molto questo ruolo perché giocava sul limite. Mi piace l’idea che Daniele ha dato di Tempesta, un potere che corrompe perché è abile a farlo. Mi piaceva poi questo rapporto con la lotta che in qualche modo univa tutti i personaggi. Per quanto riguarda il lato religioso del mio personaggio mi sono recata spesso in chiesa durante le sedute di preghiera ed ho capito che è veramente necessaria una fede per chi non ha davvero niente.

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Daniele, tornando su Berlusconi e i vari politici o imprenditori, c’è qualche altro nome a cui vi siete ispirati?

Ma più che nomi veri e propri ci siamo ispirati agli atteggiamenti di alcuni di loro, abbiamo rubato loro battute, modi di seduzione. Ma come diceva Truffaut è più importante l’attore che il personaggio. Marco e Elio sono molto di più e permettevano allo spettatore di far ritrovare anche una parte di sé in loro.

Come è stato integrare agli attori professionisti quella dei non professionisti, gente proveniente direttamente da questi centri sociali?

Succede come tutte le volte in cui metti un gruppo di non professionisti vicino ad un professionista, non c’entra nulla che vengano dai centri sociali o no. Il problema è che l’attore professionista deve essere in grado di alzarsi o abbassarsi in base al livello con cui si trova ad interagire per sembrare così credibile. Da parte loro invece volevano portare la componente più buffa che li rappresenta e ci sono riusciti.

Hai detto che alla fine l’idea iniziale su un film con protagonista Berlusconi non riusciva più ad allettarti, c’entra per caso il fatto che Paolo Sorrentino ha poi annunciato il suo progetto?

Noi abbiamo iniziato molto prima di sapere del futuro film di Sorrentino su Berlusconi e non è stato dunque questo a farci cambiare idea. Abbiamo annunciato Io sono Tempesta quasi tre anni fa ormai, prima del film sulla figura del Papa, quindi non rientrano proprio i tempi. Comunque sono davvero curioso di vedere il film di Paolo, mi piacciono sempre le sue opere e le guardo sempre con coinvolgimento.