Intrigo Internazionale: recensione

Oggi iniziamo, dopo avervi proposto l’analisi filmica di La finestra sul cortile,  il “ciclo” Hitchcockiano con Intrigo Internazionale.
Intrigo Internazionale (North by Northwest) è un film del 1959, diretto dal maestro del brivido, Alfred Hitchcock, con Cary Grant (alla quarta collaborazione con il regista, dopo Il Sospetto, Notorius-L’amante perduta e Caccia al Ladro) e con Eva Marie Saint, fortemente voluta dal regista.

Il tutto ruota attorno alla vita di Roger Thornhill (Cary Grant), agente pubblicitario; mentre si trova all’hotel Plaza di New York, viene avvicinato da due uomini che, scambiandolo per George Kaplan (a causa di un gesto mal interpretato che il reale Kaplan avrebbe dovuto fare), lo prendono in ostaggio, conducendolo alla villa di Lester Townsend, vicino Glen Cove, a Long Island.
Interrogato dagli uomini di Townsend, e costretto a bere whisky, viene fatto salire su un’auto per eliminarlo con un possibilissimo incidente stradale (dato l’alto tasso di alcoll).
“Fortunatamente” viene fermato dalla polizia, he lo arresta e che non credono alla versione di Thornhill, che continua a dire di non conoscere nessun Kaplan; la non credibilità viene accentuata dal fatto che gli investigatoni s’imbattono solo nella padrona di casa di villa Townsend (anche lei complice) e in una casa che pare immacolata, rispetto alla sera precedente.
Thorhill decide si indagare per conto proprio, e tenta di avere un incontro con Townsend, una volta saputo che lavora all’O.N.U. Ma una volta incontrato, e mentre si rende conto che Townsend non è la stessa persona che aveva incontrato, esso viene pugnalato a morte. Roger viene scambiato come il colpevole, nel momento in cui cerca di soccorrere l’uomo. La fuga diventa, ormai, la sua unica arma di difesa, dopo che è stato indiziato omicidio.
Roger cerca di scappare e prende un treno per Chicago, senza prendere il biglietto; proprio su questo treno incontra la misteriosa Eva Kendall (Eva Marie Saint), che inspiegabilmente, lo aiuta a scappare dai controllo che l’FBI sta attuando sul treno stesso.
Nonostante l’attrazione verso la donna, Roger capisce che Eva sta cercando di incastrarlo, ed è proprio lei che gli suggerisce di incontrare il vero Kaplan in una zona deserta; proprio in questo luogo, avviene la scena forse più famosa di tutta la pellicola, quella di Roger che viene inseguito da una aereo apparentemente adibito alla disinfestazione.
Dopo aver rubato un’auto, torna all’albergo dove risiede Eva, e Roger scopre, dopo averla seguita e trovata in una casa d’aste, che è la compagna di Philip Vandamm, capo-gruppo di spie, e che interpretava Townsend. Si trovano tutti li per l’acquisto di una statuetta precolombiana, di grande valore; Roger, per sfuggire al pericolo che sta correndo, decide di farsi arrestare, piuttosto che farsi uccidere da quel gruppo.
La polizia lo porta verso l’aeroporto di Chicago, dove gli viene spiegato dalla CIA, che il signor Kaplan non è mai esistito, ma è solo un personaggio inventato per scoprire il gruppo di spie.
Detto questo, Roger capisce che Eva era con lui, e non contro di lui, e decide di andare nella tana del lupo, la villa di Vandamm, nel South Dakota, per mettere Eva al sicuro; la donna si trova davvero al pericolo, dopo che è stata scoperta la sua vera identità da Vandam e la sua intenzione nei confronti di Eva, non è delle migliori.
Roger, fortunatamente, riesce ad avvertire Eva del piano di Vandamm, e lei stessa, riesce a rubare la statuetta precolombiana acquistata all’asta, preziosa per il suo contenuto (un microfilm) che per la statua stessa.
A Roger e ad Eva pare di averla fatta franca, ma restano intrappolati sul Monte Rushmore, senza via di fuga, se non quella di provare una discesa azzardata.
Anche qui arriva l’altra sequenza più famosa del film, ovvero l’inseguimento sul monte prima delle spie verso i due fuggiaschi, e poi dell’inseguimento del controspionaggio.

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Chi è un appassionato dei film Hitchcockiani, di centro non può perdersi questo gioiellino di film,
Hitchcock dà luogo ad una regia sublime, ai limite della perfezione, mediante il quale rende bene sullo schermo il concetto dello scambio d’identità, dell’impossibilità per il protagonista di discolparsi, dell’amore buono e cattivo nei confronti della stessa donna, bionda e attraente, che fa il doppio gioco.
La suspense viene magistralmente modellata nelle mani di Hitchcock, a cui riesce a dare diverse sfaccettature, prima con l’inseguimento nei campi di grano, con una sequenza che dura circa 10 minuti, dei quali la maggior parte solo visivi, cioè senza dialogo, e la sequenza finale con il tentativo di fuga, da parte dei due protagonisti, che si arrampicano sui volti dei Presidenti degli Stati Uniti.
Suspense, attrazione, omicidio con classe, colpi di scena, amore, possessività: un film, che pur avendo 55 anni, mette ancora quel brividello lungo la schiena, anche se ormai la vista vi si è consumata a furia di vederlo.
Perché la classe di Cary Grant è incommensurabile, come sempre d’altro canto,  così come la delicatezza di Eva Marie Saint, in grado di rappresentare la donna dalla corazza dura ma dall’insicurezza che la penetra; per la serie, ci sarà un motivo se Grant è alla quarta collaborazione e la Saint è stata fortemente voluta.
Il suggerimento, è ovviamente, quello di vederlo: vi troverete a stare attaccati al divano di casa vostra, per 136 minuti, senza staccarvene un attimo!

Curiosità

– La sceneggiatura è di Ernest Lehman, che era stato ingaggiato dalla MGM per scrivere I giganti del Mare, che doveva essere il film che Hitchcock doveva fare , successivamente al La Donna che visse due volte; un progetto abbandonato, poiché non convinceva entrambi.
– Eva Marie Saint fu fortemente voluta dal regista, mentre la MGM voleva imporgli Cyd Charisse (Cantando sotto la pioggia).
Il film, oltre ad essere nominatio come il migliore dell’anno venne candidato a tre premi Oscar, senza vincerne uno: Miglior sceneggiatura originale a Ernest Lehman, Miglior scenografia a William A. Horning, Robert F. Boyle, Merrill Pye, Henry Grace e Frank R. McKelvy, e Miglior montaggio a George Tomasini.
– Nel 1995, Intrigo Internazionale, è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry, della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
– Come ogni film di Hitchcock che si rispetti, anche qui è presente il cameo: vi diciamo solo che è all’inizio del film, e che c’è di mezzo un autobus.

A voi la ricerca e a voi la visione, che non vi deluderà!

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.7
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 4.2
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 4.2

4.5

Voto Finale