Il Villaggio dei Dannati: recensione della serie horror creata da David Farr

Una favola inquietante con una struttura in crescendo a matrice hitchcockiana.

Una mente collettiva capace di infestare, possederee vessare con i suoi pensieri diabolici, diventa il villain, l’incubo che si fa sempre più cupo, della cittadina di Midwich ne Il Villaggio dei Dannati – The Midwich Cuckoos: la serie Sky Original che mescola fantasy e horror, una rivisitazione moderna e oscura del classico di fantascienza I figli dell’invasione di John Wyndham già adattato in passato, anche da John Carpenter nell’omonimo horror del 1995. Lo show seriale, un adattamento televisivo creato da David Farr, che vede Alice Troughton ( A Discovery of Witches ) come regista principale coadiuvata da Jennifer Perrott e Börkur Sigthorsson, arriva con i suoi primi episodi il 17 giugno su Sky e in streaming su NOW, e ripropone la storia di un concepimento collettivo inspiegabile dagli effetti dannatamente inquietanti. Un viaggio sinistro accompagnato da un’escalation di diavolerie: possessioni e controlli sul corpo, perfide connessioni, svenimenti e morti assurde, poteri sovrannaturali: i bambini sono i personaggi terrificanti de Il Villaggio dei Dannati. Nel cast di questa serie limitata in sette episodi, che non avrà una seconda stagione, ci sono, tra gli altri, Keeley Hawes (Bodyguard, It’s a Sin) e Max Beesley (The Outsider, Suits), entrambi nominati ai BAFTA.

Il Villaggio dei Dannati – The Midwich Cuckoos: benvenuti a Midwich, la cittadina dei “figli del male”

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Il Villaggio dei Dannati – The Midwich Cuckoos inizia con un flashforward, una sequenza di suspense: nella cittadina di Midwich, nel sud dell’Inghilterra, un uomo e una donna si affrettano a preparare i bagagli per fuggire dalla propria abitazione, ma una volta arrivati fuori incontrano la figlia Anna, la quale, con un’occhiata non proprio rassicurante, domanda: “Mamma che cosa hai fatto?.” Il meccanismo usato nella rappresentazione è hitchcockiano; fin dalla prima sequenza si informa lo spettatore che accadrà qualcosa di importante e di spiacevole, quando l’opera, di fatto, non è ancora iniziata. La serie inglese ci presenta l’intreccio attraverso un montaggio alternato, racconta storie (che coinvolgono diverse donne tra cui le rispettive mamme di Anna, Ivy e Neitan), e che si svolgono simultaneamente a Midwich, un posto tranquillo e pieno di verde che appare perfetto per far crescere dei bambini. Ma nella notte di un fine settimana di maggio (venerdì 6 maggio), alle ore 21 e 47, accade un evento inspiegabile: tutti gli abitanti di una discreta porzione dell’area residenziale della cittadina – sia negli interni sia negli esterni – perdono conoscenza senza un apparente motivo. Dopo una serie di cali di tensione in città, seguiti da impulsi casuali e imprevedibili, si verifica un totale blackout. Per dodici ore non si riesce a entrare nella zona colpita, perché si rischia di fare la stessa fine degli altri: chiunque entra in città perde conoscenza, inoltre, per ragioni di sicurezza, si impedisce a tutti l’accesso. Come se non bastasse, telefoni, satelliti, fotocamere e videocamere, non funzionano. Nessuno sa di preciso cosa sia successo. Ma dopo dodici ore finalmente ogni cosa sembra tornare alla normalità, quando tutti rinvengono dallo svenimento. Ma cosa è accaduto in quel tempo? Un fatto inspiegabile: ogni donna in età fertile presente nella zona colpita dall’evento blackout è rimasta incinta nello stesso momento. E ci si accorge presto, attraverso il test del Dna fetale, che non ci sono tracce di Dna paterno. Ma allora sono i figli di chi? Qual è la loro provenienza? I bambini concepiti in queste misteriose circostanze costituiscono il gruppo osservati speciali denominati “The Midwich cuckoos”: i cuculi di Midwich.

A causa della loro presenza niente sarà più come prima nella comunità di Midwich, che diventa divisa e diffidente. Il misterioso e sinistro concepimento avvenuto nella notte del 6 maggio, per opera di una sconosciuta forza esterna, diventa presto un segreto di Stato; anche le “mamme dei cuculi” vengono isolate insieme ai loro figli, e monitorate costantemente come casi studio governativi; il mondo di queste famiglie viene rimpicciolito, queste persone sono costrette a condurre una vita segreta. Inoltre “i cuculi di Midwich”, i figli di quella notte maledetta, non vogliono allontanarsi per nessun motivo dalla città, iniziano a mostrare i loro poteri oscuri, e sembra che insieme stiano architettando un piano, qualcosa di grosso. Intanto una psicologa, la madre di Cassie (che ha partorito la piccola Ivy) interpretata da Keeley Hawes, seguirà queste donne nel loro difficile percorso – dalla gravidanza alla crescita dei bambini – affiancata dal cognato di Jodie interpretato da Max Beesley.

Una favola inquietante con una struttura in crescendo a matrice hitchcockiana

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La rappresentazione dei piccoli e vaghi indizi di minaccia (il controllo dei personaggi, la morte del cane, la mano fermata a scottare), poi via via attacchi più massicci, che diventano più pericolosi e incontrollabili: è questa la struttura fondamentale della serie tv, che si ispira esplicitamente ai meccanismi della suspense hitchcockiana, e che omaggia lo stesso regista di La congiura degli innocenti e di Gli uccelli, con alcuni particolari, inquadrature di pennuti che si scompongono nel volo: una visualizzazione di una paura arcaica come il timore che le bestie si ribellino agli umani e riprendano il controllo del mondo. E quello che si teme anche in questo viaggio inspiegabile, episodio dopo episodio, quando nel villaggio dei dannati si svolgono le scene più cariche di tensione, e lo spettatore viene rapito nello stato di incertezza-apprensione-ansia legato all’evoluzione di quanto sta per accadere. La curiosità e l’attrazione dell’orribile aumenta perché, nonostante l’azione narrativa sia un po’ troppo dilatata, l’opera riesce a trascinare nel tormento delle madri alle prese con figli con “problemi spirituali”, i cui comportamenti, soprattutto dall’età di due anni, fanno pensare a un’azione demoniaca…

Il Villaggio dei dannati: “La più grande astuzia del diavolo è far credere che non esista”

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Lo diceva Baudelaire: “La più grande astuzia del diavolo è far credere che non esista“. E infatti solamente quando le madri si accorgono che c’è qualcosa che non va, quando iniziano a sbarrare le volontà dei bambini, e cercano di allearsi per trovare rimedio – quando in una parola vogliono “scovare Satana” – si straniscono davanti alle reazioni, agli strani comportamenti, e ai “malefici” dei piccoli. Nell’agone drammatico dell’opera il coro è tutto al femminile: amore materno e paura si sovrappongono nello show la cui “winning card”, per dirla all’inglese, è l’elemento del mistero. Il Villaggio dei Dannati è un horror psicologico basato sulle paure dei personaggi (in questo caso delle mamme di Midwich), sulla loro sofferenza emotiva, sulle preoccupazioni, i blocchi, le instabilità e le insicurezze di fronte a una minaccia inspiegabile e innaturale come la malvagia volontà di un figlio. Il mistero si sviluppa nel corso degli episodi, aggiungendo domande su domande, e offrendo ben poche risposte in un percorso sulla genitorialità assai fuori dal comune, che fa luce sul timore peggiore che possa avere una madre: che il sangue del proprio sangue desideri farle del male. Mentre i grandi sono ormai scivolati nell’incubo, l’inquietudine cresce con la crescita dei piccoli, sempre più acuti, dotati e connessi. L’adattamento televisivo, seppure impreziosito da una fotografia interessante, non brilla per tecnica, ma presenta alcuni elementi di novità, e riesce ad intrigare soprattutto per l’analisi psicologica dei personaggi – della madre di Anna, ad esempio – per la rappresentazione delle loro reazioni, per il sentimento di unione positiva che anima le donne, e che fa da contrappunto al feeling malefico della progenie. David Farr ha centrato l’impresa, sebbene questa non possa definirsi una serie priva di difetti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

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