Il truffatore di Tinder: recensione del docu-film Netflix di Felicity Morris

Il docu-film su Netflix Il truffatore di Tinder mette insieme i pezzi di una vicenda sconvolgente in stile spy story: quella del finto seduttore Simon Leviev e della sua frode multi milionaria di donne sedotte sulle app d'incontro e poi derubate. Dal 2 febbraio 2022.

Dopo aver visto Il truffatore di Tinder salta in mente un’irrefrenabile curiosità: googlare il nome di Simon Leviev sul proprio motore di ricerca. Tra i primi risultati viene fuori il suo profilo Instagram (con tanto di “official“, ci tiene a precisare): una pagina essenziale, ben curata, seguita da 128 mila follower non ricambiati, e piena di foto che lo ritraggono adagiato su macchine di lusso, interni di jet privati, yatch, hotel stellati e poi tanti, tantissimi selfie nella doppia versione: con occhiali da sole e senza.

Come se tutto quello che abbiamo appena visto nell’avvincente docufilm dal 2 febbraio su Netflix non fosse mai accaduto, lui continua a postare con incredibile nonchalance, inserendo album di screen-shots prelevati da interviste tv per rimarcare la sua completa innocenza: “combatto in tribunale per portare alla giustizia coloro che hanno inventato storie e bugie su di me…”, scrive deciso nella didascalia. Le presunte bugiarde sono tre delle tante, troppe donne rimaste vittime della sua frode dal 2017 al 2019. O meglio fino ad oggi.

Cecile, Pernille e Ayleen: le tre testimoni (vittime) de Il truffatore di Tinder

il truffatore di tinder cinematographe.it

La prima, Cecilie, romantica col sogno disneyano del principe azzurro e frequentatrice seriale di Tinder, è proprio sulla dating-app più scaricata al mondo che l’anglo-norvegese un giorno fa swipe a destra sull’immagine del bel Simon, attratta dalla sua vita di benessere e amore per il mare, party sfrenati e voglia d’innamorarsi. Il match è come un colpo di fulmine: i due s’incontrano in un cinque stelle con tanto di caviale, passano una notte insieme, lei conosce addirittura la figlia di due anni avuta da una ex compagna che ne tesse le lodi da padre amorevole.

La seconda testimone è Pernilla, svedese e finanziariamente indipendente, con la quale però non scatta alcuna scintilla. I due decidono comunque di rimanere buoni amici e dopo un appuntamento ad Amsterdam si rivedono per una mega vacanza che tocca mezze capitali europee: Roma, Mykonos, Barcellona, Praga. Nel frattempo, Simon inizia ad esercitare il suo piano: facendo credere a entrambe di essere l’erede della famiglia di venditori di diamanti Leviev, braccati da nemici del contrabbando e per questo sotto scorta, l’israeliano inizia a chiedere in aiuto cifre spropositate asserendo di essere minacciato di morte e costretto a nascondersi.

A Cecile e Pernilla vengono così rubati centinaia di migliaia di dollari mai riavuti indietro, rimettendoci in salute mentale e debiti bancari, fino alla decisione della prima di contattare un quotidiano norvegese per smascherare l’operato del truffatore, il cui vero nome si scoprirà essere Shimon Yehuda Hayut. L’arresto avviene grazie a Ayleen, anche lei scandinava e prosciugata di diverse carte di credito, la quale, in contatto con la polizia, lo fa arrestare nel 2019 in Israele ‒ seppur il tribunale di Tel Aviv gli farà scontare solo cinque mesi su quindici di detenzione.

Lo swipe a destra è fatale: Simon Leviev e l’idealizzazione dell’amore romantico

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Una vicenda sconvolgente quanto lo è ancor di più il suo amaro esito finale di ingiustizia: Il truffatore di Tinder analizza il cambiamento delle modalità d’incontro in epoca social, posizionando l’intera indagine dal punto di vista femminile, vittime forse inizialmente ingenue di una rete molto più capillare di ciò che sembra. Quella delle truffe amorose è infatti una questione ormai piuttosto risaputa anche nel nostro paese, e l’aspetto che qui sembra essere più interessante oltre alla sconcertante modalità da spy story/true crime, sapientemente orchestrata con il giusto distacco e ritmo scattante dalla regista Felicity Morris (produttrice di Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online e L’impostore – The Imposter), è la facilità con la quale si è soliti cadere all’amo della trappola, come alcune, donne indipendentemente dal grado sociale ed economico, siano le prede favorite di un’idealizzazione totalizzante da amore romantico. Sentivo di doverlo salvare, dice con un po’ di pudore Cecile in un momento chiave della sua dichiarazione.

Il docu-film è attento a non condannarle nella loro imprudenza, ma piuttosto indaga nell’ascolto la psicologia delle vittime, gli iniziali moti interiori che le portano ad un innamoramento così effimero e mitizzato, e il ribaltamento finale da prede a predatori, nel coraggio di perseverare in difesa di tutte le altre. Morris punta molto sulla potenza evocativa delle immagini, sulla loro influenza nel rappresentarci nei social, nel ritratto che vogliamo restituire alla società in modo da essere percepiti per quello che forse non si potrà mai essere. Fake o no, Il truffatore di Tinder ci mette in guarda: perseverare nel medesimo errore in fondo, non è poi così impossibile.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4

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