Il Testamento della Nonna: recensione del film Netflix

Prima il compleanno poi il matrimonio, e dopo il matrimonio il testamento. La saga famigliare di Nonna Elena diretta dal regista messicano Javier Colinas continua con l’eredità di un patrimonio e le baruffe fra nipoti per accaparrarsi il succulento bottino. Il Testamento della Nonna rivela nei suoi imperdonabili difetti quanto la scrittura di una buona commedia sia un’operazione più impervia del previsto.

Dopo Il Compleanno della Nonna (2015) e Il Matrimonio della Nonna (2019), la saga famigliare diretta dal cineasta Javier Colinas (regista anche di Papà cercasi) prosegue con il suo ultimo sequel: Il Testamento della Nonna. Disponibile su Netflix dal 25 dicembre la commedia messicana si apre con un’esperienza di pre morte di Nonna Elena (Susana Alexander) che durante un momento di rallegramento intimo fra le lenzuola con il neo sposo Julio (Dino Garcìa) avverte un improvviso malore che la porta a considerare l’imminente e inconfutabile dipartita. A chi spetterà dunque l’enorme casa di Cuernavaca dopo la sua morte? Quale nipote si merita la proprietà? Come verrà modificata l’eredità? Rimettendo in campo gli stessi personaggi dei due titoli precedenti e posizionando l’attenzione dello spettatore sulle dinamiche interne di una famiglia alle prese con un succulento patrimonio, Il Testamento della Nonna è un’imperdonabile operazione da commedia agrodolce che non riesce a intrattenere, figurarsi divertire.

Il Testamento della Nonna: un girotondo simil comico di tutto ciò che una famiglia alle prese con un’eredità si trascina

il testamento della nonna cinematographe.it

Susana Alexander e Roberto D’Amico in una scena del film

Obbligati alla convivenza forzata che porta a galla screzi, gelosie, incomprensioni ed incomunicabilità connaturate all’universo dei legami famigliari, i personaggi del film – la cui consanguineità parentale rimane incerta a meno che lo spettatore non abbia visto anche i film antecedenti – agiscono e comunicano con il solo scopo di farsi notare e convincere la simpatica Abuela a farsi lasciare la villa con annessa piscina. Alla lettura del testamento con l’avvocato (ed ex fiamma dell’anziana) dal come altisonante Eleuterio Rua Palacio de la Sierra (Roberto D’Amico), vengono elencati uno ad uno gli oggetti in eredità: statuette antiche, album fotografici, bastoni ortopedici, audiolibri; suppellettili chiaramente non paragonabili alla portata danarosa della casa. Il film all’inizio gioca molto sull’aspetto comico di incredulità dei contendenti ereditieri, o almeno così crede di fare, trascinandosi in buffi siparietti sopra le righe annacquati da una sceneggiatura debole e per nulla travolgente.  Nel corso del film ogni coppia in campo tra cui il figlio di Elena e la neo-compagna, i tre nipoti e i rispettivi partner innescano un girotondo simil comico fatto di brevi sketch giocati sul contrasto della tradizione, i retaggi sociali e religiosi dei pater familias sulla modernità incompresa e incomprensibile dei futuri generi (l’ateismo del fidanzato della figlia su tutte) che fino alla fine diventa mero pretesto buffo sul pettegolezzo, i segreti, le minacce sul non-dire-a-costo-di.

Un perfetto manuale sul come non scrivere una commedia

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Il cast del film Il Testamento della Nonna

Dal venerdì della lettura del testamento alla domenica della comunicazione del degno erede a seguito di colloqui/interrogatori ai candidati (che perdono o acquisiscono punti in base al loro comportamento con la ricca nonna), il terzo capitolo della saga di Colinas inserisce temi e problematicità incarnate dai personaggi al centro del racconto. La gravidanza, la paura di diventare padre, il tradimento, l’omosessualità celata alla famiglia cattolica e tradizionalista. Tematiche utili solo a mischiare le carte e mai realmente sentite o quantomeno rese attrattive allo spettatore. Perché a ben vedere ne Il Testamento della Nonna non è tanto importante come e cosa succede, cosa ha da dire il film sulla famiglia attraverso la comicità dissacrante e grottesca. Bensì la sua portata cinematografica sembra paradossalmente risiedere più nella suo essere perfetta stesura da manuale sugli errori da non commettere nella scrittura di una commedia, che nel suo valore narrativo stesso.  Purtroppo nei suoi innumerevoli difetti il film mostra palesemente quanto l’ideazione, la scrittura, la messa in scena e la buona riuscita di una commedia sia un’operazione spinosa e piena di insidie e quanto oggi sia difficile far ridere. O quantomeno fare cinema.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.5

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