Il quinto set: recensione del film Netflix con Kristin Scott Thomas

Dal 27 agosto 2021 su Netflix un nuovo film sul tennis diretto da Quentin Reynaud, che porta sullo schermo la storia inventata di una ex promessa transalpina sul viale del tramonto. 

La Settima Arte non ha mai mostrato un grande interesse nei confronti del tennis. Non siamo noi a dirlo, ma il numero di film prodotti sino a questo momento. A differenza di altre discipline sportive come ad esempio il calcio o la boxe, infatti, le pellicole ad esso dedicate si contano sulle dite delle mani e nella stragrande maggioranza dei casi i risultati non sono stati particolarmente entusiasmanti.   Fatta eccezione per qualche documentario (su tutti John McEnroe: In the Realm of Perfection) e opera di fiction (Borg McEnroe o l’imminente Una famiglia vincente – King Richard), quello che è approdato sullo schermo non ha lasciato una traccia indelebile nella memoria collettiva, a maggior ragione se ripensiamo a quel Wimbledon di Richard Loncraine del quale per fortuna si sono perse le tracce nell’archivio della dimenticanza.

Il quinto set: Quentin Reynaud ci porta al seguito di un tennista sul viale del tramonto

Il quinto set cinematographe.it

Filmografia alla mano, dunque, si può affermare tranquillamente che tra il cinema e il tennis non è mai scoccata la scintilla. Visto quel poco che esiste in circolazione e gli esiti altalenanti ai quali abbiamo assistito, il nuovo arrivato in casa Netflix dal titolo Il quinto set non è di quelli che vanno rispediti al mittente. Disponibile dal 27 agosto sulla piattaforma a stelle e strisce, il film diretto da Quentin Reynaud, giovane regista con qualche incursione davanti la macchina da presa, ci porta al seguito di Thomas Edisson, ex promessa del tennis transalpino che nel suo ultimo Roland Garros insegue un’occasione di riscatto. Scivolato in fondo alle classiche dopo una pesante sconfitta e una serie di infortuni, a 37 anni non ha ancora nessuna intenzione di appendere la racchetta al chiodo nonostante la condizione atletica e fisica non più ottimale e il consigli della moglie e della madre di ritirarsi. Thomas però sente di aver ancora qualcosa da dare e si iscrive alle qualificazioni del prestigioso torneo del Grande Slam, che lo vedrà in tabellone come avversario di un giovane e rampante connazionale. Saranno i cinque combattutissimi set contro questo tennista in ascesa a dargli ulteriori motivazioni per cercare di dimostrare di essere ancora un giocatore.

Ambientazione reale e storia inventata sono gli ingredienti principali del menù di Il quinto set

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Inutile dire che la storia in questione, il suo protagonista, il resto dei personaggi che lo animano, così come gli accadimenti, sono il frutto dell’immaginazione di Reynaud, qui anche nelle vesti di sceneggiatore. Non si tratta quindi di un biopic di un tennista realmente esistito, ma non si fa fatica a immaginare che ciò che viene raccontato e il disegno della figura principale non trovino delle corrispondenze nell’esistente o nell’esistito. Di vero semmai ci sono la cornice affascinante del Roland Garros, i suoi campi di terra rossa e tutto ciò che nel bene e nel male caratterizza questo sport e il suo ambiente, comprese le conferenze stampa e gli sponsor. Dunque il Thomas Edisson interpretato con sufficiente realismo e credibilità da Alex Lutz (vincitore del Cesar come miglior attore protagonista nel 2019 per Guy) non ha mai veramente calcato un campo da tennis se non sullo schermo, eppure le imprese sportive delle quali si rende protagonista negli incontri che si trova a disputare nel film riescono a coinvolgere lo spettatore e persino ad emozionarlo, come accade nel durissimo, sofferto e tiratissimo match con il giovane Damien Thosso. Cinque set con scambi adrenalinici, tra diritti e rovesci, stilisticamente non eccelsi ma comunque efficaci in termini di realismo, che riescono a tenere a sé il fruitore di turno.

Il cineasta francese segue alla lettere il manuale d’istruzione e ciò gli consente di portare a casa senza patemi una prestazione comunque soddisfacente

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Il canto del cigno del giocatore sul viale del tramonto alle prese con il match della vita, contro un avversario più giovane di vent’anni, del resto ha sempre il suo fascino. Difficilmente storie sportive come quelle al centro di Il quinto set non fanno presa sullo spettatore. In tal senso, il cineasta francese segue alla lettere il manuale d’istruzione e ciò gli consente di portare a casa senza patemi una prestazione comunque soddisfacente. Il livello di realismo raggiunto dalle sequenze di gioco è accettabile, superando di gran lunga quello artefatto e scadente del già citato Wimbledon. La macchina da presa di Reynaud da prima si attacca ai giocatori quasi fosse la loro ombra, mostrandoci gli scambi dalla loro prospettiva, per poi alternare gli highlights dell’ultima partita usando le grafiche originali del torneo parigino, simulando la messa in onda televisiva. Soluzioni tecniche queste non originali, ma comunque funzionali e visivamente efficaci.

Il cast è nobilitato dalla presenza della sempre affidabile Kristin Scott Thomas

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Il copione già scritto, del quale però non avremo un vero e proprio finale, rende i passaggi narrativi prevedibili, ciononostante la fruizione a conti fatti risulta gradevole, nobilitata dalla presenza nel cast di due attrici anagraficamente distanti ma sempre affidabili come Ana Girardot e Kristin Scott Thomas. Vedere per credere.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.9

Tags: Netflix