Il mio Godard: recensione del film di Michel Hazanavicius

La recensione de Il mio Godard, il film per la regia di Michel Hazanavicius con protagonisti Luis Garrel e Stacy Martin.

Michel Hazanavicius porta sullo schermo il ritratto di uno dei registi e degli intellettuali più importanti del cinema francese e mondiale, Jean-Luc Godard, e lo narra attraverso gli occhi di Anne Wiazemsky, compagna del periodo. Racconta questo Hazanavicius nel film Il mio Godard dipingendo così non solo un artista ma anche un periodo, il sessantotto, il maoismo, le proteste contro la guerra in Vietnam, e un momento dell’esistenza intima e personale del cineasta, la storia d’amore appassionata e complicata, tra lui e Anne.

Il mio Godard_Cinematographe.itIl mio Godard: un uomo, una donna

Prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui la borghesia avrebbe regolato i conti con Jean-Luc Godard e Michel Hazanavicius lo ha fatto con questo film, aveva già realizzato un progetto simile con The Artist giocando con il cinema muto, le sue storie, il dramma e la commedia, il colore e le linee, gli struggimenti e i successi. Il mio Godard fa più o meno la stessa cosa: il grande cineasta francese non esiste, è un fantasma, una maschera, un ruolo, un pezzo di mondo che ha come coordinate Fino all’ultimo respiro e La cinese. Jean-Luc non è uno come tanti, fa parte del mito, della leggenda, un corpo da cui fuoriescono con forza centrifuga e centripeta egocentrismo, misoginia, rivoluzione, maoismo, capolavori “sbranati” come carne da macello, il collettivismo.

Parigi, 1967. Godard (un bravo Louis Garrel) è il Regista del suo tempo, sul set di La cinese incontra Anna Wiazemsky (Stacy Martin). Lei ha 20 anni, lui 37, si innamorano. Diventano marito e moglie; è lei la voce narrante della storia, infatti il film è ispirato al libro autobiografico della donna (Un anno cruciale), tale costruzione viene ripresa perché l’opera si divide in capitoli: il film rifiutato dai cinesi, le manifestazioni del Maggio francese con lancio di sanpietrini, il Festival di Cannes interrotto nel ’68, il collettivo, il rapporto difficile con Bertolucci.

La cinese è il suo film più politico, ma non ha il successo sperato, il suo pubblico non va a vederlo, la critica lo accusa di intellettualismo. Godard è in crisi, il ’68 è alle porte e lui vuole partecipare a quella rivoluzione, un nuovo linguaggio, nuove idee. Chiude fuori di sé ogni cosa, ha una nuova visione di cinema, è pronto a combattere il sistema attraverso film collettivi e antiborghesi. C’è la rivoluzione cinematografica pronta ad esplodere tra le strade, nel cinema, una rivoluzione che è fatta di nuove tecniche, nuovi stili, tutto ciò che ha cambiato per sempre il cinema.

Il mio Godard_Cinematographe.itIl mio Godard: una lunga ed estenuante parodia

Hazanavicius realizza con Il mio Godard l’ennesima parodia, vuole distruggere lo status d’autore, prende da lui molte delle caratteristiche del suo cinema: cartelli, voci fuori campo che parlano in terza persona e dialogano con il pubblico. Come aveva fatto con The Artist, qui porta al centro il cinema degli anni ’60 che diventa modo attraverso cui raccontare di più, un periodo, una storia d’amore, un intellettuale. Si capisce chiaramente che Hazanavicius non vuole guardare con nostalgia ad un’epoca, non ha intenzione di omaggiare uno dei periodi d’oro del cinema, vuole giocare con il passato, con i linguaggi, con i “totem”. Questo Godard, il suo Godard, non vuole raccontare la giovinezza ribelle e vitale e neppure i moti di chi vuole davvero cambiare il mondo, diventa esibizione arida di una collezione di luoghi comuni, di stile autocompiaciuto, vere e proprie intellettuali forzature, qui ironiche. Dietro le macchine d’epoca, le canzoni di Adriano Celentano, Bertolucci e Ferreri, l’amore che nasce, la passione che esplode e i discorsi sul cinema non si nasconde un viaggio in un mondo meraviglioso e affascinante.

Vuole fare a brandelli la grammatica godardiana che contribuisce alla banalizzazione del personaggio e della sua storia: un Jean-Luc ridotto a macchietta, fastidioso e insopportabile, una maschera comica. Anna racconta un cineasta che un tempo era rivoluzionario, un genio per cui aveva perso la testa, ora è un uomo che abbassa la tesa di fronte agli studenti e si fa dire da loro qualunque cosa, una messa in ridicolo del personaggio. L’effetto che Hazanavicius ottiene è straniante, a tratti macchiettistico mentre usa il cinema rivoluzionario per mettere a ferro e fuoco il cinema d’autore.

Il mio Godard_Cinematographe.itIl mio Godard: racconto d’amore e di cinema che non piace a tutti

Il mio Godard narra l’uomo e l’artista nella sua relazione amorosa con Anne, si fa commedia insopportabile proprio per il gioco che ha messo in scena. Il film di Hazanavicius è uno scherzo che non può piacere a tutti, soprattutto a coloro che amano il cinema.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1