Il mio amore è un fiore di ciliegio: recensione del film Netflix

Una storia d'amore e sulla fuggevolezza del tempo, sulla potenza della fotografia e sulla caducità della vita.

Haruto (Nakajima Kento) e Misaki (Matsumoto Honoka), un aspirante fotografo e una parrucchiera. Un incontro casuale, un amore infinito, profondo, quasi sacro proprio come la fioritura dei ciliegi. Racconta questo Il mio amore è un fiore di ciliegio, il film di Yoshihiro Fukagawa, disponibile su Netflix dal 24 marzo 2022.

Il mio amore è un fiore di ciliegio: il racconto di un incontro e di un rapporto salvifico ed eterno

Il destino alle volte offre dei doni inimmaginabili ed è questo ciò che fa con Haruto e Misaki, lui va a tagliarsi i capelli da lei e lei tra un taglio e l’altro, per errore e per l’entusiasmo di essere di fronte ad un fotografo taglia l’orecchio di lui provocandogli una cicatrice che rimarrà indelebile segno di quell’incontro. Da quel momento in poi, per poco forse, le loro vite saranno unite indissolubilmente: lui folgorato da quel viso dolce e delicato, dal sorriso caldo e luminoso, lei dalla tenerezza timida con cui entra nella sua vita. Assistiamo a ogni cosa, alla bellezza degli amori che iniziano a costruirsi, i messaggi e le telefonate per organizzarsi, il primo appuntamento, la cena, il tutto narrato con una minuziosa amabilità, a cui si aggiungono paure, ansie, speranze. I due lentamente si avvicinano e fra chiacchiere, risate e affetto il loro rapporto si evolve ma, presto le piccole/grandi bugie che capita di raccontarsi per sembrare diversi, hanno fatto il loro tempo e bisogna dirsi la verità.

Lui deve svelare il segreto: lui non è un fotografo, non lo è neanche in erba, ancora, sarebbe voluto diventarlo ma è bastato lavorare con un capo brusco e severo per fargli credere che quella non era la sua strada. Misaki si arrabbia, non può accettare che quel giovane uomo si sia scoraggiato, abbia preferito cambiare mestiere pur di non sentirsi schiacciato dagli altri. La giovane sveglia Haruto dal torpore in cui è intrappolato: lei vuole che lui non si arrenda, se diventare un fotografo è ciò che vuole, deve lottare per questo – tanto quanto lei si impegna per diventare parrucchiera – e lui dal canto suo crede che proprio questo miglioramento lo porterà, essendo la migliore versione di sé, a poter vivere la vita assieme a Misaki.

Il mio amore è un fiore di ciliegio: Misaki e la caducità della vita

Haruto è scosso da quel “grido” di Misaki, deve diventare quel fotografo. Emerge quanto loro in realtà abbiano spiriti affini, sentimenti comuni. I loro sogni, i loro pensieri sul futuro corrono su una stessa direttrice che da due linee rette parallele sono diventate una sola: come lei vuole lavorare per rendere felici gli altri usando pettine, forbici e phon come una bacchetta magica, così lui vuole immortalare istanti per renderli eterni, alla guisa di un mago. Entrambi sanno quale è il loro posto nel mondo, lo hanno compreso, vogliono stare assieme, facendo ciò che amano di più fare. Haruto e Misaki si migliorano, donano l’uno all’altra parti di sé, si consegnano determinazione, sicurezze, tenerezze in modo da spingersi nella vita.

L’esistenza però non è sempre facile e neppure felice, non sempre ciò che è giusto può accadere. Non è un caso che uno degli incontri più importanti dei due innamorati avviene proprio di fronte ai ciliegi, non è un caso che la loro storia è legata ai sakura che non vengono utilizzati solo per descrivere la fragilità e forse anche l’inconsistenza dell’esistenza, ma anche per mostrarne la persistenza (ci saranno sempre nuovi fiori pronti a sbocciare)

I fiori di ciliegio fanno da collante al rapporto tra Haruto e Misaki – le labbra di lei hanno lo stesso colore di un cappello che lui le regala perché gli ricorda il colore dei petali -, sono il simbolo del loro amore e della loro storia – nei momenti più decisivi un albero di ciliegio spezza la narrazione come per ricordarci che alla fine tutto è riconducibile al repentino mutamento tra felicità e disperazione, gioia e dolore, impazienza e attesa -, di Haruto per la cattura dei momenti più fugaci della vita per proteggerli nella memoria. La loro fioritura assume in Giappone un significato metaforico e profondo: proprio come quando i fiori di ciliegio raggiungono il massimo splendore e poi cadono, così la narrazione subisce un rapido e sofferente cambio di rotta e i due così uniti sono costretti ad allontanarsi.

Misaki scopre di avere una malattia, i capelli grigi, le rughe, il corpo inizia a incurvarsi: soffre di progeria. La vivace e vitale ragazza diventa un’anziana e chi prima gridava al coraggio e alla verità ora invece decide di mentire, di nascondersi, di diventare un fantasma. Misaki e la sua malattia diventano soggetto di narrazione, di disamina: lei non può rivelare all’uomo che ama e da cui è amata la tortura che le è toccata, non può rovinare la vita di lui come si è rovinata la sua stessa. Vuole salvarlo, proteggerlo e per questo sparisce nel nulla dopo aver passato la notte insieme a lui, ma c’è anche un altro elemento, si vergogna profondamente di chi è ora e di ciò che le sta accadendo. Il viso, il corpo, le mani sono ormai carte geografiche di una vita non vissuta veramente perché lei resta comunque una venticinquenne che si è innamorata di un ragazzo qualunque, un giorno nel negozio di parrucchiere in cui lavora.

Il mio amore è un fiore di ciliegio si fa analisi sul tempo che passa, sul rapporto gioventù/vecchiaia. Tutto scorre sì, lo ha insegnato Eraclito, ma per Misaki ogni cellula del suo corpo invecchia con la velocità della luce, si perde il tempo normale per acquistare un ritmo completamente differente, accelerato. Prima la protagonista era un fiore di ciliegio sfolgorante e meraviglioso, ora, come un larva, si sta raggrinzendo prima del tempo e lo spettatore inizia a vederla avvizzire. La caducità della vita è lì, potente e tristissima, di fronte ai nostri occhi, tanto quanto l’impotenza spregiudicata di chi si rende conto che non si può fare nulla per cambiare le cose, per fermare il tempo. Tutto questo è ancora più assurdo e insopportabile se rapportato alla forza amorevole del fratello di Misaki che si prende cura di lei stoicamente portandola dai medici, cercando di ritrovare quella sorella tenace che non retrocede mai, se paragonato alla vita in fieri di Haruto che costruisce il suo sogno mentre sopravvive al ricordo doloroso del suo più grande amore.

Il potere della fotografia

Elemento fondamentale nella storia diventa la fotografia, Haruto guarda il mondo attraverso la macchina fotografica e lo ferma in quell’eterno istante impressionato su pellicola. Il giovane, grazie a Misaki, ha incominciato a lavorare in modo che la fotografia possa diventare la sua strada, e a poco a poco ogni cosa sta prendendo il suo posto: il capo severo lo era solo perché notava in lui del talento, il suo occhio, capace di vedere oltre, sa estrapolare momenti come nessun altro. Attraverso quegli scatti si vince il tempo, la paura, così poeticamente si imprimono nel/per l’eternità la fioritura dei ciliegi, gli appuntamenti con Misaki, lui e lei insieme sorridenti e felici, così i luoghi, le panchine saranno legati a loro e alla loro storia per sempre, e viceversa, così mentre la giovane invecchia rimane una venticinquenne che si sta innamorando.

Il mio amore è un fiore di ciliegio: una storia d’amore potente e eterna

Il mio amore è un fiore di ciliegio è una storia d’amore e sulla fuggevolezza del tempo, sulla potenza della fotografia e sulla caducità della vita. A tratti si soffre in maniera quasi insopportabile, ci si arrabbia perché è chiara l’ingiustizia della vita per Misaki e anche per Haruto. Si viene coinvolti da un rapporto potente, da una relazione che va contro tutto e tutti.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7

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