Gagarine – Proteggi ciò che ami: recensione del film di Fanny Liatard e di Jérémy Trouilh

Gagarine - Proteggi ciò che ami è un poetico parallelismo tra il primo uomo sulla luna e l'ultimo nella Cité.

Alla periferia sud di Parigi c’è l’enorme Cité Gagarine, un tempo edificio residenziale all’avanguardia costruito nel 1963, simbolo di progresso nell’edilizia popolare, ora invece non lo è più e sta per essere distrutto perché non più a norma. Cinquant’anni più tardi quei 370 appartamenti,16mila metri quadri, milioni di ricordi, sono destinati alla demolizione e soprattutto 370 famiglie, in attesa di essere assegnate ad altre abitazioni, sono costrette a mettere tutto in valigia e lasciare la propria casa, dicendo addio a un luogo che per loro è stato molto significativo, tra tutte queste persone c’è anche il sedicenne Youri – Alséni Bathily – che lì è cresciuto e non accetta di andarsene. Parte da qui Gagarine – Proteggi ciò che ami, il film di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, in concorso ad Alice nella Città e al Festival di Cannes 2020, nelle sale italiane dal 19 maggio 2022, distribuito da Officine Ubu.

Gagarine – Proteggi ciò che ami: tra terra e spazio, la storia di due uomini coraggiosi che amano le stelle

Gagarine è un uno di quei mostri di cemento che hanno abitato le città, uno di quei complessi in cui venivano confinati i più poveri, per tenerli sempre più lontani dal centro. Città Gagarine era talmente moderna, importante, unica quando venne costruita che ha accolto addirittura Jurij Gagarin, primo astronauta, simbolo stesso del progresso proprio perché quel luogo rappresentava un progetto abitativo fortemente legato ai principi dei paesi socialisti, basato su una visione rivolta al futuro dell’architettura funzionale. Proprio su questo legame tra città futuribile-città decaduta-primo uomo sulla luna-Youri, l’unico superstite del complesso si costruisce il film che si apre con i materiali d’archivio dell’inaugurazione della Cité Gagarine con la visita dell’astronauta russo e poi lungo l’opera vengono inserite le riprese effettuate sul luogo nel 2019, durante la reale demolizione dell’edificio.

Il film di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh si concentra su quelle ultime giornate, dolorose, lente e inesorabili; gli esperti guardano, analizzano, studiano, fanno dei sopralluoghi: muri, tubature, tetti, soffitti e così via, nulla è a norma. Non c’è possibilità, c’è solo una soluzione per gli abitanti: andarsene. Per quelle famiglie però quella non è semplicemente casa, è la casa, è il posto dove si torna la sera, dove si va a dorme, dove si prepara la cena; quell’articolo determinativo fa la differenza. Ispirato ad un fatto reale di cronaca, il racconto di Gagarine prende vita proprio nella banlieue a sud di Parigi per diventare un piccola storia di un viaggio disperato e intenso di un ragazzo che lotta per una battaglia personale e comune insieme. Per il protagonista è troppo importante quel luogo, Youri è un corpo resistente, vuole rimanere, lo deve fare perché con un padre scomparso quando era piccolo e una madre che l’ha lasciato solo, Città Gagarine è la sua patria, la sua madre putativa, il suo nido. Essa coincide con la sua stessa identità, chi vive in un posto come questo è indelebilmente legato a quelle mura. Mentre ogni appartamento perde i suoi abitanti, si fa involucro dentro cui non c’è più nulla, mentre i cantieri e gli operai si moltiplicano, Youri mette il suo talento ingegneristico, la sua una fantasia “cosmica” al servizio di un sogno.

Youri, il ragazzo che non voleva abbandonare

Intorno a Youri ci sono altri personaggi: Diana (Lyna Khoudri), la giovane rom di cui il ragazzo si innamora, che condivide con lui la vita in periferia e l’esperienza dello sgombro, e i vicini del ragazzo che sono la comunità a cui lui riconosce di appartenere. Quando tutto sta per essere sgretolato dalle ruspe lui si aggrappa con tutto sé stesso, con ogni centimetro del suo corpo, a quel gigantesco Edificio che diventa metafora di sogni, speranze, salvando esso ogni cosa tornerebbe ad avere un senso. Youri fa di tutto per evitare la demolizione, cerca di riparare quel gigante “ammalato” fin dalle fondamenta e quando la Città viene evacuata lui si nasconde, continuando a viverci e creando anzi un mondo tutto suo, un mondo che guarda altrove, nei cieli, alla scoperta della luna, di altri pianeti. Diventa l’ultimo guardiano della Cité, un ragazzo con i piedi per terra ma la sua testa e il suo sguardo volano nel cielo, tra le stelle, è interessato all’astronomia ed è per questo che costruisce un laboratorio spaziale in quell’edificio, ricerca nelle discariche, tra gli oggetti smarriti, ciò che gli può essere utile per costruire la sua navicella. Solo, isolato dal resto del mondo è un diverso, un poeta inconsapevole che sogna un altro mondo e intanto sogna anche la coetanea Rom, Diana, che gli insegna il codice Morse e che lo porta bendato nel punto più alto della città, su una gru, da dove si vede tutta la città. Il ragazzo vuole costruire, curare quel cuore svuotato e ferito, riparando dove possibile, creando il bello dove non c’è più; riqualifica ciò che vita e senso non ne ha più (una stanza, un appartamento, un luogo disabitato per forza sono privi di ragione d’esistere, ancora di più se pronti ad essere distrutti), mette in atto una sorta di scommessa individuale e inizia un percorso di “messa in vita” di ciò che non ne ha. Si aggrappa sempre di più alla sua realtà alternativa, tra fantasie e incredibili realizzazioni materiali, la sua creazione sarà forse imperfetta, ma è sicuramente meravigliosa.

Proprio come il suo mito e omologo, Youri è unico e solo a vivere in quello spazio, una sorta di navicella spaziale. La struttura scheletrica, le viscere, le connessioni elettriche e meccaniche che tengono in piedi il gigantesco Gagarine, si riappropriano del loro valore e quel piccolo e oscuro grumo diventa nelle mani di Youri un luogo in cui sopravvivere, anelanti lui e il luogo stesso al decollo per entrare in un’altra orbita.

Gagarine – Proteggi ciò che ami: un poetico parallelismo tra il primo uomo sulla luna e l’ultimo nella Cité

Liatard e Trouilh realizzano un film fantascientifico ed anche estremamente poetico e umanissimo, una sorta di racconto di formazione di un ragazzo che vive in un guscio, una grande nave madre; l’odissea di Youri è un percorso tra corridoio e corridoio, di casa in casa, una missione che mira alla salvezza della sua Casa e poi alla sua. L’opera nasce dalla necessità urgente di testimoniare la fine di un’era e insieme di andare oltre – il rapporto tra le storie di Youri e Jurij, i colori (il rosso, il bluastro) e i mondi ricostruiti dal ragazzo all’interno dell’edificio -, la storia respira grazie alle testimonianze degli abitanti del quartiere che hanno generato anche un documentario oltre che questo film. Di minuto in minuto quella del protagonista non è più un’idea assurda, una follia, non è l’ultima spiaggia di un disperato ma si fa possibilità, pensiero ribelle, pieno di speranza. La vita dentro una stanza squarciata è in bilico tra spazio onirico, fantasmagorico e realtà, e ognuno di questi piani si compenetra con l’altro. Youri e Jurij sono molto più simili e vicini, i loro mondi sono quasi gli stessi: l’astronauta si libra in assenza di gravità nell’abitacolo della navicella così fa il ragazzo che tenta di salvare il suo mondo, fasciato in una tuta spaziale, come il primo conosce ogni cosa del suo habitat così l’altro. Entrambi hanno una missione, entrambi fanno di tutto per portarla a termine.

Gagarine – Proteggi ciò che ami: poesia, fantasia e amore nei sogni di un ragazzo che ama proteggere

Gagarine – Proteggi ciò che ami è un film intenso e poetico in cui disperazione e speranza vivono assieme. Quasi contemporaneo al film I Miserabili (2019) di Ladj Ly respira però di un sentimento opposto, tanto guerrigliero e oscuro è il film di Ly quanto Gagarine – Proteggi ciò che ami vive di un affascinante e immaginifico dualismo tra spazio e terra, distruzione e costruzione, primo uomo sulla luna, “ultimo sulla terra”, sgombro di un complesso, sgombro di un campo rom. Il film di Liatard e Trouilh è un chimerico inno di vita e di sogno, di spazio e stelle, di ribellione e canto da parte di un ragazzo che vive una favola urbana estremamente terrena ma che qui sa di “altrove”. La storia di Youri non è banale nonostante purtroppo storie come la sua tocchino molti, a colpire sono il modo in cui il giovane si senta appartenente a quel luogo quasi fossero legati da un cordone ombelicale e al tempo stesso il modo in cui si parla di una comunità intera, smantellata senza pietà. Gagarine – Proteggi ciò che ami è un’opera di umanità disarmante in cui la vita brilla luminosa, proprio come le stelle nel cielo, in ogni piano, stanza, antro, anche tra le macerie, anche quando l’unica parola sembra essere distruzione.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.9