LFF 2018 – L’Angelo del Crimine (The Angel): recensione del film di Luis Ortega

Presentato al London Film Festival 2018, El Angel è un’esperienza estetica piacevole che ci dirotta talvolta verso lo stile di Martin Scorsese.

Luis Ortega dirige L’Angelo del Crimine (The Angel), un biopic drammatico che racconta la vita del serial killer Carlos Robledo Punch, soprannominato in patria l’Angelo della morte. Condannato all’ergastolo nel 1980 per aver commesso ben undici omicidi e molti altri crimini, Punch ha cominciato a seminare il terrore in Argentina negli anni ’70 dalla tenera età di 19 anni, conquistando l’etichetta di assassino, stupratore e ladro.

Ortega realizza un ritratto elegantemente stilizzato di un serial killer “giovane e carino” il cui soprannome deriva dalla discordanza tra il suo comportamento mite e la sociopatia malvagia dei suoi crimini. Un personaggio intrigante dal punto di vista narrativo che l’attore Lorenzo Ferro cattura e rielabora nel modo giusto. La violenza presente nel film ha un aspetto pop e strizza l’occhio alla scuola di Martin Scorsese, tra sparatorie, omicidi creativi e momenti agghiaccianti con vittime, tuttavia, irrilevanti. Carlitos è attratto dal suo compagno di scuola Ramòn, ma non lo ammette a se stesso, mostrando una certa disinvoltura infantile negli occhi azzurri e i ricci ondulati, propri dell’epoca in cui vive.

L’Angelo del Crimine: la violenza pop di Luis Ortega l’eleganza del serial killer interpretato da Lorenzo Ferro

L’Angelo del Crimine è un dramma personale e un thriller che scava nella psicologia contorta di una mente giovane corrotta e oscura, di cui i media argentini si sono approfittati. Uno spirito spavaldo e allegro che non trova nessun motivo per rispettare la legge e l’etica della società: se lasci le chiavi nel cruscotto ti ruba la macchina: se una finestra è aperta o una porta è socchiusa, lui entra nella tua casa; se ti metti sulla sua strada può spararti e ucciderti senza pensarci due volte.

Il regista prova a psicoanalizzare Carlitos e sembra cercare una risposta alla domanda: “Come può una persona così carina essere così brutta dentro?”, ma non riesce a scoprire la verità e comunicarla al pubblico con questo film. Non è la prima volta che il cinema racconta un serial killer giovane e sexy che si spinge oltre i limiti, in preda alla furia e all’insensatezza di pensieri malsani e provocatori, ma L’Angelo del Crimine risente un po’ di una natura locale legata strettamente al paese in cui si è svolta la storia vera.

Un omoerotismo inespresso trascina il film nel filone del cinema LGBT che lo avvicina a un pubblico più internazionale, ma Ortega non sembra avere le idee chiare sulla direzione finale del suo prodotto. La sceneggiatura è abbastanza fedele alla storia di cronaca, anche se molti dei personaggi secondari sono frutto dell’immaginazione e il film trascura alcuni dei crimini più brutali di Punch come il rapimento, lo stupro e l’omicidio di due giovani donne. Il rischio di celebrare queste figure pericolose e mentalmente disturbate con un film è sempre in bilico su una sottile linea rossa, e il regista ha il dovere di far pendere l’ago della bilancia dalla parte giusta.

L’Angelo del Crimine è sicuramente un’esperienza estetica piacevole accompagnata da una intensa colonna sonora di successi pop vintage, e il protagonista è verosimile e magnetico, ma i punti deboli ci sono e hanno un peso non indifferente sul risultato finale. El Angel esaurisce le energie andando avanti, somigliando a film polizieschi già visti, anche se lo stile visivo di Ortega si conferma accattivante e alla moda per il cinema contemporaneo.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.6