Class of ’83: recensione del film indiano Netflix

Un soggetto potenzialmente vincente viene ridotto ad un mero pretesto per inserire una violenza stilizzata, con interpreti che procedono stanchi verso la conclusione del racconto. Il titolo Netflix non colpisce per stile e stesura degli atti.

Class of ’83, del 2020 e disponibile su Netflix, va delineando la storia di un agente retrocesso a direttore dell’accademia di polizia a Nashik. Vijay Singh (Bobby Deol) ha disperatamente bisogno di tornare in servizio e combattere il crimine organizzato a Mumbai, sotto il controllo dell’irraggiungibile Umar Kalsekar (Adesh Bharadwaj). Nel riprendere in mano le operazioni si spinge oltre la legalità e il sistema, reclutando dall’accademia i cinque cadetti con i peggiori risultati nei test e negli addestramenti. L’ossessione per il boss della malavita lo porta a non rispettare il ruolo stabilitogli dai suoi superiori, e si inoltra in una serie di assedi e attacchi mirati contro collegamenti vitali per il commercio di armi e droghe di Kalsekar.

Class of ’83: le fondamenta della storia non emergono in maniera efficace

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Il film contiene un’idea di base di grande impatto, costituita da un percorso di riscatto per un protagonista alle prese con limitazioni e scelte audaci, che si pongono all’estremo opposto dell’ordine e delle autorità. Una trama che si preannuncia ricca di svolte inaspettate e grandi rivelazioni, affidandoci completamente ad un interprete principale stratificato, con la quale possiamo immedesimarci. I potenziali soldati scelti dall’accademia, intanto, devono scontare una pena prestabilita, un destino avverso che può solo presentarsi se tentano di varcare i confini della struttura. Elementi potenzialmente vincenti, che vanno a scontrarsi con una scrittura davvero poco impattante; lo sviluppo risulta forzato, frettoloso e senza riservare parentesi ben congegnate per ognuno dei caratteri principali presenti nel film.

La testa di un ariete che vuole compiere obiettivi e missioni secondarie senza autorizzazioni alcune, e cinque ragazzi – che non hanno ancora completato l’addestramento militare – pronti a sacrificarsi per un bene superiore e un ordine da riportare per le strade di Mumbai. La portata degli eventi potrebbe estendersi fino a raggiungere il massimo livello di coinvolgimento, ma Class of ’83 si limita a raccontare, con particolare distacco, una storia che brucia tutte le tappe possibili per affezionarci ai combattenti che si confondono tra i criminali. I dialoghi imbastiti sono oltremodo infantili, asettici e non aiutano a rendere avvincenti i passaggi più cruciali della loro crociata contro la corruzione e la malavita.

Gli interpreti vengono intrappolati in un apparato tecnico poco curato

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Alla regia troviamo Atul Sabharwal, che non studia nel dettaglio una trama che, dalla sua linearità, avrebbe potuto trovare terreno fertile in un percorso fortemente drammatico; si rimane increduli dal poco impegno del regista nello stendere una guerra urbana dalle grandi potenzialità, ma in questo caso influenzata dalla breve durata del film – ci attestiamo sui 95 minuti scarsi –  con figure primarie e antagonisti ridotti a macchiette e un’azione blanda e quasi improvvisata. Le cineprese sono solo affamate di dettagli smaccatamente violenti, senza ricercare un rapporto di causa – effetto ben elaborato, nella quale vengono coinvolti potenziali eroi senza macchia che si dovranno sporcare le divise di sangue corrotto.

A livello tecnico troviamo numerose imperfezioni, tra una fotografia monocromatica fastidiosa, alcuni establishing shot non renderizzati e scelte registiche che richiamano una direzione fortemente televisiva. Si assiste ad un processo inusuale, di distacco fra spettatore e avvenimenti sempre più esplosivi e ricolmi di un pathos crescente. La scintilla non scatta e questo porta ad una visione passiva che genera sconforto. Class of ’83 è un “vorrei essere ma non posso” a tratti sfiancante, che non sfrutta a dovere un modello standard di trama da guerriglia urbana per rendere tridimensionali dei personaggi sacrificati all’azione. Qualcosa di davvero imperdonabile.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

1.9

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