Sofia Coppola: 7 curiosità sulla regista figlia d’arte

L'albero genealogico, i lavori che ne hanno determinato la carriera e i più importanti sodalizi artistici e privati

Un cinema estetico, impegnato, controvertibilmente pop, divisivo, l’espressione artistica del pensiero di un’icona, emblema di riscatto, esempio di femminilità cinematografica e direttiva. Il cinema di Sofia Coppola non passa inosservato, come quello del padre si cementifica in breve tempo all’interno dell’industria, ritagliandosi uno spazio ingombrante, ma si distanzia visibilmente da esso nella manifestazione di una propria poetica, di un proprio pensiero e, soprattutto, di un proprio sguardo. Il suono e l’immagine assumono una centralità insindacabile, figlia di una ricercatezza estetica lampante in ogni sequenza girata dall’autrice, da Il giardino delle vergini suicide a L’inganno. La figlia d’arte nasce e cresce nell’universo filmico, influenzata da un’artisticità manifesta in ogni membro, o quasi, della sua famiglia; trova col tempo il suo spazio, spostandosi da una parte all’altra della macchina da presa e vedendosi prestissimo riconosciuta un’attenzione, fino a quel momento difficilmente avvertita da altre registe donne. Oggi Coppola, dopo On the Rocks (2020), film prodotto e distribuito da Apple insieme alla A24, è pronta a tornare a riempire nuovamente le sale con Priscilla, lungometraggio dedicato alla relazione tra Priscilla Beaulieu e Elvis Presley. Andiamo pertanto a scoprire qualcosa in più rispetto alla regista classe 1971, con 7 interessanti curiosità rispetto alla sua carriera e al suo privato.

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1. L’albero genealogico

Il padrino cinematographe.it

Sofia Coppola nasce in pellicola, proiettata su un inevitabile percorso, tracciato ancor prima che lei nascesse. A partire dal nonno Carmine (compositore e direttore d’orchestra che ha lavorato alle musiche di alcuni film del figlio), la famiglia Coppola conquista il cinema di generazione in generazione, arrivando all’apice del successo con Francis Ford Coppola che, con Il padrino, riunisce parte della dinastia, arruolando sia la sorella, Talia Shire, che la stessa Sofia Coppola come interpreti, oltre appunto al padre Carmine, per la colonna sonora. Sofia è inoltre cugina dei due attori: Jason Schwartzman, figlio della stessa Talia Shire, e Nicolas Cage, figlio invece del primogenito August Coppola, cresciuto lontano dai riflettori. La talentuosa famiglia è originaria della Basilicata (precisamente di Bernalda, in provincia di Matera).

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2. Sodalizi artistici

Tra i molti interpreti con cui la cineasta ha lavorato dopo aver preso in mano la macchina da presa, saltano all’occhio due artisti d’eccezione, con i quali la regista ha dimostrato di condividere un senso artistico in grado di plasmare opere dal gusto raffinato e, al contempo, controverso. A Bill Murray, protagonista di Lost in Translation – L’amore tradotto al fianco di Scarlett Johansson, è dedicato anche il film per la televisione A Very Murray Christmas, distribuito da Netflix a dicembre del 2015. L’altro e più rilevante sodalizio, stretto dall’autrice, è quello con Kirsten Dunst. Dall’esordio registico de Il giardino delle vergini suicide a L’inganno, passando per Marie Antoinette e Bling Ring, Sofia Coppola assume l’attrice statunitense con cittadinanza tedesca come sue musa per eccellenza, considerandola al pari di una sorella minore e sostenendone il talento fin dal primo progetto.

3. I diversi partner di Sofia Coppola

Ancor prima di conoscere la fama come attrice e, soprattutto, come regista, Sofia Coppola fa parlar di sé fin dai primi anni ’90 per le sue relazioni, prima con Keanu Reeves, poi con il frontman dei Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis. Il matrimonio con il regista Spike Jonze arriva nel 1999, ma dura solamente 4 anni ed è seguito dalla relazione con Quentin Tarantino, scopertasi diversi anni dopo quando, nel 2010, fu lo stesso regista a premiare la collega con il Leone d’Oro a Venezia, per il film Somewhere. Nel 2011 arriva poi il matrimonio con Thomas Mars, leader della band francese Phoenix, sposato in Basilicata, nella terra natia della famiglia, e con cui la regista ha poi avuto due figlie: Romy e Cosima.

4. Il rapporto con la moda

L’interesse per la moda non è mai stato nascosto dall’artista che, come anticipato, ha invece sempre mostrato una grandissima attenzione verso la messa in scena e verso il comparto costumistico e scenografico. Lavora come modella e studia pittura nei primi anni ’90 al California Institute of the Arts, dilettandosi in modellazione, fashion desing e moda e lanciando, nel 1994, una linea di moda giapponese, chiamata Milk Fed. Si riavvicina poi alla realtà modaiola nel 2008, quando viene chiamata da Luois Vuitton per disegnare una linea di borse di pelle, la cosiddetta The Sofia Bag e, successivamente, da Chanel per la creazione di un video-collage in occasione dell’apertura della mostra Mademoiselle Privé a Tokyo.

5. Sofia Coppola regista e sceneggiatrice

Lost in Translation cinematographe.it

Sofia Coppola esordisce al cinema come interprete, lavorando al fianco del padre, con piccole partecipazioni fin da bambina, spesso sotto lo pseudonimo di Domino Coppola. Nel 1990, l’uscita de Il padrino – Parte III, per il quale viene ingaggiata a seguito del forfait di Winona Ryder, sembra stroncare la sua carriera sul nascere, a causa delle pessime critiche ricevute. In seguito ad un periodo di allontanamento dall’industria, però, la giovane artista torna sul finire degli anni ’90 in veste di regista e sceneggiatrice: da Il giardino delle vergini sucide, suo primo lungometraggio, si occupa sia della scrittura che della direzione per ogni sua pellicola, sostenendo che la prima sia parte fondante della realizzazione di un film, l’imprescindibile punto di partenza.

6. Dal cinema al teatro

Nel 2016 Sofia Coppola passa anche per il teatro, dirigendo La Traviata di Giuseppe Verdi all’Opera di Roma, in collaborazione con lo stilista Valentino Garavani, che si occupa dei costumi. L’opera riscuote un grandissimo successo internazionale, tanto da essere portata in tournée in Giappone per una serie di serate, andate completamente sold-out.

7. I riconoscimenti ottenuti da Sofia Coppola nel corso della carriera

Dopo la poco esaltante vittoria del suo primo premio cinematografico come Peggior attrice non protagonista ai Razzie Award del 1991 per Il padrino – Parte III arrivano, con la seconda fase della carriera della cineasta, i riconoscimenti più ragguardevoli. Nel 2004 Sofia Coppola diviene, infatti, la prima regista donna a ricevere la nomination agli Oscar per Lost in Translation – L’amore tradotto; candidata anche per la Miglior regia e per il Miglior film, trionfa nella categoria Miglior sceneggiatura originale, confermando la vittoria ottenuta ai Golden Globe dello stesso anno. Per quanto riguarda il circuito festivaliero, invece, oltre al già citato Leone d’oro ottenuto a Venezia per Somewhere, nel 2010, l’autrice vanta una nomination alla Palma d’oro di Cannes per Marie Antoinette, nel 2006, e il Prix de la mise en scène, premio assegnato al miglior regista dell’anno, per L’inganno, nel 2017.

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